Allarme / Il processo

Infiltrazioni mafiose nel porfido, patteggiamento per due imputati. Sindacati e "Libera" parti civili

Anche un terzo imputato ha chiesto il rito alternativo, mentre per gli altri 15 il processo si aprirà il 13 gennaio prossimo. Fillea Cgil e Filca Cisl: "Molteplici episodi di gravissimo sfruttamento, violenze, minacce ai danni di almeno 13 lavoratori"

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TRENTO. Patteggiamento accordato, ma non ancora ratificato, per due dei 18 imputati dell’indagine Perfido, sulle infiltrazioni della ’ndrangheta nelle cave trentine.

Come da istanze presentate, potranno accedere al rito alternativo Giuseppe Paviglianiti, 60 anni, e Arafat Mustafà, 44 anni.

Per i due patteggiamenti, subordinati al risarcimento alle parti lese e alla derubricazione del reato (dall'attuale articolo 416 bis riguardante associazione di tipo mafioso alle fattispecie di cui all'articolo 418), è fissata per il prossimo febbraio l'udienza riguardante la ratifica.

Per Pavigliani la pena prevista è sotto i due anni, per Rafat attorno ai due anni.

Per un terzo imputato che ha chiesto i riti alternativi, Saverio Arfuso, 49 anni, non si è ancora giunti a una decisione.

Per gli altri imputati, per cui era stato disposto il giudizio immediato, il processo partirà a gennaio.

Sempre oggi, 15 dicembre, nel corso dell'udienza, il giudice ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile di tre operai cinesi, di Fillea Cgil, Filca Cisl e dell'associazione Libera.

Una richiesta analoga - annuncia una nota unitaria dei sindacati - verrà avanzata il prossimo 13 gennaio quando si aprirà il processo in Corte d'assise.

"Dalle indagini - spiegano Sandra Ferrari con Giampaolo Mastrogiuseppe per Fillea e Fabrizio Bignotti con Filca - sono emersi e sono documentati empiricamente molteplici episodi di gravissimo sfruttamento, violenze, minacce ai danni di almeno 13 lavoratori.

Un quadro sconcertante di fronte al quale i nostri sindacati non possono restare indifferenti.

È nostro dovere tutelare i diritti dei lavoratori. In questo caso questi diritti sono stati calpestati ed è fondamentale prendere posizione.

Ci auguriamo che altrettanto facciano oggi e a gennaio la Provincia di Trento e le amministrazioni comunali coinvolte.

Non farlo equivarrebbe a voltare lo sguardo da un'altra parte e di fronte ad episodi di criminalità come quelli documentati non è ammissibile.

Non dobbiamo cedere in alcun modo alle infiltrazioni della malavita organizzata sul nostro territorio. Di più dobbiamo contrastarla anche con prese di posizioni nette che non lasciano spazio ad ambiguità alcuna".

La Procura della Repubblica ha documentato più episodi di minacce, violenze fisiche, ricatti e salari non pagati o pagati in minima parte.

Gli imputati avrebbero approfittato della situazione di debolezza in cui si trovavano i lavoratori vessandoli.

Si tratta di lavoratori stranieri, che spesso non conoscevano la lingua italiana e che vivevano in una situazione economicamente precaria.

"Prendiamo posizione in coerenza con il valore della legalità e contrasto alla criminalità sanciti dagli statuti delle nostre organizzazioni", concludono i sindacalisti.

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