Chiesa e abusi sui minori, il vescovo Lauro Tisi: "Siamo indietro anni luce"
L'intervento questa mattina, 11 novembre, all'incontro organizzato al polo culturale Vigilianum di Trento: "Il convegno ha la volontà di dare un contributo all'obiettivo tracciato dal Papa di ascoltare, tutelare e proteggere i minori abusati e sfruttati ovunque essi siano"
TRENTO. Sugli abusi "siamo indietro anni luce". Queste le parole introduttive dell'arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, al convegno "La Chiesa e gli abusi: le azioni della Diocesi di Trento" che si svolge al polo culturale Vigilianum di Trento.
"Papa Francesco a più riprese ha sottolineato come l'obiettivo della Chiesa per quanto riguarda il dramma degli abusi sia quello di ascoltare, tutelare e proteggere i minori abusati e sfruttati ovunque essi siano", ha aggiunto Tisi.
"Il convegno di oggi ha la volontà di dare un contributo a quest'obiettivo tracciato dal Papa. È fondamentale percepire la vastità e l'intensità del dolore, nella misura in cui vogliamo accostarci a questo dolore. Non tutti i dolori sono uguali, mi azzardo a dire. La sofferenza provocata dagli abusi è tra i dolori più forti e devastanti che ci siano, lavora nell'ombra, la persona stessa spesso non ne è pienamente consapevole, e spesso emerge a livello di consapevolezza a distanza di molti anni. Alla luce dell'intensità di questo dolore c'è la necessità di un ascolto sgombro da altre motivazioni che non siano il fare giustizia alla persona abusata", ha spiegato ancora l'arcivescovo.
In questa linea si muove il Servizio nazionale tutela minori, seguito da Barbara Faccinelli, psicologa e psicoterapeuta trentina.
Riguardo ai poveri, in aumento in Trentino, monsignor Lauro Tisi ha sottolineato che "siamo sempre in deficit e in ritardo come Chiesa. Questo vale ancora di più per la questione degli abusi, dell'ascolto e dell'accompagnamento delle vittime di abusi. Siamo ancora in grande ritardo. E quello che stiamo facendo è solo un inizio".
Anna Deodato, del Servizio nazionale tutela minori di Milano, ha illustrato il meccanismo che si innesca nei casi di abuso, presentando anche due testimonianze e parlando di "dittatura del passato".
"Dobbiamo avere coscienza - ha sottolineato oggi a Trento - del fatto che vi sono degli atti penalmente rilevanti, che hanno e devono avere delle ricadute disciplinari in ambito ecclesiale, perché sono atti non congrui con l'identità della persona che li ha compiuti. Questo apre una domanda sulla sicurezza dei nostri ambienti formativi ed educativi. Una domanda di cui si fanno carico i servizi di prevenzione e i centri di ascolto".
Si tratta di una citazione di Agnese Moro per ricordare di come la vittima rimanga ancorata ai ricordi e alle sensazioni del periodo in cui ha subìto l'abuso.
"Gli abusi non sono un tema - ha proseguito Deodato - sono una realtà, una ferita presente nel cuore della Chiesa che richiede a noi di essere coraggiosi. È urgentissimo aprire un processo di cura e di trasparenza nel tessuto ecclesiale. Riusciamo a prevenire solo ciò che veramente conosciamo".
Presenti al convegno anche rappresentanti dell'Ordine degli psicologi di Trento, Alfid, Servizio politiche sociali, Ucipem, Tavolo di medicina di genere dell'Apss, comunità dello Sposalizio di Trento, Consiglio avvocati Trento, Tribunale Trento, diocesi di Bolzano-Bressanone, Cantiere famiglie, Fidae Trentino Alto Adige ed Ama.