Ospedale S.Chiara, altri 13,5 milioni di lavori Convivenza difficile tra attività e cantieri

di Patrizia Todesco

Nel 2019, per cercare di tamponare il bisogno di modernità del S. Chiara e adeguarlo alle normative vigenti, si spenderanno circa 13,5 milioni di euro. Di questi 9,5 per gli interventi maggiori che riguardano soprattutto ostetricia, pediatria, neurochirurgia e anatomia patologica, e 4 milioni per la manutenzione straordinaria. In totale saranno ben 6 i milioni che si spenderanno per adeguare la struttura di largo Medaglie d’Oro alla nuova normativa antincendio.

A fare il punto sulla situazione è l’ingegner Debora Furlani, trentina d’origine, già dirigente in Friuli e da maggio chiamata in Trentino per sostituire Giuseppe Comoretto, attualmente in pensione. Direttore del dipartimento infrastrutture, si occupa di investimenti, manutenzione, gestione degli impianti e ingegneria clinica. Nella sue mani la «sopravvivenza» di una struttura, quella del S. Chiara, ormai giunta, per limiti di età, al capolinea. «In effetti - ammette - la vita media di un ospedale è 50 anni. Una volta c’erano più muri che impianti, adesso in un ospedale moderno ci sono più impianti che muri. È cambiata proprio la concezione degli ospedali e per questo adeguare il vecchio al nuovo è molto più costoso e difficile».

Considerato che la realizzazione del nuovo ospedale è ancora lontana, intervenire sul S. Chiara è però assolutamente necessario, anche se difficile.
Tra i progetti pronti per essere approvati c’è quello relativo al reparto di neurochirurgia.

«Esiste un finanziamento per la neurochirurgia di 2 milioni di euro che prevede la realizzazione di una nuova terapia intensiva dedicata con 6 posti di terapia intensiva e 4 di subintensiva e in seguito l’ammodernamento del reparto di degenza», spiega l’ingegnere.
A fine mese dovrebbe essere approvato il progetto esecutivo a lungo discusso e a quel punto seguirà la gara d’appalto (gestita da Atac) e la fase realizzativa con i lavori che si prevede possano iniziare a fine 2019 per concludersi nell’aprile 2020.

«Il contenitore Santa Chiara risulta saturo per cui ogni intervento richiede spostamenti ed adattamenti di altre funzioni per far posto agli interventi edilizi. La questione è anche creare il minor disagio possibile in una struttura in attività h24. Soprattutto nei reparti ad alta intensità di cura procedere con i lavori è difficile perché nessuna attività può essere interrotta». Per fare spazio all’attività della neurochirurgia e ai posti letto altamente specializzati di neurologia, come la Stroke unite, tra le ipotesi ventilate c’era un trasferimento di parte dell’attività di neurologia a Rovereto ma questa idea sembra non essere vista di buon occhio da tutti.

Tra gli altri lavori in calendario nel 2019 c’è la realizzazione della seconda sala parto di ostetricia così come previsto dalle Linee guida che, nelle strutture con più di 1.200 parti annui, prevedono una seconda sala dedicata alle urgenze.

Nel corso dell’anno saranno inoltre completati i lavori al laboratorio di anatomia patologica e patologia clinica,saranno adeguati gli spazi per la nuova gamma camera e si concluderanno i lavori già iniziati nell’area della pediatria e della chirurgia pediatrica.
Lavori non procrastinabili per via delle scadenze previste dalla legge poi sono quelli per l’adeguamento antincendio. 6 milioni di euro solo per il S. Chiara, distribuiti per vari cantieri e tipologie di intervento. Già iniziati da qualche anno nelle aree più urgenti (sale operatorie), ora si passerà ad adeguare tutte le altre zone, ad eccezione dei reparti più recenti.

«Forse a qualcuno può sembrare che non si faccia niente, ma sul S. Chiara si investono moltissimi milioni ogni anno. Fino ad ora c’è stato un grosso impegno in termini economici anche perché occorre traghettare questa struttura fino a quando non sarà realizzato il nuovo ospedale. Ma se sulla manutenzione ordinaria e gli obblighi di legge non abbiamo alternative, sulla manutenzione straordinaria occorre farsi delle domande», dice l’ingegnere per la quale riuscire a incastrare finanziamenti, lavori, vivibilità dei reparti e richieste che arrivano da vari fronti è tutt’altro che facile.

Molta carne sul fuoco anche sul fronte delle tecnologie. Per il 2019 sono stati finanziati acquisti per oltre 9 milioni di euro e altrettanti sono disponibili grazie a finanziamenti vecchi. Spendere questo «bottino» non è però cosa semplice visto anche il raffreddamento delle gare che si è avuto nel 2018 dopo l’inchiesta della Procura. «Quest’anno, tra le varie cose, acquisteremo un nuovo acceleratore lineare per il S. Chiara, la Risonanza magnetica e la Tac per Rovereto. Rimane il fatto che c’è grande bisogni di rinnovare la tecnologia che ha una vita di media di 8. La sfida è riuscire a stare al passo con i cambiamenti. Oggi i tassi di senescenza sono ridotti, meno di quelli previsti dagli ammortamenti».

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