Vienna: centinaia di militari pronti per il Brennero

«L’esercito austriaco è pronto per un intervento rafforzato ed ha anche pianificato forze aggiuntive» per la frontiera del Brennero.

Lo ribadisce il ministro della difesa austriaco Hans Peter Doskozil, in dichiarazioni riportate dall’agenzia Apa.

l ministro annuncia che, «sono pronte alcune centinaia di soldati e che se sarà necessario questo numero potrebbe essere accresciuto».

Sulla questione, a margine di una seduta del governo di Vienna, interviene anche il ministro degli Interni Johanna Mickl-Leitner, ribadendo che «un rafforzamento della frontiera meridionale dell’Austria si rende necessario perchè, con l’arrivo della buona stagione e da attendersi un aumento dei migranti».

Mickl-Leitner ha annunciato all’agenzia austriaca Apa che venerdì «si incontrerà a Roma con il suo omologo italiano, dopodichè i controlli saranno i intensificati».

Quando Vienna «sigillerà» manu militari il confine, si prevede che in Italia ci sarà una piena crescente di migranti che non troverà più sfogo verso oltre frontiera, a nord, dove sono dirette quasi tutte le persone che approdano nel nostro Paese.

In questo clima di fortissime tensioni ai confini, dalla Grecia al Brennero, dove domenica si è svolta una manifestazione con contatto tra attivisti pro accoglienza e polizia austriaca: è in queste condizioni che dalla mezzanotte entra in funzione il travagliato accordo sui rimpatri dei migranti illegali fra i 28 Paesi dell’Unione europea e la Turchia.

A Bruxelles si prevede che l’avvio sarà lento, con un numero di «espulsioni» limitato: circa 750 fra domani e mercoledì. E per ognuno dei profughi entrati ‘illegalmentè in Grecia dopo il 20 marzo e rispediti in Turchia - qui sta il cuore dell’accordo - Ankara consegnerà all’Ue un cittadino siriano, che abbia i requisiti per ottenere asilo e non abbia provato a entrare irregolarmente, da ‘ricollocarè nell’Unione. Un «compito erculeo», l’ha definito il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker.

Tutto pronto, dunque? Il commissario Ue Dimitris Avramopoulos ieri è andato ad Ankara per supervisionare le prime operazioni. E in queste ore, secondo i piani, circa 400 funzionari di Frontex stanno arrivando all’isola greca di Lesbos sui 2.300 che erano stati inizialmente promessi. Dall’altro lato della frontiera, rilevano diversi media, i segnali di attività sembrano ancora un pò sottotraccia. Nel porto turco di Dikili, separato da Lesbo da uno stretto braccio di mare, le tv mostrano due tendoni e, accanto, solo due latrine chimiche.

Il ministro dell’interno turco, Efkan Ala, citato dall’ Anadolu, ha detto che domani si aspetta di accogliere i primi 500 siriani ‘espulsì. «Siamo in contatti con le autorità greche, alle quali abbiamo detto che possiamo accogliere 500 persone e loro ci hanno dato 400 nomi», ha detto il ministro. E fra questi - ha sottolineato - gli afghani, i pachistani e anche gli iracheni saranno rimpatriati.

Ma da più parti si teme un salto nel buio anche per i siriani, fuggiti dall’incudine della guerra e dal martello dell’Isis: in prima fila fra i critici l’Unhcr, che rileva «troppe gravi lacune» nelle clausole dell’accordo. E soprattutto Amnesty International, che in questi giorni ha denunciato il rimpatrio forzato quotidiano da parte della Turchia di 100 siriani, fra cui bambini: «La Turchia - conclude l’ong - non è un Paese sicuro per i rifugiati siriani». Incalzata da Amnesty la Commissione europea è stata costretta a dire che i rimpatri dei siriani sono per l’Ue una «linea rossa» invalicabile.

Ma in molti l’impressione di un accordo raggiunto a caro prezzo (anche finanziario) per l’Europa e «frettolosamente», per consentire a molti governanti di incassare subito un «risultato» di fronte al crescente malcontento anti-immigrati, resta forte.

Ankara snocciola cifre rassicuranti sul flusso verso i Balcani quasi fermato, con non più di 300 ingressi al giorno.

Il ministro Ala ha trionfalmente dichiarato l’arresto di 1.751 trafficanti di esseri umani (di cui 351 condannati) nel suo Paese, dove sarebbero stati bloccati dall’inizio dell’anno ben 65.000 illegali pronti a varcare l’Egeo.

Una cifra che sembra reggere il paragone con le 150.000 entrate nei Balcani nello stesso periodo. Ma nulla offre chiarificazioni sul destino dei rifugiati siriani.

E con l’avvicinarsi dell’avvio del piano in questi giorni sono cresciute le proteste fra i migranti che ora temono di essere espulsi, come la marcia della scorsa notte sull’isola greca di Chios, finita in schermaglie e accoltellamenti.

Tensione c’è stata del Brennero, dove domenica la polizia austriaca è venuta violentemente a contatto con militanti dei centri sociali arrivati da tutta Italia in risposta alla linea dura annunciata da Vienna.

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