Accuse su Facebook per la morte del suo cane Conto da 1600 euro per gli insulti ai veterinari

40enne residente dovrà sborsare 1.600 euro

Non è raro che le persone decidano di condividere sentimenti ed esperienze sulla piazza virtuale dei social network. C’è chi posta foto dai luoghi esotici in cui si trova in vacanza e chi invece usa Facebook per denunciare quello che non va. Ma non tutto è permesso in questa agorà digitale.
 
E così, i messaggi di rabbia e dolore postati da un 40enne residente in Trentino per la morte dell’amato cane Pablo, gli sono valsi una denuncia per diffamazione nei confronti della clinica veterinaria che lo aveva in cura. Reato aggravato dall’uso di un mezzo di pubblicità, per il quale ieri mattina l’imputato ha patteggiato 200 euro di multa (lievitata a 600 euro in continuazione con una precedente sentenza, per le offese rivolte ad un terzo veterinario) e il pagamento di 1000 euro per le spese di costituzione della parte civile. Insomma, alla fine dovrà sborsare 1.600 euro. 
 
L’uomo, secondo quanto ricostruito dal capo di imputazione, nella primavera 2015 aveva portato il proprio cane malato presso una clinica fuori provincia affinché lo curassero per un tumore. Prima ancora di ultimare le pratiche per le dimissioni e - per l’accusa - senza nemmeno provvedere a saldare il conto, avrebbe però deciso di portare a casa il cane.
 
L’animale, purtroppo, è poi deceduto. Un epilogo doloroso, che il proprietario attribuiva proprio alla scarsa competenza dei veterinari: per questo aveva deciso di portarlo via. Considerazioni «condivise» sul suo profilo Facebook, che lo hanno però messo nei guai. Questo il commento del 29 maggio 2015: «...vi consiglio ... (indicava i nomi del veterinario e dell’amministratore della clinica) di iniziare a pregare tutti i santi che ci sono in paradiso...Pablo è stato ammazzato per la vostra incompetenza, superficialità e tanto altro...soldi e solo soldi avete pensato».
 
E ancora: «Non si possono definire veterinari, sono solo dei veri parassiti di questa società», rincarava la dose il 1° giugno. Quindi un altro sfogo pieno di rabbia, il 2 giugno: «..l’hanno trattato peggio di una cavia senza capirne un tubo...cosiddetti veterinari...assassini me lo avete ucciso». Dichiarazioni al veleno, accompagnate dalle fotografie dei veterinari. Ma quegli attacchi non sono sfuggiti ai diretti interessati, che sentendosi denigrati e offesi, hanno sporto denuncia, presentando anche un conto salatissimo: 10 mila euro per i danni, sia patrimoniali che morali. I due professionisti si sono costituiti parte civile al processo, ma la difesa è riuscita a contenere i danni: scegliendo di patteggiare ha chiuso le porte ad un risarcimento per le parti, che dovranno semmai avviare una causa civile. Il giudice ha accolto l’istanza e l’imputato ha dunque chiuso con 200 euro di multa, saliti come detto a 600 in continuazione con una precedente condanna per le offese ad un terzo medico, il cui processo si era chiuso a maggio.

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