Guerra / Le iniziative

Coldiretti in piazza a Trento per dire no alla guerra: "Svuotiamo gli arsenali, si colmino i granai"

Ricordando anche una celebre frase del presidente Pertini, l'organizzazione agricola invita a manifestare per la pace giovedì 10 marzo, una settimana dopo una analoga iniziativa promossa a Roma dal settore giovani. Intanto l'invasione russa in ucraina sta aggravando gli squilibri di mercato e i prezzi delle importazioni di grano e mais si impennano

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TRENTO. Il mondo dell'agricoltura si mobilita per la pace.

Coldiretti organizza una mobilitazione per il giorno giovedì 10 marzo a Trento per dire no alla guerra e per ribadire alcuni principi cardine per il mondo agricolo quali: “fermiamo la guerra dei prezzi”, “si muore di guerra e di fame”, “svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai".

L'organizzazione comunica che il corteo partirà alle 10 da piazza Fiera alla volta del commissariato del governo, "dove una delegazione incontrerà il Prefetto al quale chiederemo di riportare le nostre istanze a Roma".​

Il 2 marzo scorso diversi rappresentati dei giovani agricoltori trentini erano a Roma, dove si è svolta una grande manifestazione nella quale le nuove leve di Coldiretti hanno voluto dire con forza no alla guerra, rievocando anche il messaggio pacifista lanciato nel 1979 dall'allora presidente socialista Sandro Pertini: “Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai”.

In piazza contro la guerra che cancella vite umane e mette a rischio il futuro di una intera generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino.

A Roma e anche in altre città, con trattori, mucche e campanacci, per dire stop alla guerra e a una fase storica segnata dallo sconvolgimento del mercato mondiale del cibo con il pericolo della perdita del lavoro, della stabilità economica ma anche delle forniture alimentari e dell'inflazione.

I rincari energetici spinti dal conflitto portano i costi di produzione nelle campagne ben oltre il livello della sostenibilità economica mettendo a rischio le aziende agricole, il carrello della spesa delle famiglie e l'indipendenza alimentare del Paese.

I giovani della Coldiretti hanno manifestato indossando i propri indumenti e strumenti di lavoro, dalla tuta e gli stivali di chi accudisce gli animali nelle stalle, alle reti dei pescatori, fino alle tute degli apicoltori. Numerosi i cartelli di protesta, che hanno rispolverato anche vecchi slogan pacifisti, come "Mettete i fiori nei vostri cannoni", che è anche il titolo di una nota canzone degli anni Sessanta.

Secondo Coldiretti, l'aumento incontrollato dei prezzi delle materie prime è entrato in corto circuito con la guerra della Russia in Ucraina, Paesi, entrambi, tra i maggiori esportatori di cereali: insieme rappresentano il 29% dell'export di grano e il 19% di quello di mais.

"In una settimana, dall'inizio della guerra in Ucraina, il prezzo del grano è balzato del 38,6% ma ad aumentare del 17% e stato anche il prezzo del mais e del 6% quello della soia destinati all'alimentazione degli animali negli allevamenti - spiega l'organizzazione sulla base delle quotazioni alla borsa merci di Chicago, punto di riferimento mondiale del commercio dei prodotti agricoli - Il contratto future più attivo sul grano ha chiuso a 11,91-1/4 dollari per bushel (27,2 chili) ai massimi da marzo 2008 mentre il mais a 7,6 dollari per bushel al top da 10 anni e la soia a 16,78 dollari per bushel.

A pesare è - sottolinea ancora la Coldiretti - la chiusura dei porti sul Mar Nero che impediscono le spedizioni e creano carenza sul mercato".

Una risposta per l'organizzazione di categoria può arrivare dagli accordi di filiera.

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