Nostra madre salvata dal 118 Grazie al «gioco di squadra»

La vita è un gioco di squadra, non un gioco individuale. In troppi vorrebbero convincerci che siamo diventati tutti individualisti, opportunisti, materialisti, egoisti insensibili in perenne conflitto con gli altri esseri umani.

L’esperienza recentemente vissuta dalla mia famiglia, che voglio riportare ai lettori dell’Adige, testimonia l’esatto contrario.

Il 28 febbraio 2017 alle 8.15 un arresto cardiaco avrebbe potuto portarci via la nostra straordinaria mamma di 83 anni. Così sarebbe stato se Dio lo avesse voluto, ma anche se la fantastica squadra di donne e uomini, formata da instancabili professionisti, non fosse scesa in campo ben preparata e determinata a vincere una delle prime sfide di un giorno come tanti altri.

Mentre Pasquale, con il quale stava parlando in centro città, l’ha sorretta, qualcuno ha prontamente chiamato il 118. I soccorritori si sono precipitati sul posto, i passanti attoniti hanno fatto il tifo per loro e per la mia mamma sdraiata sul marciapiede.

Gli angeli del 118 hanno iniziato la procedura per salvare una vita e ridare speranza alla numerosa squadra di persone per le quali quella donna sul marciapiede rappresentava, e fortunatamente rappresenta, un riferimento insostituibile e un esempio straordinario.

Tra qualche giorno la mamma verrà dimessa dall’Eremo di Arco e tornerà a casa. Noi vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a farci vivere il miracolo di avere ancora una mamma, nonostante un arresto cardiaco avesse deciso di portarcela via.

Grazie a Pasquale, grazie a chi ha chiamato i soccorsi, grazie ai medici e a tutto lo staff del 118, grazie ai competenti dottori e al sensibile personale dei diversi reparti dell’ospedale S. Chiara in cui è stata ricoverata, grazie a chi dirige questa complessa organizzazione che è la sanità trentina, grazie a chi paga onestamente le tasse generando le risorse fondamentali per dare assistenza indistintamente a tutti noi.

Grazie alla squadra di donne e uomini che, come dice il professor Becchetti, crede che la vita non sia un gioco individuale ma un bellissimo, entusiasmante e unico gioco di squadra.  Grazie a chi crede nella reciprocità, a chi pensa che l’amore praticato apra i cuori, dia senso alla vita e ricordi anche ai più distratti la centralità della relazione umana, anziché del denaro. Grazie a chi, per vivere pienamente la vita, si impegna con onestà, passione, professionalità, rispetto, gioia e si assume quotidianamente le proprie responsabilità rendendo il mondo migliore.

Paolo Segnana e i suoi fratelli - Trento

comments powered by Disqus