Il reparto «Cure intermedie» dalla de Tschiderer al San Camillo ma passa da 20 a 11 posti letto

Una bufera in piena regola investe l’assessorato alla sanità della Segnana, chiamata in causa da una interrogazione consiliare del Patt che denuncia senza mezzi termini lo spostamento e il taglio dei letti del servizio «Cure intermedie».

Si tratta di venti posti letto (che adesso diventeranno solo 11, ma poi torneranno 20) che un anno e mezzo fa - in via sperimentale - vennero dedicati a Trento ad ospitare quei pazienti che non sono abbastanza gravi da stare all’ospedale, ma non sono ancora in grado di essere dimessi e mandati a casa. Pensiamo ad esempio ad un paziente che abbia subìto una operazione importante, che sta abbastanza bene, ma deve essere monitorato costantemente da un medico.

Per questi pazienti, come dicevamo, esisteva il reparto Cure intermedie, ospitato presso la Rsa «Beato de Tschiderer» di via Piave. Ma - accusa il Patt in Consiglio provinciale - ora è stato spostato all’ospedale San Camillo, dove però i letti sono 11 e non più 20.

Stizzita e rabbiosa la risposta di Segnana, con un comunicato stampa: «Gli interroganti sono perfettamente al corrente della situazione venutasi a creare presso la struttura di via Piave, che ha visto fra l’altro le dimissioni presentate dal direttore Bottamedi alcune settimane or sono e delle quali siamo venuti a conoscenza dai giornali» attacca l’assessore alla salute Stefania Segnana, chiamata a rispondere al gruppo consigliare del Patt circa la scelta di spostare presso l’ospedale san Camillo il servizio di cure intermedie.

«Piuttosto - precisa Segnana – invito i consiglieri del Patt a domandare direttamente alla presidente Stenico nominata dalla precedente Giunta, come mai il suo predecessore aveva aderito a tale progettualità rendendo un servizio importante al capoluogo e ritenendo le tariffe e l’organizzazione coerenti con il bilancio dell’Apsp mentre lei - dopo solo pochi mesi dal suo insediamento - ha ritenuto tali attività, insostenibili dal punto di vista economico tanto da domandarne la chiusura e la riconversione in 20 posti letto di Rsa».

Vale la pensa leggere quindi con attenzione la cronaca dei fatti: dal luglio 2017 si era avviata una sperimentazione presso la struttura Beato de Tschiderer che prevedeva di destinare 20 posti letto alle cure intermedie, quelle cioè richieste da pazienti dimessi dagli ospedali ma che necessitano comunque di un periodo di convalescenza in ambiente protetto, soprattutto per quel che riguarda la somministrazione di farmaci e terapie adeguate.

A luglio del 2018 è stata concessa una ulteriore proroga alla sperimentazione fissata in step successivi. Per terminare la fase di sperimentazione, da parte dei servizi del dipartimento politiche sanitarie provinciali sono iniziati i confronti con la presidenza della casa di riposo al fine di determinare le tariffe per gli ospiti e la tipologia di servizi erogabili direttamente dall’Apsp al momento a carico dell’azienda sanitaria.

Il 24 luglio 2019 la presidente Stenico ed i suoi collaboratori sono stati ricevuti presso il dipartimento provinciale ed hanno manifestato formalmente la difficoltà economica causata dalla presenza del reparto di cure intermedie valutando in circa 60 mila euro la perdita economica annuale. In tale sede veniva richiesto dalla presidente Eleonora Stenico l’incremento delle tariffe vigenti o la trasformazione dei 20 posti letto in altrettanti posti di Rsa e la contestuale chiusura delle cure intermedie.

Il dipartimento si riservava di verificare i conteggi economici esposti anticipando che non corrispondevano alle valutazioni economiche-organizzative elaborate in Provincia. Il 6 agosto scorso Stenico veniva convocata presso il dipartimento per un nuovo confronto sulle tariffe al quale partecipava il solo direttore Bottamedi, che formalmente non ha accettato quanto proposto. Il giorno successivo Bottamendi riferiva verbalmente dell’impossibilità del Cda dell’Apsp di riunirsi per esaminare la proposta formulata dal dipartimento il giorno precedente.

In assenza di ulteriori comunicazioni da parte della stessa Apsp in data 27 agosto 2019 veniva quindi prorogata ulteriormente la sperimentazione fino al 31 ottobre per evitare interruzioni del servizio.

Il primo ottobre Stenico comunicava le decisioni assunte dal Cda nella seduta del 26 settembre 2019: si era deciso di non proseguire l’attività delle cure intermedie a fronte delle tariffe proposte e dei cambiamenti organizzativi richiesti.

Scrive la Segnana: «Prendendo atto con sorpresa della decisione del Cda maturata dopo molte settimane di silenzio, il dipartimento della salute ha immediatamente convocato per il 2 ottobre una riunione per tentare un nuovo confronto sul tema. Lo stesso 2 ottobre il direttore Bottamedi comunicava verbalmente l’impossibilità di partecipare all’incontro».

Quindi? Per Segnana «stante quindi la situazione venutasi a creare, e dopo un confronto con l’azienda sanitaria, volendo mantenere nel capoluogo tale servizio è stata quindi contattata la direzione del San Camillo che ha dato la sua disponibilità ad eseguire delle trasformazioni organizzative al suo interno atte ad aprire il servizio oggetto dell’interrogazione. Dai primi di novembre prossimo quindi l’ospedale san Camillo sarà dotato di 11 posti letto destinati alle cure intermedie che aumenteranno a 20 posti entro fine anno».

All’assessore Segnana risponde per le rime Eleonora Stenico, presidente dell’Apsp Beato de Tschiderer, smentendo le sue dichiarazioni con tanto di documentazione ufficiale delle comunicazioni intercorse con l’assessora. «Preme far presente - scrive Stenico - che all’assessora pare non interessino né pazienti, né operatori, né il corretto utilizzo di fondi pubblici, ma solo attacchi personali, a dimostrazione che non c’è capacità di argomentare in trasparenza, correttezza».

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