Incidenti sul lavoro: da gennaio a luglio 2020 in Trentino hanno perso la vita sette persone

di Francesco Terreri

La restauratrice caduta da un'impalcatura. L'operaio travolto da pesanti pannelli. L'agricoltore schiacciato dal trattore. E ora anche l'infermiere, l'operatore sociale, l'addetto dell'industria delle carni infettato o infettata dal Coronavirus.

È la nuova mappa degli infortuni sul lavoro nell'era del Covid-19.

In sette mesi, da gennaio a luglio, in Trentino sono morte sul lavoro 7 persone, rispetto alle 6 dello stesso periodo del 2019. Dei sette decessi, due sono a causa del virus contratto in ambiente di lavoro. Nello stesso periodo i lavoratori e le lavoratrici vittime di incidenti gravi sono 8. Lo spiega l'Anmil, l'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, che ieri a Roma ha presentato il suo rapporto nazionale.

Complessivamente, secondo l'Inail, gli infortuni denunciati nei primi sette mesi dell'anno sono 4.430 e appaiono in calo rispetto ai 4.749 dello stesso periodo del 2019. Se però dal conto si tolgono gli infortuni scolastici di minori fino ai 14 anni, che vengono anch'essi registrati dall'Inail e che nel primo semestre sono stati molto meno del 2019 causa chiusura delle scuole, gli incidenti sul lavoro sono aumentati dell'1% da 4.238 a 4.274. Un quarto dei colpiti, 1.181, sono contagiati dal Covid. Di essi, spiega l'Inail, 921 sono donne, 260 uomini. Il 71,5% sono operatori della sanità e dell'assistenza sociale, case di riposo in primo luogo, ma c'è anche un 23% di addetti dei servizi di alloggio e ristorazione, cioè del turismo.

Su questo versante, ora arrivano i 263 casi del focolaio carni. Di essi, 118 sono contagi accertati di lavoratori, per lo più delle ditte in appalto, 96 sono contagi di familiari e conoscenti e altri 49 casi di maschi adulti sono in corso di approfondimento. Tutti sono asintomatici o con pochi sintomi e in isolamento. Ieri i nuovi contagi del focolaio sono stati 13. «La maggior parte sono collegati al lavoro» afferma il direttore del Dipartimento prevenzione dell'Azienda sanitaria Antonio Ferro . Vuol dire che potrebbero diventare infortuni Covid a tutti gli effetti.

Sul totale gennaio-luglio, 4.083 infortuni sono avvenuti in occasione di lavoro, 347 in itinere, cioè nel tragitto per andare a lavorare. Gli uomini infortunati sono 2.467, in calo, mentre le donne sono 1.963, in crescita soprattutto per i casi di contagio nel comparto socio-sanitario. Tra le fasce di età, in testa nella poco invidiabile classifica c'è la fascia 45-49 anni con 605 casi (561 nei primi sette mesi 2019), seguita a ruota dalla fascia 55-59 anni con 601 infortuni (506 l'anno scorso).
Per quanto riguarda i settori, sono in calo da 411 a 368 gli incidenti in agricoltura e, anche a seguito del lockdown, quelli nell'industria, diminuiti da 874 a 626, e nell'artigianato, calati da 379 a 313. Da tenere d'occhio però l'industria alimentare che, già prima del focolaio carni, vede gli infortuni salire da 37 a 53. Aumentano invece i casi nel turismo, da 295 a 441, e soprattutto nella sanità e assistenza sociale, da 173 a 847.
Sulla sicurezza nei luoghi di lavoro «nonostante le norme, manca l'effettività delle tutele - ha sostenuto ieri a Roma il presidente dell'Anmil Zoello Forni - Un quadro che si è aggravato con la complessità di gestione della sicurezza dei lavoratori legata alla pandemia».

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