Emigrazione / Trentini all’estero

Direttamente da Pechino, la straordinaria esperienza di un trentino che lavora per un ente finanziario del governo cinese

Continua il viaggio alla ricerca delle storie dei trentini che si stanno facendo onore all’estero: questa volta è il turno di Matteo Giovannini

STORIE Le interviste dei giovani trentini all'estero

PECHINO. Si chiama Matteo Giovannini, ha 41 anni, è nato a Trento dove ha vissuto i primi due decenni della sua vita. Una volta diplomato al liceo scientifico Da Vinci si è trasferito a Milano dove si è laureato in economia e commercio all’Università Cattolica e ha poi conseguito un master in management multimediale organizzato da IULM e Mediaset.

Nel 2013 si è trasferito in Cina nella città di Dalian grazie a una borsa di studio e in seguito ha conseguito un master in business administration (MBA) a Pechino. Dal 2015 lavora sempre a Pechino presso la principale banca cinese (ICBC) dove si occupa di project financing. È l’unico italiano che lavora per un'entità finanziaria del governo cinese in Cina. Si è raccontato all’Adige attraverso Mondotrentino (26 ottobre)

Da dove è nata la tua passione per la Cina, tanto da indurti poi a trasferirti in Asia?

Inizialmente ero affascinato dalle produzioni cinematografiche di Hong Kong (focalizzate sulle arti marziali e sul genere poliziesco) e seguivo di frequente i film che venivano mostrati sul digitale terrestre il martedì sera.

Da quel momento in poi ho iniziato a provare il cibo nella Chinatown di Milano, mi sono iscritto a corsi serali di lingua organizzati dal comune di Milano e poi dall’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano, e infine a corsi serali di Tai Chi. L’assegnazione di una borsa di studio tramite l’Istituto Confucio è stato l’evento che mi ha spalancato le porte del Paese.

Potresti farci un quadro sulla Cina in cui vivi, la differenza tra Pechino, Shanghai e Hong Kong, come è organizzato lo stato cinese e quali sono i punti di forza e i punti critici di questo Paese?

Vivo una vita normalissima fatta di lavoro, sport quotidiano (tennis, palestra e piscina) e famiglia. La principale differenza tra le città citate è che Pechino è il centro della politica, del potere, dell'università e della cultura, ma pure il luogo dove si trovano la banca centrale, le autorità regolatorie e le grandi aziende di stato. Può essere paragonata a Roma.

Shanghai invece è molto più internazionale, dedita al commercio, alle multinazionali, alla moda ed è sede della borsa. Può essere paragonata a Milano. Hong Kong è totalmente differente dato che ha un sistema giuridico e politico diverso che le consente di avere un ruolo preponderante nell’attrarre capitali dall’estero e come porta di ingresso al mercato cinese. La città è ancora oggi uno dei centri finanziari più importanti al mondo.

Pechino e Shanghai si completano, mentre Hong Kong sarà riassorbita dalla Cina all’interno del progetto Greater Bay Area che collega Hong Kong con Macao e la provincia del Guangdong nel sud della Cina dove sono presenti città come Guangzhou e Shenzhen.

Ci hai raccontato che hai sposato una donna cinese, quali sono le differenze principali che hai notato in una famiglia cinese rispetto a quella italiana?

Potrà sembrare strano, ma non ho notato grandi differenze. Il concetto di famiglia è molto sentito in Cina ed è una caratteristica che rende il popolo cinese simile a quello italiano. L’aggregazione familiare durante le feste, le celebrazioni, il rispetto e la cura degli anziani, l’attenzione per i figli e per il loro futuro, sono tutti aspetti che ci accomunano e che spiegano il legame di lungo termine tra le due civiltà.

Molti pensano che sia difficile per uno straniero essere accettato da una famiglia cinese per ragioni culturali e razziali. Io credo che dipenda molto dall’individuo e dal livello di apertura mentale che uno ha nell’approcciare un modo diverso di vedere la vita e un modo di comunicare meno diretto e più ricco di significato.

Quali sono i passi che stai facendo ora, a parte il lavoro, cos'è per te più importante da realizzare?

Dopo aver speso degli anni per approfondire la lingua e avere sviluppato una maggiore conoscenza degli aspetti culturali sia in ambito aziendale che famigliare, il mio prossimo obiettivo è il conseguimento della “green card” (che mi consentirebbe maggiore mobilità a livello di entrata e uscita dal Paese, specie in uno scenario post-Covid, oltre a una serie di privilegi che spettano solo ai cittadini cinesi in patria).

Al momento sono impegnato nella raccolta del (tanto) materiale richiesto per poter fare domanda. Credo che nel mondo post pandemia avere in tasca un passaporto importante come quello italiano e la green card cinese offrano opportunità in chiave professionale in termini di maggiore mobilità ed accesso diretto e senza restrizioni alla futura prima economia mondiale.

Il tuo lavoro ti appaga, cambieresti qualcosa? Hai in mente nuove esperienze lavorative per il futuro?

Ho imparato veramente tanto in questi 6 anni in ICBC e considero un privilegio il fatto di poter essere l’unico straniero in azienda. Considerando che il governo ha un ruolo preponderante nella vita e nelle dinamiche economiche di questo Paese, la possibilità di vedere le cose da dentro mi permette di avere una visione e comprensione dei meccanismi decisionali politici ed economici senza il filtro di informazioni ottenute da fonti terze (come capita invece a chi dall’Italia commenta o scrive libri sulla Cina).

In termini di esperienze future per ora penso che il mio percorso cinese non sia ancora giunto al termine e la continuazione qui credo non possa fare altro che garantire ulteriormente solidità reputazionale oltre a consentirmi di continuare a sviluppare un network di contatti in ambito accademico e finanziario che può essere utile per il proseguimento della carriera.

In futuro potrei pensare di servire il mio Paese nelle relazioni economiche e politiche con la Cina, ma per ora la vedo come una opportunità remota.

Cosa ti porta e cosa ti ha portato ad essere ora quello che sei, ti ritieni soddisfatto?

Determinazione, perseveranza, sacrificio, visione di lungo termine, ascolto della propria voce interiore e non ascolto dei giudizi esterni. Ho imparato che ascoltare i consigli delle persone che hanno più esperienza è importante, ma che alla fine ognuno ha un percorso unico di vita e delle aspirazioni differenti. Mi ritengo soddisfatto dato che uno ad uno ho realizzato e continuo a realizzare i sogni che mi ero prefissato partendo da Trento.

Vivere cercando di migliorarsi giorno dopo giorno attraverso obiettivi intermedi (che vanno ricalibrati a seconda degli scenari che cambiano) rappresenta l’energia che conduce poi nel lungo termine a realizzare i grandi sogni. Ho lasciato un posto a tempo indeterminato in Italia e mi sono messo in gioco in una dimensione globale.

Ora da straniero in terra straniera ho appena firmato un contratto a tempo indeterminato con ICBC dimostrando che rimanere bloccati nel proprio Paese, in una azienda, in una posizione, limita di tanto le prospettive di crescita e i sogni che ognuno di noi ha. Bisogna solo avere coraggio, ma soprattutto pianificare ogni passo facendo una analisi dettagliata dei pro e contro prima di prendere una decisione.

Come hai vissuto questi ultimi due anni di Pandemia soprattutto se ci vuoi parlare della seconda ondata sia al lavoro che nella vita personale, quali restrizioni ci sono state nel Paese e come le hai vissute?

Qui in Cina non c’è mai stata una vera seconda ondata. Dopo una prima ondata a partire da inizio 2020 ci sono stati solamente casi sporadici e prontamente circoscritti e neutralizzati sul nascere. Il periodo di lockdown per me è durato circa 4 mesi durante i quali ho lavorato da casa.

Poi piano piano siamo rientrati a scaglioni e in giorni alterni per mantenere le distanze in ufficio e mangiando i pasti alla scrivania.

A partire da settembre dello scorso anno in poi siamo tornati alla normalità e oggi lavoriamo gomito a gomito senza indossare mascherine. In tema di vaccini sia la mia banca che quella per cui lavora mia moglie non hanno mai obbligato i dipendenti a sottoporsi al vaccino, ma hanno sempre chiesto di esprimere la propria scelta volontariamente (senza conseguenze).

Come si vive la situazione coronavirus attuale in Cina e qual è la situazione legata alle vaccinazioni?

La situazione in Cina è sotto controllo per via di una politica di restrizioni che non sarebbe perseguibile nelle moderne democrazie e per via di un obiettivo dichiarato di zero contagiati che limita ancora oggi l’apertura dei confini con il resto del mondo. La situazione vaccini è complicata. In Cina ci si può vaccinare con due vaccini locali Sinopharm e Sinovac, mentre i vaccini stranieri non sono stati ancora approvati.

Allo stesso tempo i vaccini cinesi, approvati dal WHO per uso di emergenza, non sono stati inseriti nel green pass europeo. Questa situazione, oltre alla difficoltà di trovare voli a prezzi ragionevoli, rende le opportunità di viaggio e scambio tra italiani in Cina e italiani in Italia problematico almeno fino al 2022 inoltrato. Mentre gli Stati Uniti ora accettano turisti vaccinati con vaccino straniero, l’Europa rimane chiusa.

Allo stesso tempo la Cina non intende approvare vaccini stranieri che possano competere con quelli domestici. La soluzione andrebbe trovata con entrambe le parti che fanno un passo indietro (Europa che inserisce i vaccini cinesi nel green pass e Cina che approva i vaccini stranieri). Temo però che l’esitazione sia data dal fatto che nessuno vuole fare il primo passo, a discapito della gente comune.

Delle best practice - sia sull’ambiente di lavoro, che nella società, o nella gestione del territorio - che hai potuto osservare e vivere in prima persona in giro per il mondo cosa vorresti portare in Trentino? Di cosa ha bisogno il Trentino secondo te?

Credo che la differenza più evidente tra la Cina e l’Italia in generale sia nella selezione della classe politica. Nel nostro Paese si può, con fattori fortuiti, diventare ministro senza avere un percorso educativo o di carriera adeguato. In Cina questo sarebbe impensabile.

I politici lo sono di professione e procedono nel percorso secondo un piano predefinito e gerarchico che li porta dal villaggio alla città alla provincia al governo centrale. Il tutto dopo decenni di esperienza sul campo. Inoltre, i politici qui hanno una formazione universitaria di tipo tecnico, il che li rende dei tecnocrati e spiega il fatto che la nazione oggi compete con gli Stati Uniti nelle maggiori tecnologie del futuro come la robotica e l’intelligenza artificiale.

Un punto di forza del sistema governativo qui è che essendo un partito unico non deve perdere tempo in campagne elettorali e si può permettere di lavorare su piani di lungo termine con meeting annuali che pianificano il quinquennio successivo. In Italia la breve durata di una legislatura non consente di fare pianificazioni di lungo termine, considerando tempi di insediamento iniziali e campagne elettorali intermedie e a fine legislatura.

L’Italia potrebbe pensare di cambiare la visione da breve a lungo termine, ma implicherebbe un cambio di atteggiamento da parte dei singoli anteponendo il bene comune al proprio tornaconto.

Che consiglio daresti a chi, leggendoti, vorrebbe provare a lavorare in Cina?

La Cina di oggi è molto diversa dalla Cina di quando sono arrivato qui nel 2013. Per uno straniero è diventato sempre più difficile sviluppare una carriera qui per via di un maggiore livello competitivo dei cinesi che, una volta aver completato gli studi all’estero, sono rientrati nella madrepatria. In futuro temo la Cina rimarrà un Paese dove venire come studente per imparare la lingua ed avere una infarinatura degli aspetti culturali ma, eccetto poche opportunità in aziende private con ambizioni internazionali, non esistono ad oggi serie prospettive di carriera.

In poche parole, se fossi arrivato oggi in Cina e non nel 2013 avrei completato la borsa di studio ed eventualmente l’MBA, ma poi sarei dovuto rientrare in Italia per proseguire il percorso lavorativo.

Vuoi lasciare un messaggio ai trentini?

Il Trentino rimane una delle più belle regioni in Italia e in Europa, ma si è giovani una volta sola e il mondo è grande e variegato. Avere il coraggio di provare qualcosa di diverso rappresenta una opportunità unica di crescita e di cambio di prospettiva.

Non importa se sia un semplice programma Erasmus o una vera e propria esperienza da espatriato. Entrare in contatto con un Paese, una cultura, una lingua e delle persone differenti ci porta a sviluppare un approccio decisionale meno freddo e analitico e più umano.

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