Diritti / La legge

Ddl Zan: sabato a Trento manifestazione per il sì alle norme contro l'omofobia e altre violenze

Appuntamento in piazza d'Arogno promosso da una serie di associazioni che partecipano alla mobilitazione nazionale a sostegno dell'iniziativa parlamentare osteggiata dalla destra. I promotori: "Non un passo indietro sulla protezione dai crimini di odio basati su sesso, genere, identità di genere, orientamento sessuale, misoginia e abilismo"
L'ANALISI Arcigay e Caritas: il Trentino non è immune da presenze sociali omofobe e xenofobe

TRENTO. Anche a Trento si scende in piazza a sostegno del ddl Zan contro l'omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo in occasione della mobilitazione nazionale diffusa in decine di piazze d'Italia con lo slogan "non un passo indietro".

Lo annuncia ArciGay del Trentino invitando tutti a partercipare: l'appuntamento è per sabato 15 maggio, nel capoluogo, alle 17.30, in piazza d'Arogno.

I promotori sottolineano che si faranno rispettare tutte le misure di prevenzione anti-covid, a cominciare dall'utilizzo della mascherina e dal rispetto della distanza interpersonale.

L'appello è sotto scritto da Arcigay del Trentino, Comitato laici per i diritti civili, I Sentinelli, Rete ELGBTQI del Trentino Alto Adige/Südtirol, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Udu, Arci, Collettivo transfemminista queer, Non una di meno, Anpi, Forumpace, Rete degli studenti medi

"Il Trentino - si legge nella nota che accompagna l'iniziativa - si mobilita ancora una volta per non cedere il passo sulla protezione dai crimini d’odio basati su sesso, genere, identità di genere, orientamento sessuale, misoginia e abilismo.

Il #ddlZan che vuole estendere le aggravanti che derivano della legge “Reale- Mancino”, anche a quei crimini d’odio e discriminazione non soltanto per motivi religiosi, etnici e razziali, ma anche per il sesso, il genere, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e quelli motivati da misoginia e quelli rivolti alle persone disabili.

Crediamo che questa estensione non sia solo necessaria. Ma urgente.

L’Italia è in ritardo sul contrasto dei crimini d’odio e delle discriminazioni fondate su queste dimensioni personali di circa trent’anni. E quella che dovrebbe essere una legge di civiltà incontra incredibilmente ostacoli incomprensibili nel 2021.

Una parte, che noi crediamo minoritaria, della società minaccia l’approvazione di questa norma al Senato.

Norma tra l’altro già approvata alla Camera dei deputati. Se questa fosse anche solo modificata al Senato, di fatto perderemmo l’appuntamento fondamentale con la storia dei diritti umani in Italia. E non possiamo permettercelo, visto la situazione sociale che vive l’Italia rispetto l’odio misogino, l’odio verso le persone LGBTQIA+ e verso le persone con disabilità.

Vogliamo non solo che vengano puniti i delitti contro l’uguaglianza ma che si mettano in cantiere le azioni culturali per un reale cambiamento sociale e le azioni a protezione delle vittime.

Il ddl Zan non può più essere rinviato. Cosa succede? Succede che una legge che avrebbe dovuto vedere l’approvazione unanime in Parlamento è contrastata da gruppi che non vogliono ostacoli alla possibilità di operare discriminazioni basate su alcune dimensioni dell’identità personale.

Alcuni di questi gruppi mirano a bloccare completamente l’approvazione del ddl Zan, come i gruppi cattolici fondamentalisti e le destre fasciste.

Altri invece vogliono eliminare da questo disegno di legge il termine “identità di genere” per potersi sentire liberi di discriminare e opprimere le persone transgender e tutte le persone che vivono una identità di genere diversa da quella attribuita alla nascita.

Non possiamo permetterci una legge che non tuteli le persone trans* e gender creative che sono tra quelle più oggetto d’odio e discriminazione nella società insieme alle donne.

Non solo. Vogliamo affermare pienamente, attraverso anche l’approvazione del ddl Zan, la necessità di una reale e completa applicazione di quanto previsto nella Convenzione di Istanbul, per contrastare violenza e odio contro le donne.

Vogliamo la piena applicazione dei Principi di Yogyakarta, per una tutela piena e senza eccezioni delle persone non cisgender ed eterosessuali. Vogliamo piena tutela e riconoscimento di pari dignità e cittadinanza per tutte le persone con disabilità, non solo tutelandole dall’odio, ma anche con azioni volte a sostenerne la piena autodeterminazione e autonomia.

Vogliamo che lo Stato italiano, attraverso l’adozione del ddl Zan, affermi con chiarezza da che parte sta.

Vogliamo uno Stato che non si faccia intimorire da chi ancora crede legittimo costruire cittadinanze di serie b, se non di serie zeta.

Vogliamo una scelta precisa da parte del nostro Parlamento.

Vogliamo che lo Stato scelga i diritti umani e la tutela di tutti.

Perché tutelare le caratteristiche umane indicate nel ddl Zan significa tutelare tutti e tutte, senza lasciare fuori nessuno. Siamo intransigenti.

Siamo stanche e stanchi. Ma ancora una volta siamo in piazza. Perché vogliamo una legge che non lasci indietro nessuno. Vogliamo un ddl Zan con sesso, genere e identità di genere insieme a orientamento sessuale, misoginia e disabilità.

Vogliamo una chiara stigmatizzazione di chi ancora crede sia legittimo, talvolta divertente, offendere e discriminare qualcuno perché LGBTQIA+, perché donna o perché con una disabilità. O tutto questo insieme.

Noi non ridiamo. Noi siamo arrabbiate e arrabbiati. Non un passo indietro sul ddl Zan. Approvate il ddl Zan subito. Il tempo è scaduto".

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