Lutto / Persone

Morto Paolo Bari, insegnante, storico, anarchico, sportivo protagonista del basket, uomo  integerrimo e dal grande cuore

Aveva 68 anni, ed è stato un protagonista della società trentina, anche se non amava i riflettori ha seminato ovunque i suoi valori di purezza e coerenza senza compromessi

di Gigi Zoppello

TRENTO. Il Trentino da oggi è più povero, e perde una grande personalità: è morto Paolo Bari, 68 anni, uomo che non amava i riflettori ma ha pervaso con la sua rettitudine e grandezza d'animo molti settori della nostra società.

Giocatore e dirigente di basket, insegnante, giornalista, studioso di filosofia e storia, intellettuale ed anarchico pacifista.

Non basta un elenco di sostantivi per definire la figura di Bari. Perché è stato soprattutto un uomo buono, intelligente, che non ha mai accettato compromessi e non è mai stato - neanche per un minuto - un opportunista.Lo ricorda la moglie Flavia Andreatta: «La cosa che vorrei ricordare di lui, soprattutto, è la sua nobiltà d'animo, che forse non tutti hanno capito: la sua capacità di non scendere mai a compromessi, Paolo era un "duro e puro", ma puro davvero, e questo è un valore perduto in cui oggi sembra non credere più nessuno».

Paolo Bari aveva ricevuto quattro anni fa la diagnosi di una terribile malattia, che non ne ha frenato - per quanto gli è stato possibile - l'entusiasmo.

Pensionato dopo decenni di lavoro nella scuola, era ancora impegnatissimo in tante iniziative che curava, con il Museo Storico, e che non tutte è riuscito a portare a compimento.

Figlio di Deodato Bari, ufficiale e profugo giuliano, Paolo Bari aveva studiato prima filosofia, poi storia contemporanea, ottenendo due lauree magistrali.

Come storico, ha indagato per tutta la vita soprattutto la vicenda risorgimentale dei "Ventuno", e la storia dell'anarchismo in Trentino, alla quale intendeva dedicare una mostra a cui stava lavorando con gli storici Mirko Saltori e Rodolfo Taiani, ai quali ha donato tutta la sua biblioteca.

Ma essendo un intellettuale a tutto campo, aveva anche trasformato la sua passione per i fumetti di Tex (custodiva gelosamente una collezione completa degli albi) in una mostra a tema.

Ma Paolo Bari è stato anche in mezzo agli "ultimi": per sua scelta, fin dall'inizio della carriera da docente, aveva voluto fare scuola alle serali, ai lavoratori che volevano ottenere la Terza Media, poi agli stranieri, ed ai carcerati.

L'attenzione agli "ultimi", in definitiva, è sempre stata la sua linea guida. Senza compromessi e comodità.Da giornalista ha collaborato molti anni per la "Pagina della scuola" dell'Adige, e da lì era poi passato a collaborare con la rivista della scuola trentina, "Didascalie".C'è poi il capitolo dello sport: nel 2019 la Federazione Pallacanestro lo aveva insignito del premio alla carriera per "la disponibilità e la dedizione per il basket che ha dimostrato negli anni quale dirigente della società Cus Trento".

Bari aveva giocato nella gloriosa Dolomiti basket, da ragazzino.

Poi passò all'Orione, e per un periodo al Rangoni e infine approdò al Cus Trento come giocatore.

Un amore per il basket che ha poi continuato essendo esempio e sprone per tanti giovani nel Cus. Da dirigente, inizialmente con la squadra precedente, poi riportò il sodalizio alla sua natura, quella di studenti universitari. Con questi ragazzi riuscì ad arrivare in serie D e centrò un playoff per la serie C.Coerentemente con il suo pensiero, e la sua dedizione agli "ultimi", recentemente - in collaborazione con Aquila Basket - aveva anche messo insieme una squadra di ragazzi immigrati e profughi, che per un periodo gareggiò nei campionati regionali con una deroga della Federazione, dato che non potevano essere tesserati.

La malattia negli ultimi anni aveva frenato la sua energia, ma finché ha potuto ha provato ad andare avanti, con gli studi, con l'organizzazione, con le proposte.

Alla moglie confidava spesso il suo rammarico per non poter completare i progetti iniziati, ma a 68 anni era ancora pieno di interessi, di entusiasmo e - come per tutta la vita - di autentica passione.

La mostra sui fumetti di Tex era riuscito a portarla a compimento.

Ora, in sua memoria, si spera di vedere quella sulla storia dell'anarchismo in Trentino, alla quale ha lavorato praticamente per tutta la vita, fin da quando - da giovane - andava regolarmente a Verona a prendere il plico di copie della Rivista Anarchica da consegnare per la distribuzione alla Rivisteria di via Mazzini.

Ed anche questo zelo definisce Paolo Bari: un uomo retto, fedele ai suoi ideali di giustizia, uguaglianza e libertà.

Paolo Bari verrà sepolto con una cerimonia in forma privata.

Lascia la moglie Flavia, i fratelli Antonio, Francesco, e la sorella Marinella.

 

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