Ambiente / Il tema

La Provincia dice no a bicchieri e piatti monouso, per ridurre plastica e rifiuti. Ma le aziende del settore fanno ricorso al Tar

La rivoluzione in due tappe, con la nascita del marchio Ecoristorazione Trentino. Lo stop all'uso di prodotti monouso sarà in vigore dal luglio 2022 per tutti gli eventi organizzati, finanziati o patrocinati dall'ente pubblico. Dal gennaio 2023 estensione a tutti i servizi di somministrazione e vendita (automatica e non) di alimenti e bevande all'interno di tutti gli enti pubblici trentini

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di Domenico Sartori

TRENTO. Dal primo luglio, scatterà in Trentino il divieto di utilizzo della plastica monouso, in applicazione della delibera della giunta provinciale del 3 dicembre scorso, che ha individuato i cosiddetti "Cam", i criteri ambientali minimi, vale a dire le misure per la riduzione delle plastiche e dei prodotti monouso negli acquisti pubblici, nella ristorazione e negli eventi.

Lo stop all'uso di prodotti monouso sarà in vigore dal luglio 2022 per tutti gli eventi organizzati, finanziati o patrocinati dalla Provincia e dagli enti collegati e per ottenere il marchio "Ecoristorazione Trentino" e, dal gennaio 2023, per tutti i servizi di somministrazione e vendita - automatica e non - di alimenti e bevande all'interno di tutti gli enti pubblici trentini.

Diventeranno inoltre obbligatori puntuali aggiornamenti per ridurre la produzione dei rifiuti.

Apriti cielo! La "rivoluzione" è stata impugnata, con un ricorso al Tar di Trento, dalle più grosse imprese della filiera della plastica, della distribuzione automatica e del beverage. Il ricorso, teso a fermare le limitazioni imposte dalla Provincia e firmato dall'avvocato professor Giuseppe Franco Ferrari del foro di Milano, invoca pure la violazione di sedici articoli della Costituzione.

Le imprese giudicano «del tutto abnorme» il provvedimento della giunta Fugatti, pur orientato a salvaguardare l'ambiente.

Nelle motivazioni della "rivoluzione", la giunta fa riferimento alla "Direttiva Sup", la direttiva europea sulle plastiche monouso del maggio 2019.

Quattro le ragioni della scelta: c'è una crescita costante dell'utilizzo di materie plastiche; c'è un basso tasso di riciclo delle stesse; c'è un'elevata dispersione negli ecosistemi acquatici e terrestri di microplastiche e rifiuti derivanti da prodotti in plastica (in particolare monouso); ed il contributo crescente della filiera delle materie plastiche ai cambiamenti climatici è evidente.

L'obiettivo della Provincia è quindi chiaro: ridurre la produzione di rifiuti.

Perché «la sostituzione di prodotti monouso in plastica con analoghi prodotti monouso reale a partire da materiali alternativi (alluminio, acciaio, vetro, poliaccoppiati, bioplastiche, etc,), fatta prescindendo dal contesto e da valutazioni sugli impatti legati all'intero ciclo di vita dei materiali con i quali sono realizzati i prodotti, non è di per sé una scelta sostenibile».

Per la Provincia, in coerenza con il paradigma della economia circolare, può anzi essere fuoviante l'espressione plastic free, in quanto «si presta allo spostamento dell'attenzione dal modello di produzione e consumo (l'usa e getta) al materiale impiegato per la fabbricazione dei prodotti», quando invece «l'obiettivo primario da perseguire deve essere una drastica riduzione dei rifiuti, in particolare di quelli derivanti da prodotti monouso, e del consumo di risorse naturali associato al ciclo di vita dei relativi prodotti, promuovendo l'impiego di prodotto riutilizzabili».

Da qui la fissazione delle nuove misure, pensate anche per incentivare nuovi modelli imprenditoriali e prassi operative coerenti con l'obiettivo indicato.

A contestare davanti al giudice amministrativo tale impostazione sono Federazione Gomma Plastica, che rappresenta il settore (45 mila addetti), Flo spa (produzione stoviglie in plastica monouso e bicchieri), Isap Packaging spa (stoviglie monouso e packaging), Confida (distribuzione automatica), Aesse Service srl di Lavis (1.800 clienti e 2.500 distributori di alimenti e bevande installati in Trentino), UnionFood, Mineracqua, Assobibe (bevande analcooliche) e Sanpellegrino spa (beverage, 1.400 addetti).

A loro dire, la delibera della Provincia è illegittima perché non è stata accompagnata da una istruttoria specifica e invade e lede «specifiche competenze del legislastore comunitario e nazionale». In primo luogo, le misure adottate in via amministrativa sarebbero «in contrasto con la normativa comunitaria vigente in materia di prodotto monouso». Secondo la citata direttiva Ue del 2019, annotano le imprese di settore, «dove le alternative sono facilmente disponibili e convenienti, i prodotti "usa e getta" saranno effettivamente esclusi dal mercato (art. 5), ma con un approccio graduale (artt. 17 e 18)».

Un approccio graduale e «coinvolgente l'industria stessa».

Troppo rapido, per le imprese, il cambiamento imposto.

Viene infatti citato il piano di azione dell'Unione europea per l'economia circolare che, per quanto riguarda produzione e uso della plastica, pone «l'obiettivo della riciclabilità di tutti gli imballaggi di plastica entro il 2030». Inoltre, per le imprese ricorrenti, «nessuna norma nazionale legittima un intervento quale quello attuato dalla Provincia autonoma di Trento».

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