Lavoro / Lo scontro

Operaie «costrette» a lavorare per rimediare l’errore? Sft: «Non è vero». I sindacati: «Convocate una per una, senza difesa»

Continua la polemica sull’episodio alla cooperativa frutticola di Romagnano: il direttore spiega la versione aziendale, ma Cgil e Cisl confermano tutte le accuse

IL FATTO Obbligate a lavorare gratis un'ora e mezzo dopo un errore su un ordine

TRENTO. Ha fatto il giro d’Italia, e sui social, la vicenda denunciata dai sindacati delle lavoratrici della cooperativa frutticola SFT di Romagnano, costrette a prolungare l’orario di lavoro per «rimediare» all’errore di confezionamento di un lotto di mele.

Una ricostruzione «non corretta», secondo il direttore della SFT. Che affida la versione aziendale ad un comunicato stampa. Stranamente firmato dal Direttore Generale Massimiliano Govoni e non dal Presidente.

«Corretta ricostruzione dei fatti di Giovedì 21/10/2021. SFT: Società Frutticoltori Trento, soc. coop. dopo attenta valutazione di quanto riportato dalla stampa in questi giorni, con particolare riferimento alla ricostruzione dell'episodio che ha destato tanto clamore mediatico, deve evidenziare che quanto descritto da alcune fonti e riportato sui media, non corrisponde al vero e ritiene opportuno chiarire quanto segue. 

In data giovedì 21 ottobre scorso, nella fascia oraria ordinaria dalle 15.30 alle 17 (durante il loro usuale turno di lavoro) otto addette delle linee di confezionamento sono state chiamate ad intervenire eccezionalmente e d'urgenza in reparto spedizioni, per la revisione qualitativa e la sistemazione di un carico di mele già pronto per la partenza in container. Ciò è avvenuto a seguito di una verifica qualitativa in autocontrollo, che ha dato esito negativo, in quanto il prodotto in partenza non era conforme alle specifiche dell'ordine del cliente. 

Il tempo impiegato dal personale per l'intervento di sistemazione del prodotto secondo le specifiche dell'ordine, in quanto all'esterno alle linee di confezionamento ordinarie e su una commissione formalmente già chiusa, è stato contabilizzato a parte per non influenzare il sistema automatico di registrazione dei tempi di lavoro. Pertanto le lavoratrici hanno lavorato percependo l'ordinaria retribuzione anche per questa lavorazione, che è stata regolarmente contabilizzata sin da subito. 

SFT non ha assolutamente mai comunicato alle suddette dipendenti, né in quel frangente, né successivamente, che il lavoro non sarebbe stato retribuito, né ha mosso od intende muovere contestazioni o infliggere “punizioni” alle stesse dipendenti, che peraltro non ritiene responsabili per l'accaduto. Inoltre le lavoratrici in questione non sono state riprese o redarguite per detto episodio 

La Direzione ha già chiarito con le lavoratrici che non vi è stata né vi è alcuna intenzione di derogare ai corretti rapporti di lavoro o di violare i diritti delle stesse, volendo perseguire la massima serenità e collaborazione sul posto di lavoro nell'interesse della società cooperativa. 

E' infatti interesse di SFT continuare a promuovere, come strategia di crescita aziendale, un ambiente di lavoro sereno, di qualità e ben organizzato. 

Ciò a definitivo chiarimento dell'episodio in questione. Si precisa inoltre che le circostanze qui riportate possono essere confermate dal personale presente all'episodio, nonché dalla documentazione aziendale, nell'ottica della massima trasparenza possibile» conclude Massimiliano Govoni.

Immediata la controreplica del sindacato.

«In merito alla replica, tardiva, della direzione aziendale sui fatti accaduti la scorsa settimana nel magazzino Sft di Romagnano che hanno visto punite ingiustamente 8 lavoratrici, Fai Cisl e Flai Cgil precisano che i fatti, così come esposti dal sindacato, rispecchiano quanto avvenuto nello stabilimento il 21 ottobre scorso. La marcia indietro dell’azienda è avvenuta solo a seguito della denuncia pubblica ad opera del sindacato, al fine di giustificare un comportamento che resta scorretto, perché va contro le leggi e i contratti.

Le organizzazioni sindacali chiariscono, inoltre, che nella denuncia pubblica di quanto accaduto è stato perseguito l’esclusivo obiettivo di tutelare i diritti, la dignità e la salute delle lavoratrici e tutti i fatti resi noti sono documentati.

Entrando nel dettaglio dei fatti, Flai e Flai contestano il tentativo aziendale di giustificare la timbratura in uscita (cioè di fine lavoro) come modalità per quantificare il tempo impiegato per sistemare il carico. Se così fosse, l’Azienda avrebbe dovuto consentire la timbratura successiva in entrata alle otto lavoratrici né sarebbe stata necessaria una lettera, solo lunedì 25 ottobre e quindi tre giorni dopo la denuncia pubblica, in cui la direzione dichiarava che le ore sarebbero state retribuite regolarmente.

Fai e Flai ribadiscono che quanto accaduto è gravissimo e ingiustificabile. Obbligare le operaie a certificare l'uscita dal lavoro e contemporaneamente a restare per altri 90 minuti su suolo aziendale lavorando senza che nulla certificasse la loro presenza sul posto di lavoro, non ha garantito loro nemmeno la copertura assicurativa prevista in caso di incidenti o infortuni. Un comportamento che ha messo a rischio lavoratrici e azienda. Ci si chiede dunque se il comportamento assunto dalla direzione aziendale sia condiviso dai soci. Se è così li riteniamo concordi ad un sistema di gestione del personale che mortifica chi lavora oltre a non rispettarne i diritti.

Infine le due sigle sindacali rendono noto che i comportamenti anomali e poco trasparenti, al limite del lecito, continuano. Oggi la direzione ha convocato le lavoratrici coinvolte, una alla volta, per un colloquio individuale, mettendole in una situazione di pressione psicologica evidente. Alle stesse è stato chiesto il consenso di registrare l'incontro rifiutando però di condividere il file. Anche questo è normale?

Perché non è stato convocato l’intero gruppo insieme? Perché non si è data la possibilità di far partecipare un rappresentante sindacale? Attendiamo precise e trasparenti informazioni in merito» affermano  Katia Negri, segretaria provinciale Fai Cisl, ed Elisa Cattani, segretaria provinciale Flai Cgil.

 

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