Elezioni / Il dibattito

Guerra in Ucraina: un rebus per i candidati trentini, ma le sanzioni alla Russia sono condivise da quasi tutti

Centrodestra e centrosinistra approvano le misure contro Putin. Nettamente contraria è Rosa Michela Rizzi, candidata M5s nel collegio senatoriale di Pergine, che dice: «Hanno un effetto boomerang, fanno più male a noi. Vanno ritirate»

PUTIN Ecco quello che (forse) non sapete sul presidente russo
ZELENSKY Ecco quello che (forse) non sapete sul presidente ucraino

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. Quando il 25 settembre saremo chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento saranno già passati 7 mesi dall'invasione della Russia in Ucraina, che risale al 24 febbraio. Sette mesi di guerra, morti, torture, occupazione, controffensive. I Paesi occidentali - Europa e Stati Uniti in testa - hanno sostenuto la difesa ucraina con soldi ed armi e colpito la Russia con le sanzioni, ma non si riesce a vedere ancora all'orizzonte una tregua e men che meno la fine del conflitto.

Gli italiani, più che del destino dell'Ucraina e degli ucraini, ora si mostrano preoccupati soprattutto dei riflessi economici sul proprio bilancio familiare, con l'aumento dei prezzi e dei costi dell'energia e persino il rischio del razionamento del gas quest'inverno. Le posizioni dei candidati riflettono questa preoccupazione, al di là dell'auspicio di tutti che si arrivi alla pace, pur nell'idea diversa su cosa significhi pace. E proprio sull'invio di armi alla difesa ucraina e sulle sanzioni i candidati si dividono.

La capolista di Fratelli d'Italia sul proporzionale per la Camera, Alessia Ambrosi, è netta: «Da subito, la posizione di Fratelli d'Italia sull'aggressione militare di Putin è stata la solidarietà verso il popolo e i patrioti ucraini, e contro la vergogna delle tante vittime civili, bambini inclusi. Tutte e tutti noi vogliamo naturalmente la pace, ma proprio la grande, vittoriosa controffensiva ucraina di questi giorni ci conferma che l'invio di armi è stata la scelta giusta: l'unica strada che abbiamo è costringere Putin al tavolo delle trattative».

Sei mesi di guerra, un paese devastato, decine di migliaia di morti: tutte le tappe del conflitto tra Russia e Ucraina nel cuore dell’Europa

All’alba del 24 febbraio 2022 le forze armate russe entrano in Ucraina, precedute da intensi bombardamenti, per quella che il presidente Vladimir Putin ha definito “operazione militare speciale”. Una guerra vera e propria, in verità, nel cuore dell’Europa e che ormai dura da sei mesi.  

E sulle sanzioni aggiunge: «Capisco le perplessità, ma la guerra è solo la punta dell'iceberg di un conflitto più ampio. Se l'Ucraina cade, chi pagherà di più saranno gli europei, e quelli che si avvantaggeranno saranno i cinesi. Finiremo sotto la sfera di influenza russo-cinese, troppo pericoloso per noi. Le sanzioni hanno un costo, purtroppo lo sappiamo. Ma girarci dall'altra parte rischia purtroppo di costarci molto, molto di più».

Il deputato Diego Binelli, capolista della Lega per la Camera, è più sfumato: «Sulla guerra penso che prima finisce meglio è, ma purtroppo non dipende da noi. Riguardo alle sanzioni, all'inizio, quando sono state poste, eravamo d'accordo, ma a distanza di sette mesi dobbiamo chiederci se stanno ottenendo i risultati che ci aspettavamo. Questo non significa che vadano tolte, però l'Europa deve intervenire affinché non si rivelino essere più un danno per noi popoli europei rispetto a chi le sta subendo. E l'Ue deve aiutare i cittadini europei perché famiglie e imprese sono alla canna del gas».

Per Pietro Patton, candidato nel collegio senatoriale di Trento per l'Alleanza democratica per l'Autonomia, si deve cercare di arrivare al più presto alla pace e per questo «va individuato a livello europeo un negoziatore autorevole che possa provare a vedere se c'è spazio a una soluzione del conflitto salvaguardando le posizioni in gioco, per questo serve una persona di grandi capacità negoziali e autorevolezza».

Patton aggiunge preoccupatissimo: «Secondo me se non si chiude la guerra entro un ragionevole lasso di tempo, direi la fine dell'inverno, l'Europa rischia la dissoluzione, perché i riflessi sulle condizioni di vita dell'occidente rischiano di inceppare il meccanismo base dell'Europa che è il principio di solidarietà e cooperazione tra Stati. Se torna fuori l'egoismo nazionale non c'è più spazio né per l'Europa economica né per quella politica».

La senatrice di Italia Viva, anche lei candidata per l'Alleanza democratica nel collegio di Rovereto, Donatella Conzatti, sulla guerra e le sanzioni dice: «La nostra posizione è chiara: condanna alla Russia per l'attacco ai danni di uno Stato sovrano e indipendente come l'Ucraina. Siamo convintamente in linea con la posizione europea: a favore delle sanzioni che stanno destrutturando l'economia russa e a favore della sostituzione delle forniture di gas russo con fornitori più affidabili e diversificate.

L'Europa non può infatti intrattenere rapporti commerciali con la Russia tali da finanziare anche solo indirettamente la loro sciagurata azione bellica. Condivido la scelta europea di renderci completamente indipendenti, e nel minor tempo possibile, dal gas russo».

Analoga la posizione di Sara Ferrari, capolista del Pd per la Camera, che dichiara: «Se ho condiviso nel febbraio scorso la scelta del mio partito di sostenere l'iniziativa del governo Draghi di invio di armi all'Ucraina, perché un paese aggredito va aiutato, oggi con il protrarsi della guerra credo che le sanzioni siano lo strumento di intervento necessario».

La deputata di Coraggio Italia, Michaela Biancofiore, candidata nel collegio senatoriale di Rovereto per il centrodestra, esordisce dicendo che: «Questa sporca guerra si poteva evitare proprio con una soluzione tipo la nostra Autonomia per le zone russofone di Donetsk e Luhansk del Donbass. E proprio l'Italia che ha un modello così avanzato di convivenza fra minoranze linguistiche avrebbe dovuto battersi con molto più vigore per esportare la soluzione pacifica della nostra autonomia. Poi io sono atlantista senza se e senza ma, credo che gli Usa siano la più grande democrazia al mondo e alla quale dobbiamo la nostra democrazia. Sulle armi però personalmente ho provato un grande dolore nell'aver votato a favore, perché consapevole che con quel mio voto come con quello dei colleghi, avremmo autorizzato una difesa certo della povera innocente popolazione Ucraina, ma anche di fatto l'uccisione di tante persone da una parte e dall'altra».

Sulle sanzioni osserva: «Sono l'unico vero mezzo a disposizione del mondo libero democratico occidentale per cercare di punire la Russia, ma no non sono efficaci, anzi al momento si stanno ritorcendo contro gli interessi in particolare dell'Italia».

Nettamente contro la guerra e e sanzioni è Rosa Michela Rizzi, candidata M5s nel collegio senatoriale di Pergine, che dice: «Va cercata una soluzione diplomatica, non militare, perché mandare aiuti economici da spendere in armi dà ulteriore vigore alla guerra. Le sanzioni hanno un effetto boomerang, fanno più male a noi. Vanno ritirate».

Mentre Maurizio Bisoffi, candidato di Italexit nel collegio della Camera di Rovereto, ha una posizione ancora più drastica: «Noi siamo euroscettici e vogliamo portare l'Italia fuori dall'Unione europea e dalla Nato. Dobbiamo diventare uno Stato neutrale come la Svizzera. Siamo contro la guerra, che è stata provocata dagli Stati Uniti, contro l'invio di armi e contro le sanzioni alla Russia. L'Italia dovrebbe porsi come garante in Europa per avviare vere trattative di pace».

Mirko Carotta, candidato di Verdi-Sinistra italiana è critico: «Nel condannare l'aggressione russa all'Ucraina, credo che la scelta di privilegiare l'invio di armi rispetto a una soluzione diplomatica con elementi di pressione diversi rischi di prolungare il conflitto invece di portare alla pace».

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