Università / La cerimonia

Inaugurato l'anno accademico, il rettore Deflorian invita a rinnovare il ruolo dell'ateneo nel territorio

Fra gli obiettivi indicati, la revisione della delega provinciale sancita dall'Accordo di Milano del 2009, mentre è già stato avviato un processo di revisione dello statuto del 2012. L'invito alla riforma, sullo sfondo del nuovo scenario fra pandemia, caro energia e altre conseguenze economica della guerra: «Come può il nostro ateneo contribuire alla crescita del Trentino e della comunità?»

L'ANALISI Deflorian: in pochi decenni Trento si è affermata a livello internazionale

TRENTO. È stato inaugurato a palazzo Prodi l'anno accademico 2022/23, il 61° dalla fondazione dell'Università di Trento. La cerimonia, aperta dal corteo accademico, si è svolta a poche settimane dalle celebrazioni per i sessant'anni dalla prima lezione a Sociologia.

«L'anno che si chiude è stato particolarmente importante, per il 60° anniversario dalla fondazione della nostra Università. Oggi il contesto è profondamente mutato rispetto ad allora e penso a cosa significhi, in termini concreti, guardare al futuro con capacità di visione», ha affermato il rettore, Flavio Deflorian, che si è poi interrogato sull'efficacia della delega provinciale in materia di università, sancita dall'Accordo di Milano del 2009.

«In un decennio - ha detto - è cambiato anche il quadro normativo nazionale di riferimento: circostanza che impone, quantomeno, un aggiornamento di alcuni aspetti del documento».

Sul ruolo dell'ateneo, ha detto: «Chiedo a voi: il territorio considera ancora l’Università un elemento strategico? Come può il nostro ateneo contribuire alla crescita del Trentino e della comunità? Questi interrogativi stanno sullo sfondo di un momento non semplice per il nostro Paese. Le conseguenze di crisi economiche, sociali, pandemiche e belliche, insieme a cambiamenti climatici, aumento dei prezzi dell'energia e pressione migratoria hanno messo e stanno mettendo a dura prova l’Italia».

Deflorian ha ricordato che è stato avviato un processo di revisione dello statuto del 2012, «teso a migliorarne alcuni aspetti e permettere di affrontare le sfide che l'ateneo si troverà a fronteggiare».

Nel corso della cerimonia sono intervenuti il presidente del Consiglio degli studenti, Edoardo Giudici, il direttore generale, Alex Pellacani, e il presidente del Consiglio di amministrazione, Daniele Finocchiaro. La prolusione è stata tenuta invece da Francesca Bria, presidente del Fondo nazionale innovazione Cdm Venture Capital Sgr e "senior adviser" in materia di tecnologia, innovazione e policy digitale per la Commissione europea.

A proposito della delega provinciale in materia di Università, sancita dall’Accordo di Milano del 2009 e alla necessità di aggiornare lo statuto di Ateneo, Deflorian ha precisato: «Nella cornice della legge delega, e dopo la riforma nazionale dell'Università, è stato approvato nella primavera 2012 il nuovo Statuto dell’Università di Trento. L’atto individuava le caratteristiche salienti del ruolo istituzionale, assolutamente rilevante e unico nel panorama italiano, assunto dalla Provincia autonoma in materia di Università. Ora mi chiedo – e chiedo a voi, in modo non polemico ma del tutto dialogico – quale significato abbia questa speciale autonomia dell’Università di Trento nel 2022.

La delega viene esercitata al massimo delle sue potenzialità considerando il ruolo strategico dell’Ateneo per il suo territorio o è rimasta un grazioso orpello sulla carta, utile a rafforzare l’idea di regionalismo e autonomia speciale? Lo Statuto della nostra Università è ancora efficace e attuale? Possiede aspetti da migliorare? È rappresentativo di tutte le componenti della comunità universitaria? Penso sia lecito chiederselo, a distanza di dieci anni dalla sua applicazione».

«In un decennio – ha proseguito Deflorian – è cambiato anche il quadro normativo nazionale di riferimento: circostanza che impone, quantomeno, un aggiornamento di alcuni aspetti del documento. È per questa ragione che abbiamo avviato un processo di revisione dello Statuto del 2012 teso a migliorarne alcuni aspetti e permettere di affrontare le sfide che l’Ateneo si troverà a fronteggiare. Questo processo avverrà attraverso un esteso confronto con la comunità accademica e con la Provincia».

Il presidente del Consiglio degli studenti, Edoardo Giudici, oggi nel suo ultimo intervento in carica, ha menzionato la concomitanza dell’avvio dell’anno accademico con le elezioni studentesche, che quest’anno si svolgono fino a domani. Dopo aver citato i risultati conseguiti dalla rappresentanza nei due anni di mandato, Giudici ha ricordato la difficile situazione lavorativa che attende chi si laurea in Italia: «Meno del 30% degli under 30 lavora. Di questi, quasi il 40% ha un titolo di studio superiore rispetto a quello richiesto. E lavorare spesso significa accettare stage non retribuiti, o pagati con un rimborso spese. Ecco perché ogni anno espatriano 31mila laureati e laureate. Se invece guardiamo ai bisogni di chi ancora studia, per venire incontro alle loro necessità basterebbe innovare un po’ la didattica: sfruttiamo le possibilità che la tecnologia offre, aumentiamo le lezioni pratiche e i lavori di gruppo».

Ha parlato invece di “gioco di squadra” il direttore generale, Alex Pellacani: «Oggi più che mai, lavorare insieme è fondamentale per affrontare le numerose partite che ci aspettano. Fare sistema in un territorio come il nostro è indispensabile, soprattutto per dare risposte univoche e concrete alle nuove sfide, dalle residenze universitarie alla Scuola di Medicina. Il primo sforzo deve essere però all’interno dell’Università. Il nuovo Piano strategico di Ateneo prospetta un processo di rinnovamento organizzativo che ci consentirà di stare al passo con i tempi, in particolare per quanto riguarda l’ammodernamento delle infrastrutture, l’upgrade dei sistemi informativi e il reclutamento di risorse umane qualificate».

Gli interventi istituzionali si sono conclusi con quello del presidente del Consiglio di amministrazione, Daniele Finocchiaro: «L’Università di Trento è una realtà di vera eccellenza, dinamica, aperta, orientata all’innovazione. Un genuino laboratorio di idee. La qualità dell’Università di Trento è confermata da indicatori di performance e riscontri oggettivi. A questo si aggiunge la grande considerazione che il territorio ha per il suo Ateneo. Mi preme ricordare che in Trentino, nell’ambito dell’innovazione, della ricerca e del trasferimento tecnologico, il vero asset strategico è la sinergia tra sistema di formazione, centri di ricerca, istituzioni locali e mondo delle imprese. Una sinergia di cui il territorio mi è parso assolutamente consapevole e orgoglioso».

La prolusione è stata tenuta da Francesca Bria, esperta di innovazione, economia e geopolitica del digitale, gestione dei dati e sistemi di intelligenza artificiale, presidente del Fondo nazionale innovazione - CDP Venture Capital SGR e senior adviser in materia di tecnologia, innovazione e policy digitale per la Commissione europea. «L'economia e la società hanno necessità di essere ridisegnate perché ci troviamo in una situazione di crisi della salute pubblica, economica, climatica e ambientale, crisi dei prezzi energia, shock delle supply chains, inflazione e bassa occupazione con disordini sociali» ha detto Bria dal podio di Palazzo Prodi. «La pandemia ha innescato una sorta di digitalizzazione "forzata" di molti aspetti della nostra vita quotidiana. Intelligenza artificiale, algoritmi, robotizzazione e automazione presentano nuove forme di potere e consumeranno enormi risorse. La digitalizzazione aggraverà i problemi o ci aiuterà a gettare le basi per un rinnovamento delle nostre società? Di certo non basta accelerare la digitalizzazione: dobbiamo darle anche una direzione e portarla verso la sostenibilità sociale e ambientale. Dobbiamo dare un'importanza centrale alle questioni relative alle libertà civili, alla privacy individuale e al funzionamento delle nostre democrazie».

E sulle nuove smart cities: «Le città sono fondamentali per promuovere un modello di sovranità digitale europea, che garantisca la nostra autonomia strategica e competitività, la piena partecipazione democratica dei cittadini e dei lavoratori, che protegga l'ambiente, i nostri dati e i diritti fondamentali delle persone».

[foto credits: UniTrento-Federico Nardelli]

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