Giustizia / Il caso

Assolti in primo grado, condannati in Appello: i fratelli Poletti nei guai

Per i due immobiliaristi di Trento tre anni di pena, ma ricorreranno in Cassazione, per il crack della loro società Totem in Veneto, uno dei più grandi fallimenti in Trentino con un buco calcolato in oltre 200 milioni di euro

TRENTO. Assolti in primo grado dal Tribunale di Trento, ora condannati in appello a 3 anni di reclusione. Accade ai fratelli Arrigo e Ugo Poletti, gli immobiliaristi trentini protagonisti del crack di Aeroterminal spa, uno dei più grandi fallimenti in Trentino con un buco calcolato in oltre 200 milioni di euro.

In questo caso però i preziosi terreni edificabili intorno all'aeroporto Marco Polo di Venezia non c'entrano. I due imprenditori nonesi sono accusati di bancarotta fraudolenta per aver distratto dal patrimonio di una società a loro riconducibile, la Totem srl, una grossa caparra per l'acquisto di Villa Volpi a Mogliano Veneto.

Secondo l'accusa, gli imputati, in qualità di amministratori di fatto della Totem srl, avrebbero distratto dal capitale della società un importo di un milione e 829 mila euro attraverso la compravendita simulata nel luglio del 2007 con la società Villa Gaja srl. In particolare con il versamento di una caparra confirmatoria di un milione e 720 mila euro e un acconto di 109 mila euro pagati in seguito a un contratto preliminare di compravendita firmato il 10 luglio 2007 per l'acquisizione del compendio immobiliare.

La Totem, però, è fallita nove anni dopo, il 19 gennaio 2016. La Procura si è mossa su denuncia del curatore fallimentare. Secondo la procura si tratta di bancarotta per distrazione con simulazione di una vendita per mascherare un finanziamento a Villa Gaia.

Secondo la difesa, sostenuta dall'avvocato Renzo Fogliata del Foro di Venezia, tutti ne avrebbero beneficiato perché su Villa Volpi c'erano progetti approvati di trasformazione in albergo e appartamenti. Si sarebbe trattato di un rafforzamento del gruppo e della sua holding in vista dell'affare sul Tronchetto. Inoltre la difesa ha dimostrato che nel 2007 non c'erano segnali di dissesto del gruppo, quindi non ci poteva essere nessuna volontà di distrarre soldi. In primo grado, la sentenza risale al 31 ottobre 2019, questa tesi aveva convinto il giudice e i due fratelli vennero assolti.

Non così in appello: mercoledì, presenti i due imputati, la sentenza è stata riformata e Arrigo e Ugo Poletti sono stati condannati a tre anni.

Il processo, però, non si esaurisce qui. «Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza - sottolinea l'avvocato Fogliata - ma in questo caso posso già dire con assoluta certezza che faremo ricorso in Cassazione. Alla lettura del dispositivo sono rimasto basito. Discutiamo di un presunto fatto distrattivo che risale al 2007 relativo ad una compravendita immobiliare in cui si contesta una caparra troppo grossa. Non parliamo dunque di distrazione di denaro o beni dalla società, ma di un'operazione infragruppo ritenuta legittima dalla stessa Corte d'appello di Trento quando assolse Ugo Poletti per un'altra operazione analoga riferita ad un'altra società del gruppo (Ala srl).

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