Giustizia / Il caso

Feudo Arancio, Mezzacorona prosciolta, Rizzoli: sono stati 21 anni di persecuzione

Parla il manager, stratega dello sbarco in Sicilia della Cantina,  perché l’hanno fatto, e perché tanti guai giudiziari: «Io un’idea me la sono fatta...»

LA SENTENZA Non luogo a procedere, il processo non si farà

di Domenico Sartori

MEZZOCORONA. La sentenza di proscioglimento è arrivata nel giorno del 78esimo compleanno di Fabio Rizzoli, per molti anni al timone del Gruppo Mezzacorona e stratega dello "sbarco" trentino in Sicilia, un'operazione da 70 milioni di euro.

La sentenza, dopo varie udienze, non è stata un "regalo" per il manager che si descrive come un contadino ancora innamorato della terra (anche quella di Sicilia): ora Rizzoli può tirare un respiro di sollievo oltre 20 anni dopo le prime operazioni immobiliari.

Sono 21 anni da quel primo rogito. È pentito di avere spinto perché il gruppo Mezzacorona investisse in Sicilia?

Pentito no, ma certo mai avrei immaginato la quantità di fango che mi sarebbe stata riversata addosso.

Massa di fango? Chi poteva osteggiare la vostra discesa in Sicilia?

In tutti questi anni mi sono fatto un'idea precisa. Ma è meglio passare ad un'altra domanda.

Parliamo allora dei guai giudiziari.

Tutti i passaggi in tribunale si sono conclusi prima di affrontare il giudizio. Ogni volta venivano contestate cose diverse, ma l'epilogo è sempre stato lo stesso: archiviazioni o proscioglimenti in udienza preliminare come oggi.

Perché Mezzacorona decise di investire in modo massiccio in Sicilia?

Nel Duemila avevamo bisogno di acquistare vino rosso strutturato per entrare con i nostri prodotti sul mercato americano. Cercando questo vino caldo alla fine siamo arrivati in quella magnifica azienda che è Feudo Arancio.

Dicono però che siete finiti a fare affari con personaggi vicini ai cugini Salvo e a Cosa Nostra…

Noi abbiamo fatto tutto alla luce del sole: pagamenti tracciabili, rogiti davanti a un notaio a Palermo di grande esperienza, fedine penali di chi vendeva pulite, tutte le certificazioni antimafia, avvocati. Tutto doveva essere trasparente anche perché dovevamo rendere conto ai nostri 1.500 soci. Io sono un contadino e un enologo; più di così onestamente non potevamo fare. Dirò di più: era e sono convinto che il nostro investimento in Sicilia abbia fatto bene al Trentino, al Gruppo Mezzacorona e alla Sicilia. Ci sono stati anni in cui in Sicilia il gruppo dava da lavorare a 200-220 persone. Posti di lavoro veri, con salari regolari e contributi. In quegli anni Prodi aveva sollecitato le imprese a investire in Sicilia. Noi, e di questo vado orgoglioso, siamo stati l'azienda che ha investito più di tutti.

Eppure avete avuto un sacco di problemi…

Per me sono stati 21 anni di persecuzione. Di fatto non potevo avere rapporti con le le banche. Ora la giustizia ha fatto il suo corso. La sentenza di non luogo a procedere è il massimo che potevamo ottenere.

Tornerà in Sicilia?

Nonostante tutto la Sicilia mi ha dato tanto, anche la mia compagna. Lei, che conosce la sua terra, è stata la prima a sollecitarmi a lasciar perdere altri investimenti, altrimenti era pronta ad andarsene di casa. Ma i legami con la Sicilia li ho mantenuti. Con degli amici, su terreni affittati, abbiamo messo delle serre dove si coltivano piccoli frutti. Anche questo contribuisce a tenere aperti i contatti tra il Trentino e la Sicilia.

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