Scuola / L'intesa

Aumenti per 7 mila docenti trentini, ma niente da fare per infanzia e Ata

A rischio invece il rinnovo contrattuale per cinquemila lavoratori, insegnanti della scuola dell’infanzia provinciale ed equiparata, personale Ata e assistenti educatori, coordinatori pedagogici e docenti della scuola professionale provinciale e paritaria

TRENTO. Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 23 novembre, Provincia Autonoma di Trento e sindacati hanno firmato l'accordo sul contratto per 7 mila docenti trentini: previsto un aumento del 4,2% dal primo gennaio 2022. Salta il tavolo per il rinnovo di infanzia, personale Ata e assistenti educatori e insegnanti delle professionali: a rischio gli aumenti per 5mila lavoratori.

L’intesa - comunicano i sindacati - è stata raggiunta con tre anni di ritardo e sotto la spinta dell’accordo raggiunto a livello nazionale: il rinnovo riguarda i docenti della scuola trentina a carattere statale, vale a dire primaria, secondaria di primo e secondo. L’intesa porterà agli insegnanti un aumento del 4,2% dal primo gennaio 2022, identico a quello deliberato a Roma e gli arretrati 2019-2021. 

“Come a livello nazionale anche in Trentino questo dovrà essere solo un anticipo. Il contratto non è ancora chiuso. La nostra richiesta, in linea con tutto il comparto provinciale - hanno sottolineato Cinzia Mazzacca, Monica Bolognani e Paolo Cappelli segretari provinciali di Flc Cgil, Cisl Scuola e Gilda - è un incremento tabellare del 5% almeno e la rivalutazione dell'assegno provinciale. Non intendiamo mollare la presa, per questo motivo abbiamo chiesto che le risorse che residuano dall'applicazione dell'accordo uno 0,8%, siano destinate o all'aumento tabellare così da raggiungere immediatamente il 5% oppure all'implementazione dell'assegno colonna B o assegno di flessibilità, in modo da raggiungere ugualmente aumento complessivo del 5%”.

I sindacati si dicono soddisfatti per il risultato raggiunto oggi, seppur ricordano proteste e mobilitazioni che sono state rese necessarie per arrivare a questo punto e il ritardo con cui si è chiuso questo triennio contrattuale.

Proprio per questa ragione non nascondono la preoccupazione per il rinnovo del prossimo triennio, 2022-2024. “La giunta provinciale non ha stanziato un euro in questa legge di stabilità per i nuovi rinnovi e non è pensabile che i tavoli contrattuali si aprano con tre anni di ritardo. I lavoratori di tutti i comparti, scuola compresa, soffrono per il carovita e l’inflazione quasi al 12%. Ignorare l’emergenza salariale è molto rischioso”, aggiungono le due segretarie.

Se un tavolo contrattuale si chiude un altro rischia di saltare e ben 5mila lavoratori, insegnanti della scuola dell’infanzia provinciale ed equiparata, personale Ata e assistenti educatori, coordinatori pedagogici e docenti della scuola professionale provinciale e paritaria, potrebbero giocarsi il rinnovo contrattuale. 

Ieri Flc Cgil, Cisl Scuola e Satos hanno abbandonato il tavolo di confronto in Apran giudicando irricevibile la proposta della Provincia di vincolare ad una valutazione del personale il gradone retributivo, cioè le progressioni di carriera.

“E’ una proposta inaccettabile e lesiva della dignità di una categoria di lavoratrici e lavoratori i quali quotidianamente si impegnano nel proprio lavoro, senza avere gli stessi diritti dei colleghi operanti nella scuola statale, insomma trattati come “figli di un dio minore” - accusano Mazzacca, Bolognani ed Ennio Montefusco di Satos - da tempo ci battiamo per dare pari dignità ai contratti del comparto scuola e rendere automatiche le progressioni come previste per i docenti della scuola a carattere statale e per tutto il personale scolastico nel resto d’Italia. Questo è un colpo basso inaccettabile, che non si giustifica con la paura del ricorso in Corte costituzionale”.

 

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