Attentato a Poste Italiane La firma è «anarchica»

La rivendicazione dopo l’incendio che ha distrutto nove automobili parcheggiate davanti alla sede di via Trener a Trento

L’attentato incendiario alle Poste, che martedì notte ha mandato in fumo nove Fiat Panda nuove di zecca, porta la firma degli anarchici. Come successo anche per altri «attacchi» gli antagonisti hanno usato il sito internet «Informa azione» per rivendicare, seppure indirettamente, la propria azione.

Il comunicato, molto stringato, è stato pubblicato giovedì sera alle 23.05 sul sito di «Controinformazione e lotta alla repressione» corredato di foto delle carcasse delle auto.

«Apprendiamo dai quotidiani locali - si legge - che nella notte fra il 7 e l’8 novembre, a Trento, sono state incendiate e completamente distrutte nove Panda del servizio commerciale di Poste Italiane. Sul luogo non sono stati trovati scritti che rivendicassero il rogo. Negli ultimi mesi diversi beni materiali appartenenti a Poste Italiane (postamat, vetrate delle filiali, ecc.) sono stati presi di mira contro il coinvolgimento dell’azienda, attraverso la controllata Mistral Air, nelle deportazioni coatte di migranti».

Le indagini sul rogo appiccato ai veicoli parcheggiati in via Trener, pure non tralasciando nulla, avevano imboccato quasi subito la pista anarchica, visto che - come viene ricordato nello stesso comunicato - negli ultimi mesi le Poste sono finite più volte nel mirino degli antagonisti, sia in Trentino che in altre regioni.

Nella nostra provincia, nel giugno scorso, gruppi di incappucciati presero di mira lo sportello di via Muredei, infrangendo le vetrate a colpi di mazza e imbrattandole con vernice spray. «Poste = Mistral = deportazioni» era una delle scritte, dunque con un riferimento alla compagnia aerea delle Poste incaricata del trasferimento dei profughi da Ventimiglia ai centri di accoglienza.

Il blitz, attorno a mezzanotte, avvenne contemporaneamente anche a Rovereto (anche in quel caso le vetrata venne colpita a colpi di mazza), mentre a Mori l’attacco fallì.

Azioni che nei mesi precedenti erano state di fatto «annunciate» da due prese di posizione: «Poste italiane - si leggeva in un documento - collabora con le deportazioni di prigionieri rinchiusi nei Cie».

Attacchi di matrice «anarcoinsurrezionalista» - con ordigni posizionati davanti agli uffici postali - erano successi anche nel resto d’Italia: a Cagliari, Bologna, Genova e Torino. Ora, come detto, la pubblicazione della notizia sul sito «Informa azione», lascia davvero pochi dubbi sugli autori dell’attentato, che ha provocato danni per oltre 100 mila euro.

Sul fronte delle indagini, intanto, prosegue l’esame dei filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza della zona alla ricerca di elementi utili all’individuazione dei responsabili. Per riuscire ad incendiare le nove auto, infatti, devono essere state utilizzate pesanti taniche di liquido infiammabile. È dunque possibile che gli autori, almeno per arrivare in prossimità del piazzale di via Trener, abbiano usato un furgone.

I carabinieri del nucleo investigativo provinciale e del nucleo operativo della compagnia di Trento impegnati nelle indagini, coordinate dal pubblico ministero Davide Ognibene, sono inoltre in attesa della relazione dei vigili del fuoco permanenti e dell’esito degli esami sui campioni repertati e inviati nel laboratorio di analisi del Ris di Parma.

Quello che pare certo è che l’attentato sia stato pianificato nei minimi dettagli, probabilmente dopo accurati sopralluoghi e che l’azione sia stata condotta da più persone, visto che le fiamme hanno avvolto pressoché contemporaneamente tutte e nove le auto parcheggiate.

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