Il piano: ritorno in classe il 18 maggio, ma non tutti

di Sergio Damiani

Sulla scuola che verrà nella “fase 2” della pandemia, quella della coabitazione con il virus, l’unico dato certo è che non ci sono certezze. C’è però un obiettivo ben definito ma difficile da raggiungere: mettere in piedi un modello di scuola (o più modelli a seconda delle fasce di età e della gravità del contagio) che garantisca al tempo stesso il diritto alla salute e il diritto all’istruzione. Tutto ciò però è facile a dirsi ma difficile da realizzare.

Prima di immaginare come sarà l’anno scolastico che verrà, c’è da concludere quello ancora in corso. La riapertura delle scuole il 4 di maggio, data a lungo accarezzata come quella del possibile ritorno in classe, è ormai tramontata. Ma questo non significa che gli studenti si rivedranno solo a settembre. Si sta ragionando su un possibile ritorno in classe il 18 di maggio, probabilmente non per tutti. L’ipotesi è un rientro, magari con turnazione, per gli studenti delle scuole medie superiori con obbligo di indossare mascherina protettiva. L’ipotesi più accreditata, discussa infatti anche in seno al Consiglio del sistema educativo provinciale, è un rientro limitato ai soli studenti delle classi terminali che devono affrontare gli esami: terze medie e quinte superiori.

La riapertura, anche solo parziale, il 18 maggio sarebbe una valida prova generale del rientro a settembre. Con quali precauzioni e con quale modello organizzativo è ancora tutto da vedere. L’assessore all’istruzione Mirko Bisesti ha iniziato una settimana di consultazioni: ieri è stato il turno dei sindacati, nei prossimi giorni si continuerà con le parti sociali, i dirigenti scolastici, i docenti, gli studenti. Tutti sono chiamati a dare il loro contributo in termini di proposte o di critica. «Dopo questa fase di ascolto - assicura Bisesti - faremo la sintesi: parole d’ordine saranno pianificazione e flessibilità. Nel giro di una decina di giorni sapremo molto di più su come sarà organizzato il prossimo anno scolastico». E aggiunge: «La mia priorità è non lasciare indietro nessuno: venerdì porto in giunta una delibera che viene incontro a chi ha bisogni educativi speciali».

Intanto la Sovrintendenza è al lavoro per tracciare i modelli organizzativi del prossimo anno scolastico. Sono diverse le variabili in campo da far quadrare: la situazione sanitaria (i dati sulla diffusione del virus avranno un peso notevole sulla scelta di quale modello adottare); la logistica (c’è il problema di come trasferire in sicurezza gli studenti delle superiori che usano il trasporto extraurbano); i costi (saranno aumentati gli insegnanti e implementati i sussidi baby sitter ma le risorse sono ovviamente limitate).

Per le scuole superiori ci sono diversi scenari allo studio. C’è l’ipotesi del doppio turno: con classi spezzate e lezioni in classe al mattino e al pomeriggio così da dimezzare il numero di studenti passeggeri e di presenze in classe (ma questo richiederebbe un potenziamento notevole del corpo insegnante). C’è l’ipotesi del doppio turno con didattica parzialmente online: in pratica a settimane alterne metà classe è in aula per la lezione frontale, l’altra metà segue da casa online. In caso di situazione sanitaria stabile e favorevole potrebbe tornare in auge il modello tutti in classe adottando le precauzioni possibili, dal distanziamento se gli spazi lo consentono all’uso delle mascherine (magari griffate).

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