La cattura dell'orso M49 L'allevatore: «Incubo che finisce»

di Giuliano Beltrami

Raheem Yunus, nigeriano, ha ventotto anni. Da quella sera di dieci giorni fa in cui si è visto piombare addosso l’orso che usciva dalla finestra dello stallone di malga d’Arnò parla mal volentieri. E soprattutto va in malga molto più mal volentieri di prima. Era fuori dallo stallone, di sera, ed era in ascolto, perché dentro sentiva rumori insoliti. All’improvviso dalla finestra è uscito l’orso, che lo ha sbattuto a terra. Forse non voleva aggredirlo, ma se lo è trovato davanti e non ha fatto tanti complimenti.
Il pastore, terrorizzato, se l’è data a gambe, lasciando sul posto le ciabatte.


E oggi è spaventato. Da quattro anni è dipendente del presidente degli allevatori della valle del Chiese, Antonello Ferrari: d’estate in malga, d’inverno (il lungo inverno di Breguzzo) nella stalla di fondovalle. «Mai avuto problemi o paure - commenta Ferrari - ma adesso, dopo quell’esperienza...».

Eppure proprio Raheem Yunus, senza saperlo e ovviamente senza volerlo, ha acceso la scintilla che ha portato il presidente della Provincia Maurizio Fugatti e l’intera giunta a decidere di mettersi contro il Ministero e dare il via libera alla cattura di M49, passato da "animale problematico dannoso" (colui che assaliva il bestiame) ad "animale problematico pericoloso", colui che può assalire pure l’uomo.

Antonello Ferrari aveva incontrato la giunta in occasione della riunione tenuta a Stenico. E poi era stato convocato anche al Commissariato del Governo. A tutti aveva riportato i timori e le preoccupazioni degli allevatori. Oggi è contento. «Sono soddisfatto - confessa-  perché oggi finisce un incubo. Auspico che se dovesse accadere un evento simile in futuro non si perda tutto il tempo che si è perso in questi mesi. Capisco che la situazione è delicata e la giunta provinciale ha tutta la mia solidarietà». Usa il tono morbido Ferrari, che però si accende quando legge della presa di posizione della LAV. «Parla di atrocità in riferimento all’uccisione di Daniza. Ma proviamo a guardare il rovescio della medaglia? E le atrocità di M49 che ha sbranato decine di animali? Non si può denunciare il Commissario del Governo perché si interessa della nostra salute!».

Un chiodo fisso degli allevatori riguarda i costi. «Nel 2018 - snocciola Ferrari - ha provocato 31.000 euro di danni. Nel 2019 a spanne ne avrà fatti altrettanti. Ma attenzione, i costi non sono mica solo questi! Poi ci sono i danni diretti: la reperibilità delle squadre che seguono l’orso, il costo per la costruzione di recinti, resi spesso inutilizzabili perché l’orso li sfascia, così come ha sfasciato stalli e porte. E poi il costo del personale: un tempo, all’alpeggio, si lasciava il bestiame libero di dormire fuori dalla stalla; oggi lo devi radunare tutte le sere per metterlo dentro il recinto, ed al mattino lo liberi. Quindi ci vuole personale presente 24 ore su 24. E i costi sociali?».

Il torrente di Antonello Ferrari butta giù acqua da alluvione. «La paura non la valutiamo? Nel mio comune, Sella Giudicarie, ma anche altrove, sulle montagne le "Ca’ da mont", le seconde case, nella bella stagione vengono abitate da famiglie con bambini. Chi si fida più a lasciare andare i bambini nei prati?».
M49 è molto veloce. Essendo radiocollarato, viene seguito.
«La sera di malga d’Arnò - racconta il presidente degli allevatori - era in val di Breguzzo alle 21,30; a mezzanotte era al Passo del Frate e il giorno dopo alle 14 era in Val Daone, zona Boazzo. Veniva seguito passo passo, ma non si poteva intervenire. Ora - riacquista il tono morbido Ferrari - se c’è da aspettare ancora qualche giorno aspettiamo. Ma l’importante è che l’incubo sia finito».

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