Maniere forti con le figlie Genitori violenti nei guai

Nell’educazione dei figli non c’è spazio per le “maniere forti”. Lo conferma una sentenza del Tribunale di Trento che ha ammesso al patteggiamento i genitori di due ragazze esuberanti e in piena crisi adolescenziale. Il fatto che le pesanti reprimende domestiche (condite anche da aggressioni fisiche, come colpi di scopa) da parte del patrigno e della madre avessero finalità “educative”, non giustifica un approccio violento che non può e non deve essere tollerato. I due genitori, difesi dagli avvocati Luigi de Finis e Claudio Failoni, hanno patteggiato la pena (minima): un mese di reclusione con i benefici della sospensione condizionale e della non menzione. L’accusa era di abuso di mezzi di correzione e di disciplina.

 

La coppia era finita sotto inchiesta per un’educazione rigida, anzi nel nostro ordinamento illegale. Tra i comportamenti citati nel capo di imputazione c’era una politica di rigidi divieti domestici: vietato mangiare dolci, vietato ascoltare musica con il telefono cellulare, vietato uscire con gli amici. Ma la coppia, che evidentemente non sapeva come rapportarsi con le due minorenni in “fase ribelle”, ha sconfinato nel penale quando è passata dai divieti alle punizioni. Secondo l’accusa, quotidianamente e senza alcun motivo le ragazze venivano denigrate dal patrigno il quale avrebbe usato anche aggressioni fisiche. Questo accadeva, per esempio, in caso di abbigliamento o acconciature ritenute non adeguate dal patrigno o quando queste rincasavano in ritardo. In altre occasioni le ragazze venivano riprese e aspramente criticate anche dalla madre che in alcune occasioni le avrebbe picchiate per futili motivi con oggetti come la scopa o il filo dell’aspirapolvere.

 

I due, responsabili dell’educazione delle due ragazze, volevano anche allontanare le ragazze da compagnie pericolose che rischiavano di avvicinare le minori l’una al consumo di alcol e l’altra di droghe leggere. Ma anche questo non avrebbe comunque giustificato l’adozione delle “maniere forti”.

 

La sentenza del Tribunale conferma che mai i genitori devono alzare le mani sui figli. Gli unici strumenti in loro possesso sono confronto e dialogo, eventualmente con il supporto di psicologi o assistenti sociali. Questo vale a maggior ragione quando i genitori, per loro estrazione culturale o ambientale, non hanno i mezzi e la capacità per gestire culturalmente il disagio dei ragazzi.

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