Covid / Certificato verde

Provincia, l’appello del capo del personale ai dipendenti: mettetevi in regola con il green pass

Chi sarà sprovvisto del certificato verde dal 15 ottobre non potrà accedere al luogo di lavoro e sarà considerato assente ingiustificato senza stipendio. Si attende Roma per capire come dovranno essere fatti i controlli

LAVORO Quanto costerà essere No vax

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. Tutto il personale della Provincia e degli enti strumentali pubblici è invitato a dotarsi di green pass per poter accedere al luogo di lavoro dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre 2021 (attuale termine di cessazione dello stato di emergenza). Lo si legge in una circolare inviata venerdì da Silvio Fedrigotti, dirigente del Dipartimento organizzazione e personale, che sollecita a mettersi in regola e indica le prime disposizioni in vista dell'entrata in vigore dell'obbligo di legge per i lavoratori pubblici e privati che scatterà a metà mese.I dipendenti provinciali, dunque, non fanno eccezione e dovranno rispettare le prescrizioni nazionali.

Il capo del personale della Provincia ricorda infatti che: «L'amministrazione provinciale, al pari degli altri datori di lavoro, potrà dunque richiedere al momento dell'accesso al luogo di lavoro o in qualsiasi altro momento successivo durante l'orario di lavoro di esibire la predetta certificazione».

«In vista dell'avvicinarsi del termine - aggiunge nella sua lettere Fedrigotti - si invita tutto il personale, se già non è in possesso della certificazione, ad attivarsi per poterne disporre per ogni giornata di accesso al luogo di lavoro a partire dal 15 ottobre». L'unica eccezione ammessa riguarda chi può esibire il certificato di esenzione dalla campagna vaccinale. Si ricorda inoltre che chi non è in possesso del green pass o ne esibisce uno non valido verrà considerato «assente ingiustificato» e non deve «n nessun caso accedere al posto di lavoro».

Per il periodo di assenza ingiustificata non è dovuta la retribuzione né altro compenso o emolumento, ma non ci sono conseguenze disciplinari «salvo il caso in cui il dipendente acceda ai luoghi di lavoro in violazione degli obblighi di possesso ed esibizione della certificazione verde», ma può essere contestato l'illecito amministrativo punito con una sanzione da 600 a 1.500 euro.

Per il momento, la Provincia non ha ancora definito chi e come dovranno essere effettuate le verifiche del possesso del green pass perché si attendono i criteri applicativi che entro il 15 ottobre saranno definiti a livello nazionale. E venerdì Fedrigotti ha annunciato ai sindacati che si dovranno attendere quei criteri prima dell'incontro per fare il punto della situazione sull'applicazione operativa delle nuove disposizioni.

«Va chiarito - sottolinea Luigi Diaspro, segretario della Funzione pubblica Cgil del Trentino, - chi sarà individuato come responsabile dei controlli e se verranno effettuati a campione, come consente la legge, o con i totem all'ingresso e tramite una app come avviene per la scuola. Al momento non ci sono indicazioni su questo». E naturalmente, visto che l'obbligo del green pass non coincide con l'obbligo di vaccinazione, non è possibile sapere quanti saranno i dipendenti provinciali e degli enti strumentali della Provincia che il 15 ottobre non si presenteranno al lavoro perché privi di certificato verde e dunque non si può neppure prevedere se ci saranno conseguenze sulle attività e dei servizi ai cittadini.

«A livello nazionale - ricorda il sindacalista della Cgil - si stima che i lavoratori senza green pass siano circa il 20%, in Trentino la percentuale potrebbe essere analoga. L'auspicio è che non ci si trovi di fronte a una situazione esplosiva con conseguenze e si trovi il modo per garantire i servizi pubblici». La Cgil del Trentino come gli altri sindacati è preoccupata per il costo dei tamponi per chi non si vuole vaccinare che ricade sui lavoratori. La circolare del dirigente provinciale Silvio Fedrigotti non dice nulla sullo smart working.

Il direttore generale della Provincia, Paolo Nicoletti, nelle settimane scorse aveva già escluso il lavoro da remoto come modalità per aggirare l'obbligo del green pass. I sindacati restano comunque preoccupati sul futuro dello smart working in generale e chiedono di capire le intenzioni della Provincia. «Ci sono entri strumentali - dice Diaspro - come la Fondazione Mach che stanno richiamando in presenza chi era in smart working senza la condivisione di un percorso e questo è inaccettabile».

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