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Carriere dei docenti, prosegue il confronto. Fondazione Agnelli: in busta paga fino a 3.900 euro in più

Nelle scorse settimane si era espresso positivamente sul ddl Bisesti il presidente dei dirigenti scolastici Paolo Pendenza. Maurizio Freschi, presidente della Consulta provinciale dei genitori, aveva invece invece bocciato il disegno di legge perché a suo giudizio sposta i migliori insegnanti dalle aule all’organizzazione. Oggi ci sono state nuove audizioni

SCUOLA Carriera dei docenti, il progetto

TRENTO. Nuovo confronto in Quinta commissione sul disegno di legge numero 176 dell’assessore Bisesti che punta ad introdurre la carriera nella scuola regionale, introducendo nuove figure per quei docenti che adottano metodologie innovative per il successo formativo degli studenti, coordinano attività di orientamento, inclusione e lotta alla dispersione scolastica e promuovono la formazione continua. Previste tre nuove figure: i docenti esperti, i docenti ricercatori e i docenti delegati all’organizzazione. 

Nelle scorse settimane si era espresso in maniera positiva sul ddl Bisesti Paolo Pendenza presidente dell’associazione dei dirigenti scolastici.

Maurizio Freschi, presidente della Consulta provinciale dei genitori, ha invece bocciato il ddl perché a suo giudizio sposta i migliori insegnanti dalle aule all’organizzazione, riducendo la qualità dell’insegnamento per gli studenti.

Oggi in Commissione, tra gli altri, nell’ambito delle audizioni, è intervenuto il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto che ha presentato le due concezioni esistenti sulle carriere dei docenti: la prima è legata agli scatti di anzianità, l’altra invece vede abbinati ai livelli selettivi ruoli di maggiore responsabilità, crea insomma nella scuola una struttura gerarchica. Una scelta maggiormente condivisa dalla Fondazione, quest’ultima. 

”Nelle scuole esistono – ha detto Gavosto – tre categorie, le strutture di coordinamento generale, le figure di sostegno alla didattica e responsabili dell’offerta formativa. Alle scuole servono figure intermedie tra dirigenti e docenti, un vuoto nella natura organizzativa delle scuole italiane a cui si sopperisce con un incarico in molti casi a rotazione”.

 

In secondo luogo, ha aggiunto, il ddl apre la strada ai migliori laureati che hanno voglia di impegnarsi di più e raccogliere una sfida di un percorso di carriera. Oggi, infatti, ci sono seri problemi di reclutamento dei docenti soprattutto per le materie scientifiche, ha ricordato Gavosto. Il ddl 176 risponde insomma agli obiettivi, ha affermato riassumendo brevemente le competenze dei nuovi ruoli di docenti esperti, docenti ricercatori e docenti delegati all’organizzazione. Un meccanismo a suo dire lineare, ben delineato.

Poi il riferimento alle indennità aggiuntive: per i docenti esperti 3.900 euro all’anno (10% della retribuzione media); il 25% della retribuzione media della provincia per il docente ricercatore. Per i delegati all’organizzazione la retribuzione sarà analoga.

La promozione può avvenire secondo due strade, ha spiegato quindi Gavosto: decidendo di promuovere un tot di docenti oppure, ed è la strada che ha raccomandato, si può creare una commissione esterna che valuti le candidature considerando gli aspetti della presenza di competenze didattiche avanzate, di giudizio di colleghi e dirigenti e di competenze personali (ad esempio il problem solving). In questo modo si promuoverebbe ogni anno chi merita di essere promosso senza imporre quote fisse.

Adi: il ddl è un primo passo nella giusta direzione

Anche Maria Teresa Siniscalco, presidente dell’Adi (Associazione docenti e dirigenti italiani) ha parlato positivamente del ddl 176. Il testo, ha detto, risponde a un bisogno organizzativo nelle scuole e di valorizzazione del personale docente: il perno è la professione insegnante che attraversa una crisi. Molti sistemi educativi si stanno interrogando su come dare attrattività al lavoro del docente come scelta di carriera perché avere insegnanti motivati è un prerequisito di un sistema che funziona.

Si è visto, ha spiegato facendo riferimento al rapporto Ocse-Pisa, che quanto più gli insegnanti sono entusiasti, tanto più propizio all’apprendimento diviene il clima in classe. E la media dell’entusiasmo degli insegnanti italiani, ha spiegato Siniscalco, è inferiore invece alla media dei Paesi d’Europa. I dati dicono poi che non esiste una relazione automatica tra i livelli di stipendio e l’attrattività della posizione. Un’adeguata retribuzione, insomma, non basta: molto rilevante tra gli altri fattori da considerare è quello del prestigio sociale.

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