Doping, in tre vanno a giudizio e sei decidono di patteggiare

di Flavia Pedrini

I carabinieri del Nas l'avevano chiamata operazione Big Boy, ragazzi grossi, perché aveva portato alla luce un presunto traffico di sostanze dopanti utilizzate per pompare i muscoli.
A soli quattro mesi dall'indagine, coordinata dal pm Davide Ognibene, che aveva portato all'arresto di nove persone - fra cui l'ex direttore sanitario dell'Azienda pubblica per i servizi alla persona Residenza Valle dei Laghi di Cavedine e dell'Apsp Opera Romani di Nomi (estranee alle contestazioni) - in sei hanno deciso di chiudere con un patteggiamento, ratificato ieri mattina davanti al giudice Enrico Borrelli. Per altri tre le difese avevano chiesto il proscioglimento, ma il giudice ha disposto il loro rinvio a giudizio. Le due case di riposo si sono invece costituite parte civile e chiedono 250mila euro di risarcimenti.

Le contestazioni

Per tutti è rimasta l'accusa di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di farmaci contenenti principi attivi stupefacenti. Gli altri reati contestati, a vario titolo, vanno dal commercio di sostanze dopanti all'esercizio abusivo della professione sanitaria di dietista e fisioterapista. Nel capo di imputazione, solo per alcuni indagati, compariva anche il reato di falso: sarebbe stato alterato il contenuto delle fatture relative ad "Allenamento sportivo personalizzato" facendole passare per prestazioni sanitarie, come la rieducazione motoria. Così la visita poteva essere portato in detrazione nella dichiarazione dei redditi.

In tre a processo

Nessun rito alternativo per il medico, specialista in geriatria, Davide Barra , all'epoca dei fatti contestati direttore sanitario dell'Apsp Valle dei Laghi di Cavedine e dell'Apsp Opera Romani di Nomi, deciso a difendersi in un processo pubblico. A lui sono contestati 28 capi di imputazione, in gran parte per aver sottoposto a trattamento dopante atleti agonisti mediante l'arricchimento del materiale ematico con miscela di ozono.
A giudizio anche Diego Pilati , 35 anni, di Trento, ritenuto dalla procura «punto di riferimento per tutti i sodali ai quali ha offerto il sostegno logistico mettendo a loro disposizione la palestra». Rinvio a giudizio pure per Alessandro Cetto , 45 anni, di Vezzano, indicato come mero compartecipe: avrebbe svolto abusivamente le attività sanitarie di dietista e di fisioterapista.

I sei patteggiamenti

Il modenese Enrico Rovatti , ha patteggiato in continuazione con una precedente sentenza del gip di Modena del marzo scorso: per lui pena definitiva di 2 anni e 8 mesi di reclusione e 4.200 euro di multa. Un anno di reclusione e 4000 euro di multa (pena sospesa) per tutti gli altri. Alessandro Orri , 34 anni, di Trento, ritenuto promotore dell'organizzazione: secondo la procura avrebbe reclutato clienti nelle palestre trentine sfruttando la sua notorietà come personal trainer e come atleta di body building. Poi Letizia Bonetto , 35 anni, domiciliata Trento, che per l'accusa sarebbe stata «fulcro dell'attività di commercio illegale di farmaci»; Daniele Povoli , 30 anni, di Trento, ritenuto un mero compartecipe (avrebbe offerto supporto logistico a Bonetti); Antonio Raggiu , anche lui ritenuto un semplice compartecipe con ruolo marginale. Infine Lorenzo Filippi 30 anni, di Capriolo, che per la procura sarebbe stato il "terminale" verso Brescia.

Case di riposo parti civili

Secondo l'accusa parte delle presunte procedure dopanti si sarebbero svolte presso le due case di riposo, strutture di eccellenza che offrono servizi anche all'esterno. In particolare l'ex direttore sanitario avrebbe svolto pratiche dopate vietate (auto-emotrasfusioni, con prelievo e re infusione di sangue arricchito con una miscela di ozono) su sportivi del campo amatoriale e dilettantistico inviati a lui dagli altri imputati (Cetto, Orri, Filippi e Pilati).
Le due case di riposo ieri mattina si sono costituite parte civile ed hanno chiesto un risarcimento complessivo di 250 mila euro (150mila euro per Cavedine e 100 mila euro per Mori) per i danni di immagine e per l'uso abusivo della struttura all'ex direttore sanitario Barra, ma anche a Orri e Cetto.

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