Cure fuori provincia: un conto da 62 milioni

Il saldo negativo della mobilità sanitaria interregionale (ovvero la differenza tra le prestazioni sanitarie richieste dai trentini in altre regioni e quelle di chi viene in Trentino a farsi curare) nel 2015 è stato di 13,6 milioni di euro, in calo rispetto alla media degli ultimi dieci anni, stabile intorno ai 16/17 milioni di euro.

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Lo ha reso noto l’assessore provinciale alla salute, Luca Zeni, rispondendo a una interrogazione a risposta immediata del consigliere Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino).

La mobilità passiva (vedi tabelle) è rimasta ai valori storici: 61/62 milioni di euro. La mobilità attiva è invece salita passando dai 45 milioni di valore storico ai 49 milioni del 2015. Questo aumento, ha precisato Zeni, è legato al flusso dei ricoveri.
Una quota significativa del saldo negativo 2015 di 13,6 milioni di euro è da attribuirsi da un lato, alla quota di mobilità cosiddetta «necessitata» per i trapianti d’organo e per i ricoveri presso reparti di altissima specializzazione (cardiochirurgia pediatrica, unità spinale, grandi ustioni, nefrologia per abilitazione ai trapianti di rene, oncoematologia pediatrica, neurochirurgia pediatrica, nefrologia pediatrica e urologia pediatrica) che richiedono ampi bacini di utenza e che incidono nel 2015 rispettivamente per oltre 4 milioni di euro e per 1,9 milioni di euro, e dall’altro, alla quota di mobilità sanitaria dei cittadini residenti nel Primiero che gravitano naturalmente sull’Ospedale di Feltre ai sensi dell’accordo tra Provincia di Trento e Regione Veneto per circa 2,5 milioni di euro.

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«È infine da sottolineare - ha risposto Zeni in consiglio provinciale - che le politiche di programmazione sanitaria delle regioni nei confronti delle strutture private che gravitano sul loro territorio rappresentano un fattore determinante che condiziona e ha condizionato anche i flussi di mobilità passiva della nostra provincia. Nel 2015 infatti il Veneto ha tolto il tetto per i pazienti extraregionali alle strutture private che non avendo più il vincolo contrattuale hanno attivato azioni di “marketing” difficilmente contrastabili nel breve periodo. Anche la Provincia di Trento pertanto ha adottato tale misura con l’Intesa del 12 dicembre 2014 e quindi anche con l’aiuto delle strutture private trentine ha migliorato la propria mobilità attiva contrastando con l’attrattività la fuga dei nostri pazienti trentini.

Il miglioramento del saldo negativo di mobilità 2015 - ha concluso l’assessore - è inoltre dovuto anche dall’obbligo a partire dall’anno 2014 per la Provincia di Bolzano di applicare le tariffe nazionali anziché quelle provinciali».

Il consigliere Giovanazzi ha replicato sostenendo che «la mobilità passiva è ancora elevata, anche se le strutture private si stanno dando da fare, seppur penalizzate dagli atteggiamenti di alcuni dirigenti e dalle scelte sbagliate».

Il consigliere ha sollecitato l’assessore anche sul problema del reparto di cardiologia dell’ospedale S.Chiara, che soffre di una pesante carenza di posti letto per la fila di pazienti che chiedono di essere ricoverati qui proprio per l’eccellenza delle cure. L’assessore Zeni ha detto di aver sollecitato Azienda sanitaria a trovare una soluzione al problema dell’inadeguatezza del reparto.

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