Politica / Costi

Indennità, da gennaio 2024 aumenti del 14% per i consiglieri regionali. Il «No» al blocco dell’adeguamento all’inflazione

Il dibattito è andato avanti a lungo e non si è arrivati alla votazione, che è slittata a maggio, ma la posizione della maggioranza è quella di non cancellare la rivalutazione Istat. Ai 10.445,93 euro lordi al mese si aggiungono 1.450 euro, oltre al rimborso spese forfettario

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TRENTO. Da primo gennaio del 2024 i consiglieri provinciali del Trentino e dell'Alto Adige vedranno aumentare la loro indennità oggi pari a 10.445,93 euro lordi al mese del 12-14% per l'adeguamento all'inflazione per il 2022 e il 2023, che si traduce in circa 1.450 euro in più, oltre all'analogo incremento del rimborso spese forfettario che è di 746 euro netti. Insomma, un incremento da sogno, che il consiglio regionale, senza pudore, ieri non ha voluto cancellare.

La maggioranza regionale - Svp, Lega, Forza Italia, Patt - a cui si è aggiunto anche Fratelli d'Italia, si è espresso infatti contro la cancellazione della rivalutazione dell'indennità che è stata proposta da tre disegni di legge con analogo contenuto presentati da Filippo Degasperi (Onda) Team K e Verdi e sostenuto dalle opposizioni compatte, tranne appunto Fratelli d'Italia che si è sfilato motivando la scelta con le parole del capogruppo regionale Marco Galateo: «Chiediamo che venga fatta una riforma completa per trasparenza, su questo tema c'è demagogia e populismo».

Il dibattito è andato avanti a lungo e non si è arrivati alla votazione, che è slittata a maggio, ma la posizione della maggioranza, già comunicata nella riunione dei capigruppo, è quella di non cancellare la rivalutazione Istat. «Io ho presentato il disegno di legge - ricorda Degasperi - nel 2019 e ho scelto di proporre la semplice eliminazione della rivalutazione Istat, che tutti a parole dicevano di voler eliminare, come minimo comune denominatore, invece con la scusa che serve una riforma complessiva l'affosseranno e da gennaio scatteranno gli aumenti».

Una riforma promossa dal presidente del consiglio Josef Noggler (Svp), che era stata presentata con l'obiettivo appunto di eliminare l'adeguamento all'inflazione, è naufragata un mese fa in commissione, dove non ha raccolto nemmeno un voto a favore perché in realtà aumentava i compensi netti dei consiglieri regionali. La maggioranza, dopo questo flop, intende rinviare la materia alla prossima consiliatura. La promessa è di evitare l'adeguamento Istat, ma senza votare il testo proposto dalle minoranze. Ma evitare che scatti il mega aumento sarà praticamente impossibile visto che si vota il 22 ottobre e difficilmente il prossimo consiglio regionale avrà il tempo di presentare e votare una riforma delle indennità prima della fine dell'anno.

Giorgio Tonini (Pd) annunciando il voto a favore dei tre disegni di legge con contenuto analogo ha detto: «Lo scatto all'inizio della prossima legislatura sarà un passaggio odioso. Non bloccare l'indicizzazione è un'occasione persa. Non possiamo essere gli unici a vivere nel regime precedente all'abolizione della scala mobile. È osceno». Alex Marini (M5s) ha detto: «È nostro dovere dare un esempio positivo. Sarebbe un passaggio che creerebbe fiducia».

Ma Magdalena Amhof, capogruppo Svp, ha detto: «Questi disegno di legge dovrebbero essere affrontati nella prossima legislatura, al di fuori della campagna elettorale e ha invitato a ritirarli».Da parte degli esponenti del centrodestra trentino non ci sono stati interventi, nemmeno da parte della Lega, che ha condiviso la scelta Svp di lasciare scattare gli aumenti. L.P. 

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