Eventi / Il caso

Concerto di Vasco, «44 milioni di ricaduta», ma sulle spese totali è ancora nebbia: «non abbiamo i dati» e «non eravamo preparati a questa domanda»

Fugatti, Failoni e Rossini in conferenza stampa illustrano la ricerca Nielsen (ma quanto è costata?) ma non sanno dire il costo totale dell’evento. Che è stato dichiarato «calamità naturale» per snellire la burocrazia

LO STUDIO In Trentino 44 milioni di euro di ricaduta

TRENTO. E’ servito uno studio analitico della società Nielsen Sports (non si sa quanto è costato), per far sì che Fugatti annunciasse la mirabolante ricaduta economica del concertone di Vasco Rossi, in maggio a Trento. Uno studio analitico che – miracolo – produce alla fine esattamente la somma che era stata prevista in conferenza stampa 5 mesi fa. Circa 44 milioni. E’ proprio vero, le cose – se ci credi – si avverano.

Resta però il nodo spese, appunto. Era l'unica domanda che in fila un po' tutti i giornalisti volevano fare, alla conferenza stampa di lunedì. Ma la prima risposta è stata inaspettata: «Non ce lo aspettavamo, non abbiamo il dato qui. Ma la Provincia sa quanto è costato».

Poi il direttore generale Paolo Nicoletti ha evidenziato: «L'approntamento dell'area è costato circa 4 milioni di euro. Il 30% è ascrivibile al concerto di Vasco Rossi, ma il resto no, perché servirà ad altri eventi».

Un bilancio definitivo però, che includa tutte le spese, che si sommano a quelle "vive" di approntamento dell'area, par di capire per ora non c'è.

Anche perché le spese continuano a fioccare: ad esempio, quelle per la pulizia dell’area, con il conto inviato da Dolomiti Ambiente e che – per evitare lungaggini – è finito nel capitolo delle spese urgenti per «calamità naturali».

La scoperta è del consigliere provinciale PD Alessio Manica: “Dolomiti Ambiente” ha fatturato il costo della raccolta e smaltimento dei rifiuti accumulati durante il concerto di Vasco Rossi. «Il costo rimane in capo alla Provincia, così come altre spese derivanti dal ripristino dell’area del concerto, in virtù della decisione – scandalosa – della Provincia stessa di assimilare l’evento ad una calamità naturale, per superare ogni ostacolo burocratico dato dalle normali procedure di spesa dell’ente pubblico» evidenzia il consigliere provinciale del Pd.

«E così, la dichiarazione di “calamità pubblica” diventa un utile grimaldello per caricare i costi di una iniziativa imprenditoriale sul bilancio provinciale, lasciando agli organizzatori privati tutti gli utili».

Il consigliere Manica, per capire i motivi tecnici che hanno permesso questa scelta, ha depositato una specifica interrogazione: si chiede di conoscere le ragioni di decisioni assunte dalla Provincia e che «appaiono evidentemente in contrasto con ogni regola di governo della spesa pubblica».

Si interroga inoltre sui costi sostenuti e da sostenere nel giudizio promosso avanti il giudice del lavoro nel caso della rimozione del dirigente della polizia amministrativa Marzio Maccani e se, in futuro, si prevedono ulteriori spese accessorie in relazione al concerto di Vasco Rossi.

Fugatti replica. «Non è una spesa, è stato un investimento», ha rivendicato il presidente Maurizio Fugatti, ragionando di Music Arena. Certo è che la struttura di Mattarello è lì al di là di Vasco e del mega concerto scelto per inaugurarla. Il tema, adesso, è però come gestire uno spazio, attraverso quali criteri e, soprattutto, attraverso quale soggetto, perché è evidente che l’ente pubblico non può mettersi ad organizzare concerti ogni settimana.

Il come si procederà l’hanno chiarito ieri il presidente Fugatti e l’assessore al turismo Roberto Failoni: il soggetto a cui affidare l’area sarà scelto attraverso un bando, che sarà pubblicato nelle prossime settimane.

Si era parlato, nell’immediatezza dell’inaugurazione, subito dopo il concerto e nelle settimane successive, del centro Santa Chiara. Pareva che ci fossero stati anche incontri in questo senso, tra l’assessore Mirko Bisesti e il S. Chiara. Ma vero è che il suo presidente, Sergio Divina, qualche parola sull’organizzazione del concerto di Vasco se l’era lasciata sfuggire, facendo intendere le sue perplessità su quello che definì «contratto capestro», troppo sbilanciato a suo parere a favore della società privata che organizzava l’evento.

Se questo abbia raffreddato i rapporti con piazza Dante non è dato sapere, certo è che ora non si parla più di affidamento diretto al S. Chiara.

L’annuncio in questo senso l’ha fatto ieri il presidente: «Ora pensiamo alla Music Arena. Abbiamo già annunciato i lavori, ora il progetto per recinzioni e illuminazione sarà consegnato al Comune di Trento, per le valutazioni di competenza. Dall’altra, stiamo lavorando al bando, per la gestione dell’area e per l’organizzazione degli eventi. Sarà dunque una società specializzata che organizzerà gli eventi. Questo significa che avremo a inizio anno o a primavera un calendario di eventi per il 2023, da maggio a settembre ottobre».

Più della gestione, evidenzia l’importanza dell’impatto del concerto di Vasco l’assessore al Turismo Roberto Failoni: «È importante, anche per le categorie economiche, avere un feedback».

E L’Ad di Trentino Marketing Maurizio Rossini: «Facciamo spesso queste analisi, anche con i ritiri sportivi per esempio. Sono utili per capire se diverse iniziative rispondono alle nostre aspettative o meno».

La spesa totale non si saprà mai. Mentre per calcolare la «ricaduta virtuale» basta affidarsi ad una società di consulenza, per calcolare i costi totali del concertone di Vasco ci vorrebbe un premio Nobel. Perché le voci sono tante e ciascuna genera delle variabili. 

Come «calamità naturale», quindi, bisognerebbe calcolare le ore di lavoro degli uomini e dei mezzi della Protezione Civile del Trentino, che per mesi ha fatto da impresa edile spianando colline, sistemando viali di ghiaia, seminando erbetta nel prato. 

Poi andrebbero conteggiate – sempre come «calamità naturale» – le ore di impiego di uomini e mezzi dei Vigili del Fuoco volontari e permanenti. Di più: ci sarebbe da calcolare il costo di ambulanze, infermieri, operatori e medici (ma non è facile: alcuni erano dell’Azienda Sanitaria, altri delle diverse associazioni di volontariato). 

Ma al lavoro c’era anche personale del Ripristino, e del Servizio Foreste (in generale, gli stessi che montano i capannoni per ogni festival che si alterna a Trento ogni due mesi: in piazza del Duomo, non fai tempo a tirare giù un tendone che da dietro te ne montano un altro...)

Come annunciato dal presidente Fugatti un mese prima del concerto, c’erano poi «otto Servizi provinciali che lavorano a pieno ritmo per la riuscita». Anche qui, difficile dire se questa mole di impiegati e dirigenti pubblici abbia lavorato per la “calamità naturale”, e in quale percentuale del proprio orario normale di lavoro. Ma certamente il Servizio Personale della Pat queste cifre le avrà. O no?

C’è poi il capitolo delle società partecipate. Quanto è costato il lavoro degli addetti di Trentino Marketing? Quante unità? Per quante ore? E i costi di pulizia di Dolomiti Ambiente? E quelli di allaccio della corrente di Dolomiti Energia? E la rete wi-fi a banda larga di Trentino Digitale? 

Non è finita: ci sono stati gli espropri, le occupazioni temporanee, i risarcimenti per i due capannoni agricoli da abbattere… Metti pure nel conto anche gli straordinari della Polizia Locale di Trento, e deelle altre forze dell’ordine.

Ecco, alla fine, lo abbiamo capito. Il costo totale non si saprà mai. Ma la ricaduta, invece, è precisa al centesimo. Anche quando valuta beni immateriali come la «visibilità».

 

 

comments powered by Disqus