Covid/ Il lockdown

Il bar che si rifiuta di chiudere, 17 multe di fila al Mesa Verde, ma il titolare va avanti: «Il Tribunale ci darà ragione»

Ma quale «asporto»… Arturo Bruno sventola la Costituzione in faccia agli agenti, ed ha già sommato 10 mila euro di sanzioni, e aderisce al movimento dei «dissidenti» #IoApro (che ha gli avvocati)

IL VIDEO: Il bar di Borgo che resiste agli agenti

di Nicola Maschio

TRENTO. Se non è un record, poco ci manca. Arturo Bruno, titolare del bar Mesa Verde di Trento, ha collezionato ad oggi ben 17 "multe Covid". Il motivo? Presto detto e facilmente intuibile: da circa due mesi Arturo non chiude il proprio locale, rifiutandosi di abbassare le serrande.

Un comportamento dettato dalla necessità estrema di lavorare per pagare le tante spese che, giorno dopo giorno, si accumulano. Ma soprattutto, non vengono sospese. Insomma, quella di Arturo è una delle tante storie che, di questi tempi, stanno scaldando non poco gli animi di ristoratori ed esercenti.

Diciassette multe, dicevamo. Una dopo l'altra, le sanzioni si sono accumulate ma Arturo ha tirato dritto, ignorandole. A conti fatti, dato che la prima multa si attesta solitamente attorno ai 400 euro (se non pagata subito) e le successive sui 600 euro, l'uomo al momento si ritroverebbe a dover pagare circa 10 mila euro di multe.

Cosa spinge dunque a tenere duro in questo modo e, soprattutto, come è possibile che il locale sia ancora aperto? Lo spiega lo stesso Arturo, che insieme ad altre tre attività (La Polveriera di Fornace e due esercizi commerciali con sedi a Borgo Valsugana e Rovereto), da tempo ormai ha deciso di aderire al movimento #IoApro. «Continuiamo ad essere aperti e lavorare normalmente, anche con i clienti, per necessità - ha spiegato il titolare - Abbiamo poi stampato delle magliette con gli articoli della Costituzione italiana, per ricordare alle Forze dell'ordine che questo Paese si fonda sul lavoro e non è possibile impedirlo. Se dovessimo chiudere definitivamente, saremmo costretti a svendere i nostri negozi e, con tutta probabilità, finiremmo per strada. Non si tratta di una protesta: lavoriamo in sicurezza e con attenzione, ovviamente nel rispetto di tutti i protocolli che ci sono stati imposti all'inizio della pandemia».

Nel Mesa Verde, quindi, è come se il tempo si fosse fermato allo scorso ottobre o addirittura alla scorsa estate, quando non vi erano problemi nel consumare un caffè al banco oppure nell'ordinare del cibo al ristorante. Ed in effetti, anche durante il breve tempo di un'intervista, nel locale di Arturo qualche cliente si è palesato, come in una normale giornata di lavoro.

«Non tutti i clienti si fanno problemi, anche se l'ansia che passi qualche poliziotto crea non pochi disagi dal punto di vista psicologico in alcune persone - ha aggiunto il titolare - Ad esempio, mio padre anziano negli ultimi giorni non è riuscito nemmeno a restare in negozio, dove solitamente lavora, per paura di ricevere una o più multe. Queste ultime in realtà ci sono state fatte anche senza clienti nel locale, e avrebbero dovuto imporci la chiusura. Ma visto che è illegale mettere nastri o sigilli all'ingresso e chiuderlo definitivamente, noi ogni giorno abbiamo aperto regolarmente».

Infine, resta il nodo legato alla questione legale: com'è possibile tutto ciò? «Come membri del movimento #IoApro, abbiamo avvocati che si occupano di queste situazioni - ha concluso Arturo - Semplicemente, dopo ogni multa parte un ricorso. Non si tratta di non voler pagare le multe: noi stiamo facendo valere la Costituzione italiana dunque, un domani, contiamo sul fatto che il giudice ci darà ragione».

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