I profughi in piazza a Trento per spiegare la «protesta»

Iniziativa pubblica con piccolo corteo, volantinaggio e striscione dei profughi della Residenza Brennero, che stanno sfilando a Trento per spiegare le proprie ragioni, sulla scia delle polemiche e dei provvedimenti disciplinari richiesti dopo la protesta in strada della scorsa settimana.

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Da piazza Fierra il gruppo si è spostato in via Verdi, dove ha sostato davanti alla facoltà di sociologia per illustrare ai cittadini i motivi della protesta dell'altra settimana: in primo luogo si parla dell'assistenza sanitaria mancante: «Se qualcuno si ammala l'attesa per la visita di un medico va dalle due alle tre settimana», si legge nel volantino (riprodotto qui sotto).

Viene contestato il sistema trentino di accoglienza: sotto accusa, per le lacune organizzative, la Provincia autonoma e in particolare Cinformi, che gestisce anche il centro di via Brennero.

Sulla situazione di degrado alla residenza Brennero, con tensioni e presenza anche di alcuni profughi particolarmente difficli da «gestire», ma anche sul problema generale di un dispositivo di accoglienza a tratti improvvisato, ieri l'Adige aveva pubblicato il diario di Domenico Di Mattia, che fino a pochi giorni fa lavorava nella portineria del centro.

Qui basso anche la testimonianza di un volontario dell'accoglienza.

ECCO IL VOLANTINO  DIFFUSO OGGI DAI PROFUGHI

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Sulla situazione accoglienza, ecco il commento giunto all'Adige di un altro volontario: «Da volontario voglio dire pure io un paio di cose:

1) a 24/25 anni non si è ragazzini ma adulti vaccinati; 2) quelli che si comportano male sono una minoranza; 3) i fatti più gravi sono avvenuti a causa di persone con problemi psichici (è facile impazzire se si vive tutto quello che vivono certi ragazzi, inimmaginabile per la maggior parte dei lettori e commentatori dell'Adige) o simili; 4) La Provincia e soprattutto lo Stato non offrono nessun strumento o quasi per allontanare quei pochi soggetti pericolosi o che delinquono con l'evidente rischio di inquinare pure quelli che si comportano bene nonostante tutto e tutti (vedi il razzismo imperante basta leggere i commenti a questo articolo per rendersene conto);

5) Gli operatori sono pagati una miseria eppure per passione e perché capiscono l'importanza del loro ruolo tengono duro e non si lamentano (a differenza dell'autore del diario che, povero, fa parte di quella generazione iper-tutelata che sa solo lamentarsi, alla faccia dei bamboccioni); 6) tutti gli episodi positivi e le cose che riempiono il cuore di operatori e volontari non fanno cronaca e quindi sui giornali non li vedremo mai.

Per concludere dico a tutti i ben pensanti che commentano con leggerezza imbarazzante vicende tragiche e complesse come quelle che riguardano i rifugiati, di venire a fare i volontari dopo lavoro come faccio io (prima di giudicare con la bava alla bocca queste vicende)».

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