Assicurazioni / Lo scandalo

Falsi incidenti, 44 indagati: Itas sarà parte civile. I finti scontri in provincia di Napoli

Un paio di anni fa Itas Mutua e la procura di Trento avevano siglato un accordo per rafforzare le attività antifrode nel settore dei sinistri. Ecco cosa succedeva in base a quello che è stato ricostruito

TRENTO. Una serie di incidenti (19 per la precisioni) tutti avvenuti in provincia di Napoli e con diversi punti di contatto. A partire dal fatto che a pagare i risarcimenti avrebbe dovuto sempre essere l'Itas assicurazioni. E che spesso i nomi delle persone coinvolte (e pure i mezzi) si ripetevano. Un po' troppo per pensare alla casualità. È partita da una denuncia della compagnia trentina la querela che porterà il prossimo ottobre 44 persone davanti al gup di Trento, tutti accusati di frode in concorso.

A seguire la parte legale per Itas (che si costituirà parte civile), l'avvocato Lucia Piscitelli del foro di Maria Capua a Vetere. A far partire gli accertamenti che sono poi approdati in procura a Trento sono stati degli alert scattati nel settore antifrode della compagnia nei primi mesi del 2019. I nomi dei coinvolti che ritornavano come erano spesso gli stessi anche i mezzi, oltre ad altre precedenti situazioni, hanno portato a bloccare, nella maggior parte dei casi, le richieste di risarcimento. Ed è partita la querela cumulativa.

Ma cosa succedeva in base a quello che è stato ricostruito poi dalle indagini della procura? Per l'accusa c'era un accordo fra le persone coinvolte per simulare degli incidenti stradali e quindi chiedere poi risarcimenti per le conseguenze (non patite). C'erano quindi denunce di tamponamenti, ma anche di investimento di pedoni. A volte a pagare le (finte) conseguenze dell'urto contro un'auto o una motocicletta erano dei ciclisti. In altri casi il risarcimento veniva richiesto per la persone che veniva trasportata. In nessun caso c'era l'intervento da parte delle forze dell'ordine e mai in un caso lo scontro è avvenuto a favore di telecamera (quelle deputate al controllo del territorio).

Si tratta un possibile danno per la compagnia di decine di migliaia di euro. Che ora si è trasformato in un atto di accusa. Tutti e i 44 indagati risiedono nella provincia di Napoli (dove la notizia ha avuto un vasto eco sui giornali) e l'unico contatto con il Trentino passa attraverso la richiesta di denaro ad Itas.

Un paio di anni fa Itas Mutua e la procura di Trento avevano siglato un accordo per rafforzare le attività antifrode nel settore dei sinistri. «L'obiettivo della compagnia assicurativa - spiegava a Itas Mutua - è agevolare lo scambio di informazioni su episodi e circostanze di rilievo penale per intervenire in modo efficace e tempestivo».

Itas, ma il problema è comune a tutte le compagnie, è esposta a truffe e frodi. I dati dimostrano che il fenomeno criminale è radicato, ma contrastare in modo efficace i "furbetti" è possibile.

«Lo scorso anno - sottolineava Itas - l'attività della Compagnia si è concentrata sulla riduzione delle perdite economiche derivanti da tentativi di frode su polizze o sinistri non veritieri o viziati da false dichiarazioni. In ambito penale, l'attività si è concretizzata nel deposito di 44 atti di denunce querele, che ha portato ad un risparmio complessivo di 2 milioni di euro per mancati esborsi sui sinistri oggetto di approfondimento».

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