Tribunale / Servizi pubblici

Sbaglia il bus per Storo e finisce non solo a Predazzo, ma anche a processo

La vicenda risale a marzo 2021. L’uomo di origine straniera non parlava allora bene l’italiano e, secondo l’accusa, una volta resosi conto di essere dall’altra parte del Trentino avrebbe protestato e ritardato di 50 minuti la corsa

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di Marica Viganò

TRENTO. Il primo problema è stato la lingua, il secondo la mancata conoscenza della geografia locale. È così che un operaio quarantenne di origine africana che voleva raggiungere Storo si è ritrovato a Predazzo: è salito sulla corriera sbagliata ed è finito nella parte opposta del Trentino rispetto alla sua mèta. Quando si è reso conto dell'errore, comprensibilmente agitato, avrebbe - secondo l'accusa - combinato un guaio: ora si trova a processo per interruzione di pubblico servizio.

Per le sue rimostranze, oltre che per la difficoltà di comprensione dell'italiano, avrebbe causato un ritardo sulla tabella di marcia delle corriere di una cinquantina di minuti. Era marzo 2021 quando l'uomo, da poco in Italia e che si esprimeva con difficoltà nella nostra lingua, ha sbagliato corriera.

All'autostazione di Trento aveva acquistato correttamente il biglietto per Storo, dove vive e lavora, ma per aver letto male il cartello era salito sul mezzo diretto in val di Fiemme. Dopo qualche decina di fermate e un paio d'ore di viaggio, la corsa è terminata. Il capolinea però non era in valle del Chiese, ma dall'altra parte del Trentino. Tutti i passeggeri sono scesi e il conducente ha invitato anche il quarantenne a lasciare il mezzo, ma i due non si sono capiti. Lo straniero non voleva lasciare la corriera, sostenendo di essere in regola e mostrando il biglietto.

Era in buona fede, come cercherà di far emergere nel dibattimento l'avvocata che lo difende, Erica Vicentini: non riuscendo ad esprimersi bene in italiano, cercava solo di raggiungere Storo. La barriera linguistica è stata insormontabile, con lo straniero che ad un certo punto avrebbe perso la testa: quando si è reso conto di trovarsi a 140 chilometri da casa si è agitato ulteriormente, rendendo la situazione ancor più confusa. Ormai era tardo pomeriggio e non sarebbe mai riuscito ad arrivare in valle del Chiese in serata con i mezzi pubblici.

È stato chiesto anche l'intervento dei carabinieri per cercare di sistemare la faccenda, perché l'uomo con il suo atteggiamento non avrebbe permesso un regolare svolgimento del servizio pubblico, causando disguidi nelle corse. Di qui la denuncia. All'operaio è stato contestato l'articolo 340 del codice penale, che prevede fino ad un anno di reclusione per chi "cagiona un'interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità". 

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