Fauna / Il caso

Caccia primaverile a caprioli e cervi: apertura fino al 29 giugno. La Provincia resiste a Ispra

La scelta è quella di tirare dritto, in nome della «lunga tradizione venatoria trentina», anche rispetto al parere negativo di Ispra per alcune specie, avifauna in particolare, e nonostante le criticità evidenziate dall'ente gestore, l'Associazione cacciatori trentini

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di Domenico Sartori

TRENTO. Per il capriolo maschio e per la femmina è aperta la caccia primaverile dal primo maggio. Idem per il cervo maschio e femmina. Gli abbattimenti primaverili-estivi sono possibili fino al 29 giugno. La norma prevede che sia vietato andare a caccia di domenica nei mesi di maggio, giugno e agosto. Per il capriolo piccolo ed il cervo piccolo, la caccia in Trentino è invece aperta dal 3 settembre al 31 dicembre.

La giunta provinciale ha approvato il "calendario venatorio", relativo alle limitazioni ai periodi, alle giornate e alle specie cacciabili per la stagione 2023-2024. E la scelta è quella di tirare dritto, in nome della «lunga tradizione venatoria trentina», anche rispetto al parere negativo di Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero, quello che interviene sulla gestione dell'orso, per capirci) per alcune specie, avifauna in particolare, e nonostante le criticità evidenziate dall'ente gestore, l'Associazione cacciatori trentini. La definizione del calendario venatorio, per legge, costituisce «il livello minimo di tutela della fauna selvatica nella nostra provincia».

Per il cinghiale la caccia è sospesa, ma non per ragioni di tutela. È infatti da anni in corso l'attività di controllo. È stato in passato immesso abusivamente, ma c'è anche l'immigrazione spontanea da territori confinanti. Ma il cinghiale è considerato specie estremamente dannosa per le colture agricolo, per gli equilibri ecologici e per la stessa fauna selvatica. Ad aggravare il tutto, argomenta la giunta, c'è l'arrivo sul territorio nazionale della peste suina africana, «che ha reso necessaria l'adozione di misure più drastiche di riduzione della densità delle popolazione presenti in provincia».

Ancora caccia sospesa per la pernice bianca, visto il suo status di conservazione. Idem per la starna, come suggerito dall'Ispra (è in una situazione compromessa e a rischio di estinzione), per la moretta (in declino in Italia), il moriglione e la tortora selvatica. Per quanto riguarda le specie contingentate, il calendario conferma - per gli ungulati - la limitazione della caccia al capriolo maschio, che termina il 19 ottobre anziché il 31 dicembre. Per il cervo, la giunga conferma l'ulteriore "via libera" all'abbattimento: è stata eliminata (già dallo scorso anno) la limitazione alla caccia nel periodo degli amori, «vista la necessità di contenere la diffusione spaziale e l'incremento numerico della specie. In questi ultimi anni, infatti, la dinamica di espansione« per la Provincia «comporta maggiori danni alla rinnovazione forestale e all'agricoltura, oltre all'aumento costante degli incidenti stradali».

Sul calendario venatorio, c'è il parere positivo dell'Osservatorio faunistico. Quelle dell'Associazione cacciatori trentini (Act) non è invece del tutto positivo: i cacciatori avevano chiesto il ripristino della sospensione della caccia del cervo (maschio, femmina e piccolo), a partire dal 21 settembre e fino al 10 ottobre 2023, durante il bramito. Ha prevalso però la volontà di contenerne il numero, anche se il dispositivo fa salva, per l'Act, la «facoltà di istituire la pausa cinegetica per distretti nei quali essa sia ritenuta una misura valida di gestione della specie».

I cacciatori avevano pure chiesto alla Provincia di eliminare la limitazione temporale del periodo di caccia del gallo forcello, pari a venti giorni per le riserve a cui è assegnato un solo esemplare. Ma su questo la giunta ha tenuto duro: si tratta di «specie non abbondante con te tendenza negativa» (come per gli altri galliformi di montagna), per cui è utile sia «un periodo di caccia molto breve», sia, come indicato dal Piano faunistico, «l'assegnazione individuale dei capi». L'Ispra, da parte sua, ha messo per iscritto il proprio parere negativo per i periodi di prelievo venatorio di alcune specie ornitiche. Ma la giunta solo in parte si è adeguata. Innanzi tutto ha rivendicato l'autonomia decisionale in materia. E, poi, a proposito del posticipo dell'inizio dell'attività venatoria, Ispra ha consigliato di fissarlo all'1 ottobre per tutte le specie di avifauna migratoria.

La risposta della giunta è che, in Trentino, «le finalità di tutela dell'avifauna sono perseguite anzitutto precludendo in toto il prelievo venatorio nei territori più preziosi e delicati per la stessa» (ambienti umidi, riserve naturali). Inoltre, che «l'apertura dalla terza domenica di settembre, prevista per la stragrande maggioranza delle specie, è legata da un lato alla lunga tradizioni venatoria trentina, dall'altro alle caratteristiche morfologiche e climatiche del territorio provinciale».

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