Guerra / Il caso

In Trentino ritorna il monitoraggio quotidiano della radioattività (era diventato annuale dai tempi di Chernobyl)

Rivisto il Piano di emergenza, Appa e Protezione Civile allertate: «Non c’è alcun allarme, si tratta di mettere a punto piani di ipotetico controllo ed intervento». Ecco che cosa prevedono

di Matteo Lunelli

TRENTO. Chiariamolo da subito: si tratta solamente di ipotesi, di allerte, di procedure. E la speranza di tutti è che tra qualche giorno possano essere etichettate come inutili e come un eccesso di zelo. Ma in Trentino è scattato il Piano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari: protocolli, impensabili fino a un mese fa, che invece oggi sono realtà. Anche nei vari uffici e dipartimenti provinciali, quindi, ci si è attivati.

Dalla iodoprofilassi ai monitoraggi per la radioattività, fino ad arrivare alla gestione delle derrate alimentari, il piano analizza i vari scenari e definisce l'operatività. Documenti che, possiamo dire, fino a tre settimane fa erano archiviati in fondo a un cassetto e che ora sono stati messi sulle scrivania. Ancora chiusi, ma pronti all'uso.

«In realtà da parte nostra - spiega il numero uno della Protezione Civile trentina Raffaele De Col - i controlli ci sono sempre stati. Anche prima della guerra l'attenzione su eventuali - remoti ma possibili - imprevisti era alta. Per quanto riguarda il Piano il lavoro era iniziato già da otto mesi: diciamo che la situazione contingente ha fatto concludere la procedura in tempi decisamente più rapidi».

Insomma, in allerta, pronti e operativi.

«Ci mancherebbe: ora dopo ora seguiamo l'evoluzione di quanto accade e, in coordinamento nazionale e protocolli alla mano, siamo pronti», conclude De Col.

Sono fondamentalmente tre le strutture trentine coinvolte direttamente nell'operatività: Protezione Civile, Appa e Centrale Emergenze, più in generale l'Azienda sanitaria.

Il Piano, atteso dal 2006, era in fase di revisione già da mesi, ben prima dell'attacco della Russia all'Ucraina, come spiegato da De Col. Ma è evidente che l'operatività è oggi legata soprattutto all'evoluzione del conflitto ucraino. Inoltre, memori delle polemiche legate al Covid (con le allerte di gennaio 2020 ignorate e il piano pandemico, datato, rimasto chiuso nel cassetto) l'impressione è che per l'emergenza radiologica e nucleare ci si sia voluti preparare per tempo, con la prudenza e lo zelo necessari.

In Trentino la struttura di riferimento per l'allerta radiologica è il laboratorio dell'Appa. Lì lavora il fisico Stefano Pegoretti. «Abbiamo ricevuto i protocolli e li stiamo mettendo in pratica da qualche giorno. In realtà non si tratta di una misura in più, nel senso che i monitoraggi di routine restano tali, ma la comunicazione dei risultati ora va fatta quotidianamente e non più annualmente.

La inoltriamo al sistema nazionale e, in caso di anomalie, a intervenire è l'Isin, l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione».

La centrale nucleare di Zaporizhzhia, teatro la scorsa settimana di un combattimento al suo interno tra truppe russe e ucraine, oltre alle voci che si rincorrono su Chernobyl (ieri il Ministero degli esteri ucraino ha riferito di alcune "provocazioni" russe, tra cui - secondo il New York Times - un attacco terroristico alla centrale nucleare), sono monitorate in maniera costante.

«La rete di monitoraggio - prosegue Pegoretti - è nata dopo Chernobyl (a scoprire il disastro fu, quasi per caso, una centrale in Svezia durante un rilevamento) ed è sia nazionale sia europea. Ci sono delle misure di routine, con una misurazione dell'aria, della pioggia e, tramite dei filtri, dell'aria, in analogia con quella per le PM10. Noi inviamo poi i dati a Roma, che è in collegamento con la centrale europea. Qualche mese fa abbiamo fatto una simulazione con una finta nube tossica per verificare il funzionamento di procedure e sistema: diciamo che è stato un proficuo allenamento».

Come accennato e come ribadisce Pegoretti, «la situazione è controllata con attenzione e senza alcun allarme».

Certo che, visto l'evolversi del conflitto, i rischi di sono. Una eventuale nube tossica, naturalmente, non arriverebbe subito in Trentino. «Verrebbe rilevata prima da altri laboratori italiani e, allargando all'Europa, da altri Paesi che confinano con l'Ucraina», conclude il fisico dell'Appa.

Nella giornata di giovedì, tramite la conferenza Stato-Regioni, anche il presidente Maurizio Fugatti ha dato parere positivo al Piano Nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, con la richiesta al governo di facilitare la distribuzione dello iodio stabile, anche con riferimento alla sua classificazione farmacologica, e di emanare un documento attuativo integrativo che specifichi tempistiche, modalità, attività di comunicazione, soggetti coinvolti, ruoli e responsabilità.

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