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Impennata dei costi, per la prima volta Dolomiti Energia riduce gli utili: «Ma non abbiamo scaricato sugli utenti»

De Alessandri e Merler illustrano i dati di bilancio della holding trentina: «In perdita per la prima volta nella nostra storia, ma se non l’avessimo fatto bollette più care»

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di Daniele Battistel

TRENTO. L'impennata dei costi dell'energia ha preso in contropiede anche Dolomiti Energia. «Ma del resto la velocità e la furia con cui si è scatenata la tempesta sui mercati non era prevedibile» spiegano i vertici del gruppo trentino che l'altro giorno ha presentato un bilancio con un risultato operativo consolidato (Ebit) sceso da 174,7 a 144,7 milioni di euro in un anno (-17,2%) e un utile passato da 97,7 a 90 milioni di euro (-7,8%).

Navigare nel mare burrascoso di questi tempi non è facile: lo sanno bene Massimo De Alessandri e Marco Merler, rispettivamente presidente e amministratore delegato della multiservizi. Da un lato l'esigenza di remunerare i soci (per la stragrande maggioranza pubblici), dall'altra contenere i rincari delle bollette a privati cittadini e imprese.

Aumenta il prezzo dell'energia (e quindi i costi in bolletta per i clienti) ma calano i vostri utili, come mai?

«Per quanto riguarda il gas il fatto è che noi facciamo mera attività commerciale: lo compriamo e lo vendiamo. E c'è da sottolineare che gli aumenti che abbiamo avuto all'acquisto sono maggiori di quelli scaricati sui clienti per una sorta di impegno morale a non pesare troppo sulle tasche dei consumatori. Inoltre alcune politiche tariffarie ci hanno penalizzato, laddove erano previsti sconti.

Sul comparto dell'energia elettrica il discorso è più complesso: per la parte di pura commercializzazione vale un po' lo stesso discorso fatto per il gas, tant'è vero che la nostra società commerciale, Dolomiti Energia spa, ha chiuso in perdita per la prima volta nella sua storia, non avendo ritenuto opportuno trasferire a valle tutti gli aumenti. Do un dato: se l'avessimo fatto, i clienti avrebbero pagato 130 milioni di euro in più tra gas ed energia».

«Questa - aggiunge il presidente Massimo De Alessandri - è la migliore evidenza del fatto che abbiamo agito da ammortizzatori».

Non era prevedibile l'aumento dei costi?

«No - spiega ancora De Alessandri -. Nessuno poteva prevedere la dimensione e la velocità di quello che è successo. Anzi, noi avremmo avuto la possibilità di rimettere in discussione i contratti firmati con i clienti per eccesso di onerosità. Ci siamo a lungo interrogati sulla questione ma, anche alla luce del tipo di azienda che siamo, ci siamo presi le nostre responsabilità e abbiamo quindi deciso di dare un contributo allo sforzo di tutti per cercare di attenuare la violenza dello schiaffo, come ha fatto anche il governo tagliando gli oneri di sistema».

«Nessuno poteva immaginare qualche tempo fa quello che sarebbe successo - specifica Merler -. Negli ultimi 18 anni il prezzo massimo del gas era arrivato a 33 euro a megawattora, a dicembre siamo saliti anche a 110 euro. A marzo addirittura a 130 euro».

L'altro giorno il segretario Uil Alotti ha proposto una tassazione sugli extraprofitti.

«A questo ci ha già pensato il governo - risponde ironicamente il presidente -. Ma in realtà noi non abbiamo fatto extraprofitti nel 2021. Siamo in linea con gli anni precedenti. Dell'aumento dei prezzi, che è avvenuto nell'ultima parte dell'anno scorso, abbiamo approfittato solo in parte perché non avevamo energia da vendere per via della poca produzione. E anche adesso, seppure i prezzi siano alti, la produzione è inferiore alla media per via della poca acqua. Per quanto riguarda il 2022 ci ha pensato governo Draghi ad impedire l'eventualità degli extraprofitti perché con il decreto sostegni e il decreto Ucraina ha stabilito - secondo noi anche in maniera discutibile per le modalità, visto che è intervenuto in un mercato libero - il livello massimo di prezzo che un produttore idroelettrico può ricavare. Il maggior ricavo sarà retrocesso al Gse. In pratica il tetto sul prezzo per noi è già stato messo. Quindi nel 2022 avremo meno profitti, altro che extra.

Attenzione, però, questo non significa che i consumatori ne avranno beneficio, perché il gas rimarrà sempre la fonte principale della produzione di energia. Quindi il blocco degli extraprofitti sull'idroelettrico è un pannicello caldo».

Sempre Alotti sostiene che il gruppo non ha fatto grandi investimenti sulle fonti rinnovabili.

«Per definizione e dna - spiega De Alessandri - il nostro gruppo è concentrato sulle rinnovabili: il 99 per cento della nostra produzione viene da lì. Per il futuro il focus sarà a difesa delle attività che abbiamo in portafoglio quando si arriverà alla scadenza delle varie concessioni. D'altro canto abbiamo programmi di sviluppo che, stante l'impossibilità di nuove concessioni idroelettriche qui e visto che da noi spazi per grandi impianti fotovoltaici o eolici non ce ne sono, saranno fuori dal Trentino, magari in sinergia con grandi consumatori».

«In Trentino, invece - precisa Merler - stiamo lavorando sul tema delle comunità energetiche».

Dove ci porterà il cambio di scenario favorito dai rincari delle materie prime e dallo spostamento dell'asse geopolitico?

«Le mutate condizioni - chiude l'amministratore delegato - hanno fatto capire a tutti l'importanza dell'autoproduzione e su questo noi dovremo lavorare».

«Se fino ad ora l'energia è sempre stata disponibile in grande quantità e a basso costo - la conclusione del presidente - questa nuova situazione ci ha fatto aprire gli occhi: ci porterà a ridurre gli sprechi e ad essere disposti tutti ad investimenti seri sulle rinnovabili, cosa che prima era più difficile, perché si tratta di interventi costosi, fuori concorrenza e con orizzonti temporali lunghi. Oggi la consapevolezza è cambiata e anche la disponibilità a non guardare il mezzo euro in più in una situazione più complessiva».

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