Volontariato / Intervista

Il Banco Alimentare in vent'anni ha aiutato 285 mila persone: una grande storia di solidarietà

Parla Duilio Porro, alla presidenza fin dalla fondazione della sezione regionale della onlus: "Questi numeri sono importanti, ma non raccontano i sorrisi che diamo e riceviamo, l’impegno dei volontari, la speranza che doniamo insieme al cibo"

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di Matteo Lunelli

TRENTO. Vent’anni di Banco Alimentare sono anche vent’anni di Duilio Porro alla presidenza del Banco Alimentare. Fin dalla fondazione della sezione regionale, infatti, al vertice della onlus c’è lui. In questi anni ha visto crescere una realtà che è diventata un punto di riferimento fondamentale nel mondo della solidarietà.

Presidente, buon anniversario anche a lei.

È vero, ci sono da sempre, dal primo giorno. Vent’anni sono “tanta roba” come si dice adesso. Sono stati anni belli, non sempre facili, ma ci siamo sempre impegnati al massimo per dare delle risposte. E per me è un onore essere il presidente.

Dal 2003 avete aiutato tantissime persone.

Abbiamo fatto un calcolo: dal 2004, perché in realtà nel 2003 siamo partiti ma avevamo poco o nulla a disposizione, al 2022 abbiamo aiutato 285 mila persone. Mezzo Trentino in sostanza. Negli ultimi anni abbiamo circa 20 mila persone a livello regionale alle quali dare una mano.

Ovvero alle quali dare il cibo che raccogliete grazie alla Colletta Alimentare, ma anche tutti gli altri progetti.

Esatto. E anche in questo caso abbiamo fatto dei calcoli: in vent’anni abbiamo raccolto e distribuito 184 mila tonnellate di cibo. Si tratta di circa 70 chili all’anno di prodotti a persona, 6 chili al mese.

Tutto questo ha anche un valore economico altissimo.

Abbiamo fatto i conti, calcolando anche gli aumenti del “carrello della spesa”: il cibo raccolto corrisponde a un valore di 58 milioni di euro.

Sono numeri incredibili, utili a rendere l’idea dell’importanza del Banco, ma che non raccontano tutto.

Non raccontano i sorrisi, che diamo e riceviamo. Non raccontano l’impegno dei nostri indispensabili volontari. E non raccontano che insieme al cibo noi doniamo una speranza.

Uno dei messaggi più belli che il Banco regala con il proprio impegno è che a fare la differenza sono le persone.

Verissimo, ogni singola persona fa la differenza. E mi riferisco sia a chi indossa la maglietta arancione, quindi ai volontari, sia a chi ci aiuta, singoli cittadini, privati, aziende, amici. Un aspetto bello di chi lavora con noi è che quando esce di casa non dice “Vado al lavoro”, ma dice “Vado al Banco”.

Parlando di voi, ma anche di altre realtà che si occupano di solidarietà e aiuto alle persone povere e in difficoltà, si dice che sarebbe bello che chiudeste. Perché significherebbe che non c’è più bisogno di voi.

Sarebbe bello, è vero. Ma è una utopia. Chi è cattolico sa la frase “i poveri li avrete sempre con voi”: noi facciamo il possibile per ridurli, per aiutarli, per dare dignità. Il messaggio che diamo è che noi ci siamo. Per chi ha bisogno, tanti o pochi, noi ci siamo. Sempre.

In vent’anni gli aneddoti, le storie, i “quella volta che” si sprecano: ce ne regali uno.

Davvero ce ne sarebbero tanti. A me personalmente stupisce sempre il giorno della Colletta, quando la gente si ferma da noi per il semplice fatto che noi portiamo un sorriso e una speranza. E questo riempie il cuore. Ma se volete una storia c’è quella delle scatolette di tonno. O forse l’avete già scritta in passato?

Prego, è sempre bello ed emozionante sentirla.

Il giorno della Colletta, qualche anno fa, si presentò in un supermercato della collina un signore piuttosto anziano. Aveva un carrello stracolmo di scatolette di tonno. Erano esattamente 365. Ci disse che non poteva permettersi di comprarle tutte in una volta quel giorno, allora ne aveva messa da parte una al giorno dalla Colletta dell’anno prima e ce le aveva portate per darle a chi ne aveva bisogno. Una piccola storia, ma che racconta i valori del gesto che si fa con la colletta e di come questo cambi la mentalità delle persone.

Il futuro cosa vi riserva?

Adesso c’è la sfida dei tempi e ci sono tanti progetti da sviluppare. Ne cito tre: l’accordo per i lavori socialmente utili. Le persone vengono da noi perché “obbligate”, ma poi molto spesso si fermano e diventano volontari, e questo è davvero bello. Poi c’è il progetto scuole: abbiamo fatto 70 ore e questo ci ha permesso di contattare e sensibilizzare più di mille persone. Infine, ma non meno importante, i progetti e le partnership con settori magari diversi dal nostro, penso ad esempio a Fbk e Risto 3, che ci aiutano a migliorare i servizi. Perché insieme, in sinergia, è possibile fare meglio e di più.

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