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Scuole dell'infanzia aperte a luglio: Il «no» della Federazione: «Nessun confronto, e al momento non c’è neanche una programmazione»

Lungo documento del presidente Baldessari e della direttrice Stoppini: contestato il metodo, con una imposizione senza dialogo, ed anche la effettiva valenza del «prolungamento»

TRENTO. Lungo e duro documento del Presidente della Federazione delle Scuole Materne del Trentino, Giuliano Baldessari, e del direttore Lucia Stoppini in merito alla ventilata apertura delle scuole materne a luglio.

La nota si intitola  "Funzione e specificità culturale della scuola dell'infanzia".

Si invia – dice la Federazione – quale contributo al dibattito in merito alla proposta del Governo provinciale di prolungare il calendario scolastico.

«Tale documento, predisposto d'intesa con la Giunta e il Consiglio Direttivo della Federazione, esprime la posizione della stessa, sia nella sua componente istituzionale, sia nella sua componente tecnica e organizzativa.

Riteniamo fondamentale, infatti, mettere a disposizione di tutti gli interlocutori in indirizzo una riflessione approfondita, se pure necessariamente sintetica, sull'identità, la natura e la mission che la scuola dell'infanzia ha consolidato negli anni dentro e a favore della comunità trentina tutta. Questo con il forte auspicio di sollecitare e alimentare un confronto serio, responsabile e il più possibile partecipato tra i diversi soggetti politico-istituzionali, professionali e sociali al fine di condividere una posizione comune che sia rispettosa del bene dei bambini e che dia una risposta corretta agli innegabili bisogni di conciliazione delle famiglie».

La nota: «La scuola dell'infanzia, non più intesa come grado preparatorio della scuola elementare o come sostituto della famiglia, si pone, allora, come scuola che persegue la piena valorizzazione della personalità infantile nella unitarietà ed integralità delle sue dimensioni, promuovendo un processo intenzionalmente finalizzato alla conquista della sua identità e della sua autonomia.

Orientamenti dell'attività educativa della scuola dell'infanzia, D. P. G.p. n. 5-19/Leg. Dd. 15 marzo 1995, Parte prima, Capitolo primo.

La scuola dell'infanzia si configura, pertanto, come un luogo di educazione in senso formale, di promozione culturale e di valorizzazione di ogni singolo bambino nel quadro dei valori comuni della convivenza sociale e civile, dei valori specifici delle diverse culture locali e delle loro reciproche interrelazioni. Orientamenti dell'attività educativa della scuola dell'infanzia, D. P. G.p. n. 5-19/Leg. Dd. 15 marzo 1995, Parte seconda, Capitolo terzo.

PREMESSA

La scuola dell'infanzia è un insostituibile e vitale contesto di educazione, istruzione e formazione che offre ai bambini esperienze qualificate di apprendimento e di relazione. Grazie a un intenso percorso di ricerca e innovazione che ha caratterizzato negli anni questa Istituzione e grazie alle tante professionalità che vi operano, essa rappresenta oggi, in Italia e in particolare in Trentino, un "laboratorio" scientifico, culturale e pedagogico riconosciuto anche a livello internazionale. L'ipotesi prospettata dall'Amministrazione provinciale di estendere a tutto il mese di luglio l'apertura delle scuole dell'infanzia - l'ultima di una serie di repentine decisioni che hanno investito da un anno a questa parte questo grado scolastico nella nostra provincia – ci chiama direttamente in causa, nell'intento di tornare a condividere quell'idea di bambini, di insegnanti e di apprendimento che la connotano in quanto scuola. Crediamo, infatti, che qualunque decisione riguardi cambiamenti e riorganizzazioni di un mondo importante e delicato come quello dell'educazione dovrebbe sempre basarsi su una ben precisa visione pedagogica. Così come siamo convinti che qualunque cambiamento e riorganizzazione della scuola, proprio per la sua significativa portata sul piano culturale, pedagogico, sociale e comunitario, dovrebbe sempre richiedere adeguati spazi di riflessione, confronto e progettazione condivisa. Questo dentro una logica di

coinvolgimento di tutti gli attori sociali implicati per arrivare a una decisione che sia il più possibile frutto di ragionamenti partecipati. Come Federazione intendiamo quindi portare un contributo al dibattito attuale, anche prospettando alcune possibili ipotesi a nostro avviso percorribili. Il documento si articola in tre parti: alla presentazione della nostra specifica visione educativa e pedagogica fa seguito una riflessione sulle implicazioni di un'eventuale apertura delle scuole nel mese di luglio 2021 e, infine, un ragionamento su scelte operative a nostro avviso facilmente praticabili, sia a livello organizzativo sia a livello decisionale.

L'IDEA DI BAMBINI, DI INSEGNANTI E DI APPRENDIMENTO: LA SPECIFICITÀ CULTURALE DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA

Le scuole dell'infanzia associate alla Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento fondano la propria proposta educativo-didattica mettendo al centro del proprio investimento la costruzione sociale degli apprendimenti, valorizzando il gruppo quale risorsa imprescindibile per sostenere e promuovere la costruzione delle conoscenze da parte dei bambini, dentro e attraverso un'interazione sociale significativa tra pari e con gli adulti. A scuola si sta insieme agli altri e questo stare insieme non ha solo il grande valore di una condivisione in termini di socialità e costruzione di relazioni interpersonali, ma rappresenta il più potente "motore" di qualunque forma di apprendimento. Questa cornice di riferimento teorico-culturale ha cambiato radicalmente il nostro agire professionale e si è tradotta nella progettazione di esperienze nelle quali la dimensione sociale dei processi educativi è diventata centrale rispetto a dimensioni più strettamente individuali. In questa direzione la professionalità degli insegnanti è stata caratterizzata da un crescente investimento formativo, riflessivo, progettuale ed educativo-didattico. Sono stati, questi, anni di un intenso lavoro trasformativo che ha permesso di innovare e rigenerare il significato del fare scuola. Grazie a percorsi formativi specifici – che spesso hanno coinvolto anche tutto il personale ausiliario e i volontari impegnati nelle nostre realtà - abbiamo promosso una visione di bambini competenti e co-costruttori delle proprie conoscenze insieme agli altri. Collaborare, partecipare, fare insieme ricerca osservativa, co-costruire narrazioni, decidere insieme, co-progettare sono alcuni dei processi di apprendimento che costituiscono il nucleo centrale dell'investimento progettuale ed educativo-didattico delle scuole associate alla Federazione. Si tratta di apprendimenti complessi, e fortemente declinati in senso sociale, che si collocano all'interno del quadro di alcune delle competenze che la Comunità Europea e tutta la normativa di riferimento sulla scuola individuano come strategiche nell'ottica di promuovere forme di cittadinanza attiva e responsabile (es. competenze sociali, senso critico, disposizione all'imprenditorialità, imparare a imparare, etc.). Si tratta di apprendimenti che permettono a tutti – non solo ai bambini – di imparare a conoscere e leggere i contesti sociali, esserne protagonisti, operare scelte con competenza e consapevolezza. Come ci insegna Bruner, e prima ancora Vygotskij, il "compito" primario di un contesto educativo di qualità è quello di mettere i bambini in condizione di costruire tutti quegli "strumenti culturali" - primo tra tutti il linguaggio - che saranno indispensabili per diventare membri competenti della società in cui vivono e che contribuiscono continuamente a modificare.

È evidente che una scuola dell'infanzia che si caratterizza come luogo privilegiato per la socializzazione culturale dei bambini, pur rivestendo un ruolo importante nelle politiche di conciliazione (da sempre, peraltro, molto deboli in Italia), si configura come un contesto educativo ricco e complesso, che fonda la propria esistenza e la propria forza culturale negli strumenti progettuali, metodologici, educativo-didattici che guidano e orientano l'agire professionale degli insegnanti, in quanto competenti e raffinati "professionisti dell'educazione". Infatti, se da un lato l'interazione sociale rappresenta il più importante motore per la costruzione delle conoscenze tra bambini (come tra adulti), dall'altro il semplice stare insieme non è di per sé sufficiente affinché questo accada. È necessario che le esperienze di apprendimento vengano prefigurate attentamente, mettendo in azione specifiche competenze professionali. La progettualità deve poter contare su proposte coerenti tra loro, collegate le une alle altre, esito di rimandi e riferimenti che escano dall'episodicità e dalla frammentarietà per far riferimento a un quadro complessivo che - tra l'altro - vede in una partecipazione costante e distribuita su un tempo articolato e studiato i suoi elementi costitutivi e irrinunciabili.

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CHE COSA SIGNIFICHEREBBE APRIRE LE SCUOLE DELL'INFANZIA NEL MESE DI LUGLIO 2021

Le premesse che stanno alla base dell'eventuale apertura nel mese di luglio -- in virtù da un lato dell'assenza di qualunque processo di confronto e di negoziazione con chi concretamente si occupa del fare scuola nella nostra provincia e, dall'altro, dell'esclusiva focalizzazione su questioni legate alla conciliazione tra famiglia e lavoro – non rendono la proposta stessa in alcun modo coerente con l'idea di bambini, di insegnanti e di apprendimento quotidianamente praticata nelle scuole associate alla Federazione. La comunicazione di tale scelta, infatti, ha avuto come unico riferimento l'esigenza delle famiglie di collocare i propri figli durante il periodo estivo presso qualche servizio o struttura: si tratta senz'altro di un'istanza comprensibile, che chiede di essere seriamente ascoltata e affrontata dalle Istituzioni. La risposta, tuttavia, non può non tener conto delle complesse variabili in gioco sollecitate da un'improvvisa – e non negoziata - proposta di ampliamento del calendario scolastico a due mesi di distanza dall'eventuale modifica. Peraltro la soluzione comunicata non ha, a oggi, alcuna definizione - nemmeno a grandi linee – della sua configurazione gestionale e organizzativa, né una previsione di costi e risparmi effettivi generati. Né, per quanto ci è stato comunicato, si basa su dati specifici che, di nuovo, meriterebbero di essere condivisi, discussi e interpretati in maniera allargata e "collettiva". Crediamo, inoltre, che non si possa affidare a un questionario - per lo più se incentrato esclusivamente sulle esigenze organizzative e di "collocazione" dei bambini – la costruzione di una prospettiva decisionale che richiederebbe, invece, di ragionare con maggiore profondità sui diversi aspetti della questione, in una logica interconnessa e di sistema. L'esito di una scelta di questo tipo diventa, inevitabilmente, il non riconoscimento del possibile contributo di tanti professionisti – sia della scuola che di varie realtà del privato sociale – che si trovano a subire, da meri esecutori, decisioni che in alcun modo, e in alcun passaggio, li hanno visti coinvolti come interlocutori attivi. Quando parliamo delle tante professionalità della scuola ci riferiamo sicuramente agli insegnanti, ma non solo: anche il personale ausiliario – ossia i cuochi e gli operatori d'appoggio – riveste un ruolo centrale sul piano educativo e relazionale che ne rende distintiva la presenza. La scuola, inoltre, si avvale dell'irrinunciabile contributo di coordinatori, di formatori e di esperti nei vari settori di attività, oltre che, per quanto riguarda le nostre scuole equiparate, dell'apporto insostituibile dei volontari. La scuola si fonda, inoltre, su un importante patto educativo con le famiglie: la frequenza non può e non deve essere una dimensione che si costruisce "al bisogno", perché questo andrebbe a depotenziare in maniera significativa quella storia interazionale dei gruppi educativi che consente agli insegnanti di costruire progettazioni articolate e continuative. E, forse, è proprio perché molte famiglie conoscono e condividono questa impostazione e la funzione della scuola dell'infanzia che la maggioranza di loro ha deciso di non rispondere o di rispondere negativamente al questionario recentemente inviato. È nota, inoltre, l'abitudine alla frequenza discontinua e frammentata che caratterizza i mesi estivi, come ha evidenziato anche l'esperienza dello scorso luglio 2020, e che ci pone di fronte alla necessità di affrontare una rilevante questione culturale non risolvibile nel tempo limitato da qui al prossimo mese di luglio e affrontabile unicamente coinvolgendo tutta la scuola, anche di grado superiore alla fascia 3-6 anni.

QUALI ALTERNATIVE ALL'APERTURA DELLE SCUOLE DELL'INFANZIA NEL MESE DI LUGLIO?

Un altro aspetto fondamentale - a sostegno dell'assenza di premesse coerenti che sostengano l'eventuale apertura di luglio - riguarda la centralità, e spesso l'elevata qualità in termini educativi, di tutte le possibili soluzioni alternative e complementari alla scuola, già presenti, attive e qualificate sul territorio provinciale. Ci riferiamo alla articolata e variegata rete di enti e cooperative del privato sociale e di associazioni di volontariato diffuse in maniera capillare nelle nostre comunità trentine, che da lungo tempo promuovono attività di vario tipo come centri estivi, percorsi laboratoriali e di avvicinamento allo sport, servizi di "estate bambini".

A proposito dei servizi di "estate bambini" va segnalato che nel Sistema delle scuole associate alla Federazione la Cooperativa Bellesini e alcuni Enti gestori, da circa vent'anni, stanno realizzando questo servizio a favore della comunità trentina in termini qualitativamente e quantitativamente significativi. Sottolineiamo, inoltre, come queste esperienze siano progettate e condivise in maniera sempre più coordinata con le Amministrazioni locali, quando non direttamente gestite dalle stesse (come, per esempio, le esperienze del Comune di Trento e di Rovereto, le esperienze dei Distretti Famiglia delle Comunità di Valle) dando luogo sia a rassegne e percorsi articolati e continuativi, sia a una rete di proposte differenziate che, nella loro complessità e varietà, offrono alle famiglie un'ampia possibilità di scelta (es. proposte culturali, ricreative, sportive, espressive, di contatto con la natura, con gli animali etc.). Oltre a tutto ciò valorizzare tutte le professionalità educative che tali realtà sono in grado di esprimere, coinvolgendole nelle scelte che si stanno compiendo, costituisce una strada fondamentale da percorrere per riconoscere un settore che, tra l'altro, rappresenta anche un'importante opportunità di lavoro e di investimento sociale per le persone e per le comunità. Considerato che certamente il Governo provinciale ha programmato di investire anche finanziariamente sull'ipotesi fatta per l'apertura estiva della scuola dell'infanzia (per esempio: personale a tempo determinato, sostituzioni, strutture, servizio mensa e trasporto funzionanti per un mese in più), tali investimenti potrebbero essere utilizzati a sostegno delle molteplici iniziative già presenti, a supporto dell'organizzazione di nuove iniziative nei pochi territori che ne sono sprovvisti attraverso uno specifico contributo alle famiglie che ne usufruiscono.

DECIDERE INSIEME PER NON CREARE STERILI CONTRAPPOSIZIONI

Come abbiamo già detto all'inizio di questo documento, crediamo che - soprattutto quando si parla di bambini e di educazione - la via maestra preveda la predisposizione di occasioni e contesti che consentano un reale confronto (che si alimenta di un dibattito molto acceso, di posizioni diverse, anche di "scontri” costruttivi) tra tutti gli "addetti ai lavori”. Si possono costruire decisioni che siano effettivamente comprese e praticabili solo se si avviano processi dialogici partecipati e diffusi. Processi dialogici e negoziali a cui tutti gli attori in gioco sono chiamati a prendere parte: progettare insieme permette di arrivare a condividere scelte di indirizzo a partire da un ascolto delle differenti argomentazioni e ipotesi, anziché esasperare istanze e punti di vista differenti che hanno come unico effetto l'innesco di contrapposizioni, a volte pesanti, tra le diverse parti sociali. Mai come in questa vicenda, infatti, famiglie e insegnanti, privato e pubblico, lavoratori appartenenti a differenti ambiti professionali vengono messi nella condizione di trovarsi su posizioni che via via si radicalizzano e si esasperano, esito della semplificazione con la quale tali posizioni vengono poste, affrontate e comunicate. Anziché riconoscere valore e creare e consolidare alleanze – tanto più in un momento così difficile che richiede di costruire ipotesi innovative, divergenti e inclusive che alimentino una disposizione alla solidarietà - il rischio è che si producano destabilizzazione, contrapposizione e discriminazione. Sono mancati, in questi lunghi mesi trascorsi dall'inizio della pandemia, tavoli allargati di confronto progettuale nei quali poter discutere approfonditamente sia la situazione nel suo svolgersi, sia eventuali prospettive di cambiamento e innovazione. Occasioni necessarie per prefigurare con maggiore anticipo e lungimiranza possibili scenari, anche innovativi e di cambiamento. La complessità delle questioni e l'urgenza di offrire risposte immediate spingono spesso a intravvedere soluzioni in scelte semplificate e semplificanti, senza implicare un adeguato e responsabile investimento di pensiero, di riflessione, di ideazione, di risorse materiali e progettuali. Riteniamo invece necessario costruire, insieme e all'interno della rete comunitaria del nostro territorio, una visione organica e articolata, per affrontare le domande che sollecitano la nostra idea di società e di organizzazione sociale. Per il futuro non escludiamo di poter prendere in considerazione, con premesse adeguate in termini di tempistica, di solidità teorica e di reale partecipazione negoziale, possibili implicazioni e ricadute trasformative su tutto il sistema educativo e formativo, allargando la riflessione anche alla scuola primaria, in una prospettiva longitudinale che tenga in considerazione l'intera fascia 0-11 anni».

 

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