Al setaccio mail e tabulati dell'Azienda sanitaria

Non solo gli uffici di due alti dirigenti dell’Azienda sanitaria sono stati perquisiti nelle corse settimane dagli agenti della squadra mobile della Questura e dal Noe dei carabinieri, ma documentazione è stata prelevata anche al Servizio sistemi informativi dell’Azienda sanitaria.
Si tratta del «cervellone» dell’Azienda, quello che raccoglie i dati di tutte le mail e i tabulati telefonici delle chiamate in arrivo e in partenza dai telefoni aziendali. Evidente che l’obiettivo degli investigatori è di ricostruire i contatti avuti dalle persone indagate, ma non solo, nell’ambito della gestione di alcune gare  che - secondo la Procura - risulterebbero essere state pilotate. Ecco allora che le mail, così come i messaggi WhatsApp piuttosto che gli sms, possono risultare prove schiaccianti. Messaggi dove appuntamenti e intenzioni possono essere messi incautamente nero su bianco.

Ormai nessuno pensa più che una mail sia qualcosa di misterioso e complicato da leggere anche se non si è il destinatario. Che sia più difficile da intercettare che una telefonata. Basta avere accesso al server in cui è memorizzata per trovare destinatari e leggerne contenuti.

Diverso l’uso che gli investigatori faranno dei tabulati telefonici interni che ovviamente sono stati chiesti solo per un limitato numero di numeri di telefono. In questo caso i contenuti delle telefonate non sono disponibili, ma è possibile capire la frequenza di certi contatti e in alcuni casi anche gli orari potrebbero essere utili per ricostruire alcuni spostamenti poi accertati con altre tecniche investigative.

Sotto la lente della procura - l’indagine è coordinata dai pm Alessandra Liverani e Carmine Russo - sono finite decine di gare d’appalto e sono sette le persone indagate, tra dirigenti delle due Aziende sanitarie, fornitori e imprenditori che operano nel settore medico.

La posizione degli indagati, va detto, è diversa, ma i reati ipotizzati sono pesantissimi: si va dall’associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, ma anche corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e rivelazione di segreti. In alcuni casi gli inquirenti avrebbero riscontrato delle semplici irregolarità di natura amministrativa, ma ci sarebbe anche il sospetto di mazzette destinate ad «oliare» il sistema di assegnazione degli appalti.

I vertici dell’Azienda sanitaria di Trento e l’assessorato, all’indomani del terremoto giudiziario, si sono detti fiduciosi nell’operato della magistratura e pronti a fornire la massima collaborazione, al fine di chiarire quanto prima quanto è successo. Ma l’Azienda ha anche deciso di avviare verifiche interne.

«Le accuse sono pesanti - aveva evidenziato poi Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda sanitaria - anche se rispetto alle trenta perquisizioni effettuate risulta che da noi si è verificata la parte minimale dei possibili reati. Sono comunque fatti su cui non va assolutamente minimizzato e che anzi vanno attentamente approfonditi con un’azione di verifica interna».

Linea dura viene assicurata anche dall’Azienda sanitaria di Bolzano che, proprio oggi peraltro, presenta il suo piano anti corruzione. Marco Cappello, direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige e responsabile dell’ente in materia di prevenzione della corruzione, si limita a confermare le perquisizioni scattate circa una settimana fa e il sequestro del materiale da parte dei carabinieri del Noe, che stanno conducendo l’indagine con gli investigatori della squadra mobile di Trento. Nessuna valutazione, per ora, rispetto all’inchiesta che ha scosso il sistema sanitario di tutta la regione, se non la garanzia che, dove necessario, saranno assunti tutti i provvedimenti necessari, dal procedimento disciplinare fino al licenziamento.

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