Sanità / Lo scontro

Green pass in ospedale, il rifiuto dei coordinatori: "Noi non faremo i controlli sul personale"

Critiche all'Apss per le modalità stabilite per le verifiche dei certificati. Da oggi probabili disservizi a fronte delel difficoltà a far quadrare i turni, con molte assenze e l'incognita del pass obbligatorio

OSPEDALI I sindacati: in Trentino possibile paralisi nella sanità
TAMPONI Green pass, via libera ai test a pagamento anche all'Apss

PROTESTA Il 15 ottobre in duemila nel corteo anti green pass a Trento

di Matteo Lunelli

TRENTO. I coordinatori infermieristici hanno detto no.

Un rifiuto netto e compatto all'ipotesi che dovessero essere loro a controllare, a partire da questa mattina i green pass nei vari reparti ospedalieri.

Ieri mattina, in una riunione fiume alla quale ha partecipato anche il direttore del Sop Pier Paolo Benetollo, i professionisti di Santa Chiara, villa Igea e villa Rosa (sono un centinaio considerando tutti gli ospedali della provincia), hanno spiegato che in questa fase i loro compiti sono ben altri.

D'altra parte semplicemente e solamente fare i turni, coprire i "buchi", gestire le malattie che "fioccano", non è per nulla facile. Così hanno risposto che loro non saranno a disposizione per questo ennesimo incarico. Un "no" in qualche modo storico, pronunciato in maniera unitaria. Ieri pomeriggio all'ingresso del Santa Chiara, a seguire la conferenza stampa indetta dai sindacati in fretta e furia dopo le «ennesime non risposte dell'Azienda, che continua a dire che va tutto bene quando non è così», c'era anche un gruppo di coordinatori e coordinatrici, reduci appunto dal lungo incontro.

E hanno fatto una fotografia decisamente preoccupata e preoccupante della situazione.

A chi chiedeva loro se avessero paura di eventuali reazioni aggressive da parte di chi non risultava in possesso del green pass, hanno risposto con un'amara verità: «La paura, tra virgolette, è quella di dover richiamare in servizio colleghe e colleghi che sono a riposo o in ferie. Lo dobbiamo fare già da tempo e, nonostante lo straordinario impegno e spirito di sacrificio di tutti, adesso sta diventando pesante dover chiedere alle persone di rinunciare ai loro giorni liberi».

La priorità di coordinatori e coordinatrici in questo momento è riuscire a garantire le cure ai pazienti: «dei disservizi ci saranno sicuramente. La coperta è davvero corta, siamo ben oltre il limite in tantissimi reparti. Sono già stati ridotti i posti letto in varie strutture, ci sono stati reparti unificati, come oncologia e radioterapia, per poter "prestare" personale e continuiamo a chiedere sacrifici a tutti. Non è facile».

La soluzione, dicono, sarebbe stata quella di provvedere alle sospensioni quando sono state fatte nel resto d'Italia, ovvero un mese fa, in modo da arrivare alla data di oggi con organici già definiti e senza la difficoltà di gestire all'ultimo secondo.

Nella tarda serata di ieri, alla luce dell'inatteso rifiuto, l'Azienda sanitaria è corsa ai ripari: la soluzione "tampone" prevede il coinvolgimento del Dipartimento prevenzione che fornirà un supporto concreto nei controlli del green pass, oltre al contributo del servizio mensa e di controlli incrociati predisposti dai direttori di unità complessa.

Tornando ai sindacati, davanti al Santa Chiara c'erano Cgil, Cisl, Uil, Nursing Up e Fenalt (tra i tanti rappresentanti dei lavoratori Luigi Diaspro, Beppe Pallanch, Paolo Panebianco, Fabio Lavagnino, Gianna Colle, Giuseppe Varagone). Uniti nel dire che «non va tutto bene. Ci aspettavamo risposte e organizzazione, invece l'Azienda sanitaria ci ha fornito un quadro confuso.

I coordinatori si sono rifiutati, giustamente, di dover controllare e oggi alle 18 non si sa chi deve fare cosa. È un caos totale, con tanti rischi per gli utenti».

Presente anche il consigliere Filippo Degasperi, che con un'interrogazione ha segnalato un caso quantomeno curioso: «L'incontro tra sindacati e Apss su sospensioni e green pass sarebbe stato bruscamente interrotto dopo poche decine di minuti.

Il motivo? L'auditorium dell'ospedale serviva per allestire un banchetto per festeggiare un pensionamento.

Già è singolare che in tempi di Covid si utilizzino strutture nell'ospedale per iniziative ludiche, ma se effettivamente quanto riportato fosse confermato, sarebbe da capire come un buffet risulti più importante di una riunione su temi delicati».

comments powered by Disqus