Trento / Grandi opere

Il cantiere del bypass ferroviario, Geat: qui cresce la preoccupazione e non sai a chi rivolgerti

Il presidente della circoscrizione Centro storico Piedicastello: «Non ci sono interlocutori, Tridentum è a Roma, qui manca pure il cartello di cantiere, non c’è nemmeno un numero di telefono. È tutto nell’incertezza. E continuo a pensare che non si stanno rispettando le prescrizioni della Commissione Pnrr- Pniec sulle analisi dei terreni»

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di Chiara Zomer

TRENTO. «Non c’è nemmeno il cartello di cantiere, il Consorzio Tridentum ha sede a Roma, non c’è nemmeno un numero di telefono. È tutto nell’incertezza. E l’incertezza è il terreno su cui crescono più facilmente le paure. Ci sono persone che mi chiamano dalla Predara, e mi chiedono se devono preoccuparsi per il cantiere del bypass. Ma se non hanno risposte, è normale che facciano così».

Il presidente della Circoscrizione Centro storico Piedicastello Claudio Geat in questi giorni vede il cantiere per i lavori preparatori del bypass ferroviario che si sta insediando.

Non ha mai fatto mistero della sua contrarietà all’opera - per i problemi ambientali, i costi lievitati, i tempi a suo parere destinati a dilatarsi - ma quel che evidenzia ora è la mancanza di certezze per i cittadini.

Adesso che ci sono le ruspe e gli uomini al lavoro, cosa vi preoccupa di più, come Circoscrizione?

«Il problema è che davanti alle preoccupazioni legittime, non sai a chi rivolgerti. Nemmeno c’è il cartello di cantiere, non so se c’è un direttore lavori presente e dov’è, il Consorzio Tridentum ha sede a Roma, non c’è nessun collegamento con il territorio. Vedi gente che lavora nel piazzale delle ferrovie, sono incaricati da Tridentum o da Rfi? Non si sa. E la gente si preoccupa».

Vede crescere l’apprensione?

«Sì, perché non sanno cosa succederà. Ho ricevuto telefonate da persone anche da via della Predara, che mi chiedevano se devono preoccuparsi. Io mi sono sentito di rassicurarli, sono lontani. Ma mi pare evidente che non c’è informazione. Qualcuno è preoccupato per le proprie case, si chiede se deve farsi fare una perizie e se sì da chi».

Al momento è in corso la campagna di verifica su una ventina di edifici, particolarmente vicini al cantiere.

«Ma al di là delle case attenzionate, anche altri hanno paura. Non sanno se devono pagarsi un perito, per verificare. E poi che succede? Ti paghi un perito perché adesso dica se la casa è perfetta o se ha dei difetti. Ma se ci saranno danni? Dovranno fare una stima. E dovranno pagare un’altra volta un consulente? Non lo sanno. E poi ci sono i casi particolari. Alle Fornaci alcune abitazioni avranno il diaframma a 10 metri dalla casa».

Rispetto al cantiere, per ora non sembra ci siano stati grandi disagi.

«No per adesso no, perché lavorano sul lato ovest. Già quando si sposteranno sul lato est sarà diverso, perché spariranno i parcheggi. Sempre alle Fornaci tolgono l’accesso ad una rampa del garage, riducono i parcheggi».

Ma la preoccupano solo i possibili disagi?

«No. Continuo a pensare che non si stanno rispettando le prescrizioni della Commissione Pnrr- Pniec sulle analisi dei terreni».

Perché?

«Perché aveva imposto le analisi delle aree inquinate ante operam. A casa mia ante operam significa prima di iniziare l’opera, non quando l’opera è a metà. Perché il senso della prescrizione era chiaro: verificare, attraverso le analisi, la fattibilità del progetto, che resta un lavoro complesso. Verificare che si possano rispettare i tempi e i costi. L’approccio invece è che l’opera si farà comunque. D’altronde c’è secondo me un vizio di fondo nell’approccio generale alle opere del Pnrr».

Quale?

«Questa non è l’opinione della Circoscrizione, ma la mia. Il piano prevede il finanziamento delle opere sulla base del progetto di fattibilità. Ma questo può andare bene su opere semplici, un asilo, una scuola, un acquedotto. Anche su opere lunghe ma senza grandi criticità, penso all’ex Sit, che ha il problema dell’inquinamento, ma sono idrocarburi, si sa già che si potrà gestire senza grandissime difficoltà. Per opere complesse non è serio, perché il progetto esecutivo serve a capire se si possono fare le opere, dal punto di vista tecnico e con quali costi. E per certe opere questo studio va fatto prima. E la circonvallazione ferroviaria, con due tunnel e un passaggio su terreni Sin inquinati gravemente, è un’opera complessa».

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