Ambiente / Il summit

I giovani trentini alla Cop27: «Siccità e riscaldamento climatico, problemi anche qui in provincia»

Intervista con Federica Dossi, Marzio Fait, Jessica Cuel, Emiliano Campisi e Emanuele Rippa che la scorsa estate hanno partecipato al bando locale per far parte di un progetto di comunicazione della Conferenza delle Nazioni unite in corso in Egitto

IL TEMA Cop27: il pianeta sempre piu' "bollente" negli ultimi 8 anni

di Matteo Lunelli

TRENTO. Tra leader mondiali, premier, ministri, presidenti, a Sharm el Sheikh, in Egitto, c'è anche un po' di Trentino. In particolari cinque giovani, studenti universitari e dottorandi, che la scorsa estate hanno partecipato al bando dell'associazione Viracao&Jangada di Paulo Lima e dell'Appa, aperto a trentini e a chi studia in Trentino, per far parte di un progetto di comunicazione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Loro sono Federica Dossi, Marzio Fait, Jessica Cuel, Emiliano Campisi e Emanuele Rippa.

«Saremo in Egitto la prossima settimana - ci dicono - ma già da ieri stiamo seguendo da remoto una serie di eventi e appuntamenti, per poi raccontarli. Il progetto non si fermerà con la Cop: ci saranno delle conferenze rivolte ai giovani sull'educazione climatica e alla cittadinanza, realizzate con Appa».

Perché questa conferenza in Egitto e quali sono gli obiettivi?

Ci si ritrova con l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra a livello globale in modo equo e rispettare gli impegni previsti dagli Accordi di Parigi: limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi, preferibilmente a 1.5°C, rispetto ai livelli preindustriali.

Si riuscirà a passare dalle parole ai fatti?

Questa Cop è stata nominata "la Copdell'implementazione": le aspettative della società civile sono molto alte, d'altronde in un mondo che ha raggiunto già +1.1°C di riscaldamento non c'è più tempo da perdere. Quest'anno si vorrebbe riuscire a superare la retorica e ad andare nel pratico.

In concreto?

Le promesse fatte devono diventare impegni concreti. Paesi come l'Italia devono sbloccare i finanziamenti per risarcire i Paesi che hanno subito le cosiddette "perdite e dei danni legati al clima" (loss & damage nella definizione ufficiale).

Diciamo che è giunto il momento di pagare per le nostre colpe: mettere dei soldi concreti sarebbe un vero stacco delle parole e sarebbe il simbolo di un cambio di rotta.

Ci sono voluti anni, forse decenni, ma ora il cambiamento climatico è diventato un tema riconosciuto da tutti, dai politici ai cittadini fino ai media di tutto il mondo.

Da una parte è vero, dall'altra meno. Spieghiamo: il nostro ambiente, quello universitario, è una sorta di bolla dove effettivamente queste tematiche sono molto sentite, già da tanti anni. Per questo diventa difficile capire quello che è il sentire comune. Certo, se poi guardiamo i risultati delle elezioni politiche forse i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale non sono in cima all'agenda degli elettori.

A cosa vi riferite?

I tre partiti che hanno vinto sono agli ultimi posti dell'indice dell'impegno climatico. Si tratta di una ricerca indipendente e scientifica che classificava i vari partiti in base al loro impegno in tema ambientale. E appunto chi ha vinto le elezioni era agli ultimi posti. Anche nel discorso di insediamento la premier Meloni ha parlato pochissimo di ambiente.

Passiamo al Trentino: gli effetti del cambiamento climatico li vediamo ogni giorno, a partire da tragedie come Vaia e Marmolada.

Gli impatti sono mondiali e locali. I nostri ghiacciai stanno scomparendo, negli ultimi mesi abbiamo visto l'Adige quasi prosciugato per la siccità, sappiamo che gli agricoltori stanno alzando la quota per viti e meleti, perché nei fondo valle è troppo caldo. E tutto questo ha effetti nell'economia e nella società. I cambiamenti si vedono, sono qualcosa di concreto e la gente se ne sta accorgendo.

Cosa vorreste chiedere ai nostri politici?

Che abbiano visione: loro pensano a breve termine, perché le elezioni sono sempre dietro l'angolo. Non devono pensare alla stagione turistica dell'inverno 2022-2023 ma a quella dell'inverno del 2035. Andando avanti così nel 2035 il turismo che c'è oggi non esisterà più, per questo bisogna guardare al futuro e non al breve termine.

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