Uccise la moglie a coltellate davanti ai figli Al via il processo d'appello per Marco Quarta

Marco Quarta, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per aver ucciso a coltellate, davanti ai due figli, la moglie Carmela Morlino, è tornato di fronte ai giudic

Marco Quarta, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per aver ucciso a coltellate, davanti ai due figli, la moglie Carmela Morlino, è tornato di fronte ai giudici, questa volta anche popolari, della Corte d’assise d’appello di Trento. La Corte d'Appello nel pomeriggio ha stabilito di pronunciarsi sulla perizia psichiatrica all'esito della discussione che sarà trattata nell'udienza del 19 settembre. 

Strazianti le parole di Matteo Morlino, il papà di Carmela: «Siamo soli, e moriamo ogni giorno»:

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Il nuovo processo - è inevitabile - riapre ferite mai rimarginate (specie da parte dei figli e dei genitori della vittima, Carmela Morlino), ma alimenta anche la flebile speranza da parte dell’imputato di uno sconto di pena. Pena che sarà sempre e comunque pesante, perché è pacifico che di omicidio volontario si trattò, ma il «gioco» di attenuanti e aggravanti potrebbe modificare non di poco gli anni da trascorrere in galera.

La difesa, nel suo corposo atto d’appello - oltre 150 pagine in cui l’avvocato Luca Pontalti ha allegato anche tutti gli atti d’indagine ritenuti di particolare rilievo  dalla difesa - chiede la riapertura della fase istruttoria. Il legale sollecita una perizia psichiatrica su Marco Quarta. La difesa ripropone questo passo  sulla base di una propria consulenza firmata dallo psichiatra Ezio Bincoletto.

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Un lavoro approfondito, come ha riconosciuto anche il giudice Carlo Ancona nella sentenza  di primo grado, di scandaglio della mente dell’omicida. Una psiche che secondo la difesa era gravemente disturbata tanto da incidere sulla capacità di intendere e di volere. Bincoletto aveva evidenziato la presenza di un «disturbo di personalità con tratti prevalentemente paranoidei ed impulsivi», un assetto che «fa ritenere anche in assenza di eventuale scompenso psicotico (non del tutto escludibile) che nella persona avesse luogo una riduzione importante della capacità di intendere e di volere al momento del fatto».

Ciò, se confermato, spianerebbe la strada alla semi-infermità di mente, attenuante non concessa in primo grado perché, secondo il giudice, non era chiaro come la patologia psichiatrica avesse alterato la capacità di intendere e di volere di Quarta quando massacrò a coltellate la moglie davanti alla porta di casa a Zivignago.

La consulenza Bincoletto non è l’unico elemento portato dalla difesa a sostegno della richiesta di riaprire l’istruttoria per eseguire una perizia psichiatrica. La difesa sottolinea come ben prima del delitto Quarta avesse dato chiari segnali di scompensi psichiatrici confermati da testimoni, servizi sociali, Tribunale per i minorenni tanto che era stato invitato a farsi curare al Servizio di salute mentale.

In verità non tutti gli psichiatri che hanno analizzato la mente di Quarta sono giunti alle stesse conclusioni. In un’altra relazione medica, depositata nell’ambito del procedimento per maltrattamenti a carico del figlio, lo psichiatra Fabio Bonadiman scriveva che non erano emersi «dei disturbi o dei sintomi che siano riferibili ad una patologia psicotica con elementi schizofrenici», inoltre non si rilevavano «segni di deterioramento mentale».

Eppure Quarta - replica la difesa - all’epoca dell’omicidio sognava la moglie morta in un lago di sangue e assumeva psicofarmaci come dimostrano le scatole di Entact 20 e Alprazolam rinvenute a casa sua, farmaci che in alcuni casi invece che tranquillizzare l’assuntore possono provocare gravi forme di eccitazione paranoica.

La difesa, come già in primo grado, contesta anche due delle quattro aggravanti riconosciute sussistenti: la premeditazione e l’aver agito con crudeltà. L’avvocato Pontalti sostiene che Quarta abbia detto la verità quando, dopo la cattura, disse di non aver premeditato il delitto. L’imputato sostiene che il suo intento non era uccidere la moglie, ma sottrarre i figli e tenerli con sé per un’ultima, breve vacanza in montagna, come dimostrerebbe l’attrezzatura acquistata per l’occasione.

Quarta aveva però con sé un coltello da sopravvivenza usato per uccidere, coltello che secondo l’imputato doveva solo servire per minacciare. È questo un elemento pesante nelle mani dell’accusa a cui la difesa controbatte rilevando come il coltello fu acquistato con tanto di fatturazione a nome della ditta di Quarta, come dire che nessuno assassino sano di mente compra l’arma del delitto dichiarando le proprie generalità.

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