Animali / Il caso

"Orsi in Trentino, ora bisogna sottrarre la gestione alla politica per riconsegnarla agli esperti"

L'intergruppo parlamentare per i diritti animali, presieduto da Michela Vittoria Brambilla, accanto all'ex ministro dell'ambiente Sergio Costa, chiede una svolta a Provincia e governo: "Non paghino gli orsi per quanto non è stato fatto in termini di prevenzione e di tutela. Campagne informative, cartellonistica visibile, limitazioni di accesso dove si rischiano incontri, controlli severi, corridoi ecologici per la dispersione"

ROMA. L'intergruppo parlamentare per i diritti animali e la tutela dell’ambiente interviene contro la linea portata avanti dalla Provincia autonoma di Trento e in sostanza sostenuta anche dal governo centrale, per una drastica riduzione del numero di orsi presenti in Trentino.

Questo è quanto ha deciso la politica dopo la tragica uccisione delm giovane Andrea papi, la settimana scorsa, in valle di Sole, un dramma che ha stravolto l'intera comunità locale.

Ma secondo l'intergruppo, presieduto da una figura molto nota anche per l'impegno sui diritti animali, la ex ministra Michela Vittoria Brambilla (già Forza Italia, oggi indipendente in Noi Moderati), quello mostrato finora dalle autorità locali e nazionali non è un approccio corretto e costruttivo: "Non paghino gli orsi per quanto non è stato fatto in termini di prevenzione e di tutela", si legge in una nota per la stampa.

Una nota che si apre con un messaggio rivolto alla famiglia di Andrea Papi, il giovane runner ucciso da un orso nei boschi sopra Caldes, dove mercoledì scorso è avvenuto il tragico incontro, mentre il ragazzo si stava allenando e correva in discesa per rientrare verso casa.

“Premettiamo che alla famiglia della vittima va tutta la nostra vicinanza e solidarietà per una tragedia che lascia senza parole. Ma il problema della convivenza tra uomini e orsi in Trentino non può essere risolto sull’ondata emotiva generata da un avvenimento rarissimo: in Italia questo è il primo attacco fatale di orso in centocinquant’anni”, scrive l’intergruppo che ha come vicepresidenti l'ex ministro dell'ambiente Sergio Costa (M5S), che proprio anche di orsi trentini si è ripetutamente occupato nella scorsa legislatura, e Walter Rizzetto (Fdi), presidente della commissione lavoro alla Camera.

"Va dunque respinto - prosegue la nota il tentativo di applicare agli animali i concetti di vendetta e rappresaglia.

Il tavolo tecnico aperto al ministero dell’Ambiente sia la sede in cui dibattere con ragionevolezza e senza condizionamenti esterni sul futuro degli orsi in Trentino.

Dal punto di vista politico è assurdo immaginare di risolvere il problema della convivenza con gli orsi ammazzando gli animali, peraltro protetti dalla legge e da accordi internazionali. E quanti ucciderne? Uno, dieci, cinquanta, tutti e cento?

E se si volesse trasferirne la metà, operazione a dir poco impegnativa, dove trasferirli? Sono stati spesi milioni per reintrodurre l’orso e poi per gestirne la presenza negli anni (si pensi solo al costo delle risorse umane impiegate) e ora si vuol fare marcia indietro.

Invece bisogna voltar pagina, sottrarre la gestione degli orsi alla politica per riconsegnarla agli esperti, ispirarsi a esperienze di maggior successo, come quella del parco d’Abruzzo, e mettere finalmente in atto misure serie di prevenzione: campagne informative per popolazione e per turisti, cartellonistica ben visibile, limitazioni dell’accesso ai boschi dov’è maggiore la probabilità di incontrare gli orsi, obbligo di non uscire dai sentieri, obbligo di tenere i cani al guinzaglio, presidi e controlli severi e corridoi ecologici per favorire la dispersione degli orsi su un territorio più vasto.

Tutto questo, per più di due decenni non s’è fatto o non si è fatto abbastanza. Qualche anno fa si era ipotizzato di finanziare con fondi statali un piano per il radiocollaraggio e il monitoraggio degli orsi in tempo quasi reale: se utilizzate, queste risorse avrebbero consentito di ridurre notevolmente i rischi", conclude l'intergruppo parlamentare.

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