Muse, scontro sul bilancio Zecchi attacca Lanzinger

di Giorgio Lacchin

Il presidente del Muse, Stefano Zecchi, attacca il direttore dell'ente Michele Lanzinger e i componenti del consiglio d'amministrazione Alberto Pacher e Laura Strada.
Zecchi non ha approvato, ieri, la prima variazione al bilancio di previsione per gli esercizi finanziari 2020-2022 del Museo delle scienze di Trento. E il suo "no", grande come una casa, è una difesa a spada tratta dei diritti del personale del museo.

Il celebre filosofo e opinionista, presidente del Muse dall'aprile 2019, si è astenuto «per l'impossibilità di valutare attraverso la spesa corrente la reale situazione del personale che lavora al Muse. In una relazione presentata al consiglio d'amministrazione il 12 aprile 2020», ricorda Zecchi, «scrivevo: "In quest'ultimo mese e mezzo ho ricevuto non poche mail da parte del personale impiegato a diverso titolo al Muse, in cui ci si lamenta o si sottolineano criticità non accettabili nell'organizzazione del lavoro". Non ho potuto procedere alla verifica della situazione relativa al personale», insiste quindi Zecchi che ricorda come il problema sia stato recentemente riproposto da un documento redatto da Cgil , Cisl e Fenalt e inviato al Consiglio d'amministrazione, in cui si denuncia la situazione del lavoro nel museo. «Da quando la direzione del Muse ha presentato alle organizzazioni sindacali il nuovo organigramma, quest'ultimo è stato ampiamente contestato dalle sigle sindacali», scrivevano le stesse.

La questione, precisa Zecchi, parte da lontano ed è precedente alla nomina dell'attuale cda: «Il 18 aprile 2017 era stata promulgata la "Nuova Organizzazione" del Muse, e subito dopo, il 2 giugno 2017, in una lettera all'allora cda il sindacato Uil contestava quell'organizzazione scrivendo che all'interno del museo persisteva un clima di malumore che stava lentamente logorando le condizioni lavorative generali».

Il presidente Zecchi non si ferma qui. «Io eredito una situazione non gestibile del personale e del controllo delle attività culturali (vedi la recente vicenda dell'Eni); il Muse è una cittadella impenetrabile», rincara la dose, «perché c'è un direttore», Michele Lanzinger , «che è lì da 28 anni e ha identificato l'amministrazione del museo con la sua stessa vita. Chiaro che il personale sia in carico alla Provincia, ma è anche vero che le disposizioni del personale sono in carico alla direzione».
Il consiglio di amministrazione, prosegue Zecchi, «non ha una sua segreteria e neppure una stanza dedicata. Mai vista un'umiliazione strutturale maggiore! Per riuscire a conoscere alcune cose - e sottolineo alcune - ho dovuto fare per conto mio. E lo faccio per il bene del museo. Per senso di responsabilità. Lo faccio perché vengo dal niente: ho cominciato a lavorare a 16 anni e ho il massimo rispetto per i lavoratori».

«Mi preme con grande amarezza sottolineare», ribadisce il presidente, «che gli altri due componenti del cda hanno invece votato a favore, neppure preoccupandosi di valutare le problematiche sindacali relative al personale, che ho sollevato». Ed è «gravissimo», dice Zecchi, «come se la questione potesse essere rimandata a chissà quando; come se le questioni di bilancio non riguardassero il problema del personale».

I due componenti del cda che hanno votato a favore della variazione al bilancio sono Alberto Pacher , presidente della Provincia dal 2012 al 2013 e sindaco di Trento dal 1998 al 2008, e Laura Strada , ex caporedattore della sede Rai di Trento. «Trovo indecente questo comportamento: per Pacher perché è in "quota sinistra" e dovrebbe lui - proprio lui! - farsi carico delle lettere indirizzate dai sindacati». Laura Strada è invece, secondo Zecchi, «assolutamente sprovveduta sui problemi dell'amministrazione del museo pur prendendo 12mila euro».

Il presidente del Muse si trova quindi in minoranza «ma non mollo l'incarico», afferma deciso, «fintanto che riuscirò a difendere la legalità. Anche se è una fatica impensabile». Quando gli chiediamo se avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione simile, Zecchi esplode in una risata fragorosa più eloquente di qualsiasi frase. «Mai!», declama infine.
A questo punto Zecchi ritiene «urgente che il presidente della Provincia Maurizio Fugatti e l'assessore di riferimento ( Mirko BIsesti , ndr) vedano nella mia astensione un problema sociale, oltreché culturale, da affrontare con determinazione. Ritengo si debbano assolutamente effettuare dall'esterno controlli di gestione economica e culturale per il bene del museo, dei suoi lavoratori e dell'utenza della struttura pubblica». Perché non può essere «che il controllato sia il controllore stesso».

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