Negli ospedali una corsa contro il tempo per creare nuovi posti di rianimazione Obiettivo: quota 84. Stop ai parti a Cles

di Patrizia Todesco

I posti letto in rianimazione a Rovereto sono esauriti. A Trento sono stati rapidamente occupati quelli della Rianimazione 3, creati nei giorni scorsi per far fronte all’aumento dei numeri, e ieri pomeriggio operai e ingegneri erano al lavoro per creare la Rianimazione 4. In serata 9 posti erano già pronti. Ma è una corsa contro il tempo. «Mercoledì i ricoverati erano 175, oggi 217, quattro giorni fa meno di 100», ha ricordato il direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon.

«A questo punto abbiamo ampliato a 430 letto la disponibilità per i pazienti Covid, cercando di attivare posti in tutti gli ospedali», ha aggiunto.

Ovviamente i posti più ricercati sono quelli di terapia intensiva e per questo ieri è stata annunciata ufficialmente la decisione di chiudere il punto nascita di Cles. Bordon ha parlato di decisone sofferta ma necessaria per ricavare 2 posti di terapia intensiva nel blocco operatorio. «In totale si dovrebbe arrivare a 84 posti di terapia intensiva per dare risposte ai nuovi pazienti ma anche alle persone già ammalate e positive che si aggravano. Mercoledì in rianimazione avevamo 23 persone, ora sono 33, dobbiamo correre».

È evidente che i numeri stanno crescendo in modo molto veloce e le modifiche vengono attuate cercando di anticipare quanto le previsioni danno ormai per certo. Secondo il progetto di riorganizzazione a Trento si arriverà a 38 posti, a Rovereto 24, a Cles 6, a poi 4 ad Arco, 4 a Tione, 4 a Cavalese e 4 a Borgo.

Ieri, dopo giorni di risposte evasive, il direttore Bordon ha fornito i dati sui sanitari contagiati. «Noi siamo 8.561 e in questo momento abbiamo 44 persone che sono state colpite dalla malattia. Di queste 5 sono medici (tra cui anche un primario e un medico rianimatore), 36 operatori sanitari e 3 amministrativi/tecnici. Molte di queste persone sono già guarite, 26 per la precisione, e 3 sono ricoverate, fortunatamente nessuna è in gravi condizioni». Sono esclusi da questi numeri gli operatori delle Rsa contagiati nell’esercizio del loro lavoro soprattutto nelle strutture di Pergine, all’Eremo, a Villa Regina, a Dro e Bezzecca.

Per quanto riguarda i dispositivi di sicurezza il direttore dell’Azienda sanitaria ha ammesso che la situazione è complessa. «Oggi oggettivamente siamo in difficoltà e per questo dobbiamo razionalizzare la distribuzione dei dispositivi. Siamo costretti a privilegiare la prima linea». Un “privilegio” relativo se si considera che l’ultima lettera inviata dal direttore sanitario anche ai reparti Covid e ai Pronto soccorsi dispone che il personale di questi reparti utilizzi mascherina chirurgiche e non quelle Ffp2 o 3, ossia quelle con il filtro. «Gli acquisti effettuati a gennaio ci hanno consentito di arrivare fino adesso. Grazie all’aiuto della Protezione civile ci sono state garantite delle consegne nelle prossime 24 ore. Ma il problema non è solo delle mascherine, ma anche dei camici e degli occhiali», ha specificato Bordon.

Per venire incontro alle esigenze del personale sanitario la Protezione civile si è attivata per trovare di luoghi dove infermieri e medici possano dormire per rimanere vicino ai luoghi di lavoro o in caso di nuovi assunti che non abbiano la residenza lontana. Sono stati messi a disposizione 7 appartamenti nella zona di Trento e anche a Rovereto è stato messo a disposizione un edificio.

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