Fauna / Il caso

La proposta di tre veterinari: «Ci offriamo per sterilizzare le orse»

La questione del sovrannumero di plantigradi: si rivolgono alla Provincia alcuni esperti di animali selvatici, coordinati dal dottor Vincenzo Mulè, operativo in Trentino e in Alto Adige. «Una soluzione fattibile e capace di soddisfare sia gli amanti della natura sia la necessità di tutela della sicurezza pubblica»

TRENTO. Sterilizzare le orse può essere una soluzione nella gestione dei plantigradi in Trentino? «Sì, a patto di approfondire tecniche e possibilità con esperti del settore su tutto il territorio nazionale».

A proporsi direttamente al presidente della Provincia Maurizio Fugatti sono alcune di queste eccellenze con il coordinamento del dottor Vincenzo Mulè (foto), veterinario esperto di animali selvatici operativo sia in Alto Adige sia in Trentino a Sarnonico e rappresentante di Südtirol Exotic Vets.

Il coinvolgimento di peso è quello della facoltà di veterinaria dell'Università degli studi di Bologna e di Animal Rescue Team Italia con sede a Russi in provincia di Ravenna.

In particolare dei dottori Michele Capasso (veterinario consulente per animali selvatici e da zoo), Alessandro Spadari (docente alla facoltà di medicina veterinaria dell'ateneo felsineo) e Matteo Galliani (veterinario presidente di Animal Rescue Team Italia).

«Siamo disposti - scrivono al presidente Fugatti - a mettere a disposizione della Provincia di Trento le nostre competenze professionali ed il nostro personale al fine di contribuire a risolvere il problema del sovrannumero di plantigradi sul territorio. Senza dover provvedere all'eutanasia farmacologica o all'abbattimento».

L'operazione in laparoscopia.

La sterilizzazione, dunque, è fattibile e anche con tecniche decisamente poco invasive e veloci.

«Siamo pronti a discutere ed illustrare la soluzione laparoscopica che permetterebbe di controllare le nascite annullando i comportamenti aggressivi delle orse in protezione della prole. Proprio la gestione non controllata della riproduzione ha alterato il rapporto di convivenza tra uomo ed orso nelle Dolomiti che è sempre stato buono. Parliamo di una soluzione fattibile e capace di soddisfare sia gli amanti della natura sia l'amministrazione nel rispetto della massima tutela della sicurezza pubblica».

Pionieri? Sì ma non troppo.

Chiaramente si tratterebbe di una procedura pionieristica. «Sì, fino ad un certo punto. Nel 2017 un articolo scientifico pubblicato dalla rivista di settore Zoo and Wildlife Medicine spiega esattamente i vantaggi di questo procedimento sia in ambito tecnico veterinario sia etologico. Il titolo è Laporoscopic Ovariectomy in the asiatic bear (Ursus Thibetanus) with use of Sonicision Device. Cosa ci vieta di essere all'avanguardia anche in questo?», conclude Vincenzo Mulè.

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