Un progetto per ospitare 250 migranti Lo propone la Diocesi insieme al Centro Astalli

di Nicola Marchesoni

Il mondo cattolico e il Centro Astalli di Trento passano al contrattacco e si preparano ad accogliere fino a 250 migranti. Cento in più rispetto a quanto avviene ora. 
Il dimezzamento dei fondi per i migranti (da 35 a 21 euro al giorno, ndr) deciso dal governo Salvini e il taglio ai servizi rivolti agli stranieri avvallato dalla giunta presieduta da Fugatti ha avuto l'effetto di spingere la Chiesa e i laici a fare sinergia. «L'unico modo - afferma Stefano Canestrini , direttore di Astalli - per far fronte al calo delle risorse che arriveranno dall'ente pubblico per noi è quello di fare sinergia con la Diocesi. Non vogliamo sfidare, sia chiaro, le altre realtà che operano nel settore dell'accoglienza. Chi vuole unirsi a noi può farlo, anzi se ciò avviene è meglio. Ci proponiamo come un'integrazione ad un ottimo impianto esistente».  

Spiega la forza di questo modello socio-cristiano che verrà presentato entro fine mese alla giunta provinciale: «Sarà più facile recuperare i soldi che non ci saranno più e incrementare il numero di persone disposte a fare volontariato». Stefano Canestrini parla di numeri: «Canoniche e ordini religiosi ad oggi ospitano 150 persone, insieme l'accoglienza diretta potrebbe salire di un centinaio di unità». 
E aggiunge: «Convidiamo in pieno quanto detto dal vescovo di Trento domenica scorsa. Ospitare non è solo un atto di bontà e di solidarietà, ma è soprattutto una condizione dell'esistere, della vita. E ha ragione Lauro Tisi quando sostiene che un popolo refrattario alle altre culture non ha futuro». 

Anche Paolo Facinelli , responsabile della prima accoglienza della residenza Fersina che attualmente ospita 202 persone, evidenzia la necessità di fare rete: «Con il progressivo smembramento di Cinformi (60% sportelli in meno entro ottobre, ndr) sarà indispensabile andare in tale direzione. Lo sconforto provato in coincidenza con la notizia dei tagli ai fondi e ai servizi per i migranti è stato in parte ridimensionato dalle prese di posizione della Chiesa e dei sindaci di Trento, Arco e Bolzano contrarie ai provvedimenti del governo locale e nazionale. A proposito di Alto Adige, io suggerirei di muoverci come stanno facendo lì». 
La sforbiciata è stata presa quando i numeri degli arrivi di migranti nella nostra regione sono in drastico calo. «Non ho proprio compreso - confessa Facinelli - la logica di una strategia politica che aumenta l'intolleranza e la confusione. Si rovinerà un sistema invidiato a livello nazionale che funziona e che ha il merito, tra le altre cose, di integrare i non italiani nella comunità trentina in modo indolore. Speriamo di limitare i danni e di trovare delle buone soluzioni alternative, nonostante l'esiguità delle future risorse».  

Nemmeno Caritas smetterà di aprire le sue porte ai bisognosi: «Non lo faremo mai, nemmeno adesso che a livello politico sono state prese determinate decisioni sulle quali non torno» è il commento di don Cristiano Bettega . «Continueremo ad aiutare gli extracomuni e i poveri. Ce lo chiede il Vangelo, e per noi conta solo quello. Siamo certi che la gente trentina e le varie componenti del territorio in cui operiamo non ci lasceranno soli e contribuiranno più di prima sul fronte della solidarietà. Sarà così, non ho dubbi». E precisa: «Il pensiero della Caritas e della Chiesa sul problema del razzismo è stato riassunto alla perfezione dall'arcivescovo nella sua omelia di domenica. Non abbiamo da aggiungere niente altro, se non quella di ricordare che per essere dei buoni cristiani non bisogna dimenticarsi degli ultimi».
Don Renato Pellegrini , sacerdote che in Val di Sole si divide tra ben nove parrocchie, lancia una provocazione nei confronti di chi va in chiesa e poi si dimostra intollerante: «In Trentino come nel resto d'Europa si sta purtroppo radicando un sentimento di chiusura verso le persone che provengono dall'Africa o dalle zone colpite da una guerra. È indispensabile alzare la voce ed esprimere il proprio dissenso. Il vescovo si è mosso bene».
Sull'accoglienza si schiera con chi vuole una sinergia tra la Chiesa e associazioni operanti nel campo: «L'unione ha sempre fatto la forza. La generosità e l'altruismo dei trentini avrà la meglio su tutto, anche sui tagli imposti da chi è al governo».


I NUMERI 

I migranti nell'ultimo anno sono calati. E di molto. In totale sono 1.385 le persone tra titolari e richiedenti protezione internazionale inseriti nel sistema di accoglienza trentino. Un anno prima erano 1.666. 
A monitorare il flusso di arrivi e presenti è il Cinformi, il Centro informativo per l'immigrazione della provincia che nell'ultimo prospetto statistico, aggiornato il 6 dicembre, fotografa la dimensione precisa del fenomeno. Fenomeno, quello migratorio, che secondo delle proiezioni fatte dallo stesso organismo subirà un ulteriore ridimensionamento: il prossimo 31 dicembre i migranti in Trentino saranno sotto quota mille. Tornando ai dati appena pubblicati, è pensante l'«alleggerimento» delle strutture di accoglienza presenti sul territorio. 
Il caso più evidente è a Marco, tante volte al centro di proteste e polveroni mediatici, dove il numero di presenze, nell'arco di un anno, si è dimezzato. Se a gennaio 2018 il campo roveretano ospitava 234 richiedenti asilo, il 6 dicembre ne accoglieva 103. Un centinaio di profughi in meno alla residenza Fersina, passata da 246 a 158 utenti. Sono cresciute le presenze all'«Adigetto-Trento», passata da 12 a 43 unità. Numeri più o meno costanti alle Viote dove sono ospitati 26 profughi e al Villa Lory di Baselga di Pinè con 16. 
Passando alle presenze nei Comuni, Trento e Rovereto, ovviamente per motivi dimensionali, sono le cittadine più accoglienti, rispettivamente con 634 e 183 migranti ospitati. Seguono Arco (35), Baselga di Pinè (27), Garniga (26) Pergine Valsugana e Levico (24). Ma, contandoli tutti, sono 72 i Comuni trentini che hanno in carico almeno un migrante. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono quelle nigeriana (il 27%), seguite da Pakistan (16%) e Mali (8%). Un trend, quello dei cali di presenze, che rispecchia il dato nazionale. 
Secondo il Viminale, nei primi sei mesi dell'anno il numero di migranti sbarcati in Italia è diminuito dell'79%. Fra gennaio e giugno le persone arrivate sulle coste italiane sono state 16.566, contro le quasi 80 mila del primo semestre del 2017.
Il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, anche ieri ha difeso le sue scelte in materia di accoglienza: «Il vescovo fa il suo lavoro, noi il nostro. Siamo facendo solo quello che abbiamo promesso ai nostri elettori. Elettori che alle provinciali ci hanno votato in massa. Non ci discostiamo poi da quanto è stato deciso dal governo». 

 

comments powered by Disqus