Volontariato / Il tema

I vigili del fuoco dicono no (a maggioranza) all'ingresso nel terzo settore

Arcipelago dei pompieri trentini spaccato sull'iscrizione al Registro unico nazionale: tra i 250 soggetti chiamati a decidere (il totale di corpi singoli e Unioni distrettuali), 120 hanno detto sì ma 130 si sono espressi contro seguendo così le indicazioni negative venute dalle amministrazioni comunali

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di Leonardo Pontalti

TRENTO. Il terzo settore spacca il mondo dei vigili del fuoco volontari: il 3 novembre era l'ultimo giorno utile per decidere se entrare o meno nel mondo del "volontariato puro", per dirla semplice, procedendo o meno con l'iscrizione nel Runts, il Registro unico nazionale del terzo settore, che raccoglie gli enti del terzo settore stesso.

Tra i 250 soggetti chiamati a decidere (il totale di corpi singoli e Unioni distrettuali) 120 hanno deciso di procedere con l'iscrizione, 130 no.

Seguendo, in quest'ultimo caso, le indicazioni delle amministrazioni comunali trentine: proprio i sindaci, in una delle ultime sedute del Consiglio delle autonomie locali, avevano infatti espresso all'unanimità il parere contrario all'adesione.Un parere non vincolante ma rumoroso eccome, dato che gli amministratori dei comuni del Trentino con quel pronunciamento avevano infatti "bocciato" la linea di chi invece avrebbe gradito l'ingresso dei pompieri del mondo del volontariato puro.

La Provincia? Il dirigente del dipartimento della protezione civile Raffaele De Col dice di no: «Abbiamo lasciato libertà ai singoli corpi di decidere», fatto sta però che l'adesione era tacita e la pec serviva per esprimere contrarietà. «Ma questo - spiega De Col - è un dettaglio procedurale, legato al fatto che per tutte le realtà di volontariato è in corso la trasmigrazione, che scatta il 5 novembre (oggi, ndr) nel registro dei soggetti iscritti nel registro provinciale della Protezione civile».

Ma quali i vantaggi dell'iscrizione nel Runts? E perché il no dei sindaci? Il problema è antico come i corpi stessi: volontari si, ma fino a un certo punto, dato che sotto la "coperta" della gratuitá del servizio prestato dai pompieri, c'è un mondo di preparazione tecnica, di ruolo nella sicurezza delle comunità e di vincoli giuridici sanciti dallo Statuto di autonomia che mal si sposano con la definizione pura e semplice di volontariato come quella nella quale rientrano numerosi degli enti del terzo settore.Aderendo al Runts i corpi possono «beneficiare di agevolazioni fiscali come lo sconto sull'Iva, sull'acquisto dei mezzi di servizio, la possibilità di raccogliere il 5xmille delle dichiarazioni dei redditi dei cittadini, l'esenzione dal bollo sugli atti pubblici (domande di contributo ecc.), l'esenzione imposte di registro e concessioni governative, agevolazioni fiscali per i donatori, la condizione di ente non commerciale» si legge nella nota inviata dalla Federazione dei corpi ai comandanti.

Nota che il 2 novembre è stata inviata nuovamente con una precisazione a seguito della "rivolta" dei sindaci: «Informiamo che il Presidente della Provincia Maurizio Fugatti ha interpellato il Consiglio della autonomie locali chiedendo loro un parere in merito all'adesione dei Corpi al Terzo settore. II Cal, a nome delle Amministrazioni comunali del Trentino, ha espresso parere negativo ritenendo non opportuna l'adesione al Terzo settore dei Corpi medesimi. Il Consiglio della Federazione alla luce di quanto sopra, ha chiesto di inviare ai Corpi la presente comunicazione, dando indicazione ai Comandanti di valutare con il proprio Sindaco la decisione di aderire o non aderire al Terzo settore».

Parole eloquenti, così come eloquente è il no dei sindaci a "una bella lira" di risparmi fiscali e che dunque fa riflettere.Perché questo no secco? Risponde il vicepresidente del Cal, il sindaco di Pinzolo Michele Cereghini: «Come sindaci abbiamo ritenuto che anche a fronte delle agevolazioni fiscali fosse troppo grande il rischio di sfilacciare il rapporto tra amministrazioni e corpi che, soprattutto nei piccoli centri, sono il vero braccio operativo dei Comuni».«Le risorse non sono un problema di fronte al pericolo di vedere una specificità unica a livello nazionale e non solo come i nostri corpi volontari omologarsi alle altre realtà che, con tutto il rispetto, sono cosa tecnicamente è intrinsecamente diversa», il commento del sindaco di Lavis Andrea Brugnara.

E ora? Con la spaccatura a metà che succederà? Il presidente della Federazione dei corpi volontari Giancarlo Pederiva è tranquillo: «Ci saranno regimi fiscali diversi e una diversa gestione da affrontare, ma per quel che riguarda l'operatività dei corpi nulla cambierà tra corpo e corpo».

Vedremo poi, nei singoli comuni dove i corpi hanno aderito, come la diversità di visioni tra amministrazioni e pompieri peserà di qui in avanti. Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia.

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