La questione Brennero snobbata in Regione Il consiglio decide di discuterne solo in marzo

Il consiglio regionale, dopo aver mostrato il peggio di sé con la gazzarra, le urla e le espulsioni, che hanno caratterizzato la seduta del 29 gennaio, ieri ha perso l'occasione per riscattarsi e dimostrare che questa assemblea, che unisce i consiglieri della Provincia di Trento e quelli della Provincia di Bolzano, può avere ancora il senso di esistere.

Mentre infatti il Trentino Alto Adige si trova a fronteggiare la pesante decisione - sul piano geopolitico e storico prima ancora che economico - dell'Austria di ripristinare la barriera del Brennero e degli altri valichi di confine, per controllare il flusso dei profughi e limitarne l'accesso, è accaduto ieri che il consiglio regionale era molto più preoccupato di riuscire ad approvare una normetta ad hoc relativa alla fusione dei piccoli Comuni di Ivano Fracena e Samone con Castel Ivano, che non di discutere di questo grosso tema, che riguarda l'intero territorio regionale, i rapporti tra Italia e Austria e il futuro dell'Europa stessa.

E infatti, pur di non rischiare di non licenziare in tempo la norma, effettivamente urgente, che consente di far slittare l'elezione del sindaco di Castel Ivano a dopo le nuove fusioni, il capogruppo del Pd, Alessio Manica , d'intesa con gli altri colleghi di maggioranza - Svp in primis - ha chiesto espressamente che non si discutesse in aula della questione Brennero, ma che i presidenti Ugo Rossi e Arno Kompatscher si limitassero a spiegare al collegio dei capigruppo l'esito dell'incontro a Vienna di martedì, con la ministra degli Interni austriaca Johanna Mikl Leitner.

Solo dopo le proteste di alcuni esponenti della minoranza e su proposta del capogruppo di Progetto Trentino, Marino Simoni , il vicepresidente della Regione, Arno Kompatscher , ha comunicato anche all'aula (ma a seduta chiusa) le mosse dei presidenti dell'Euregio, rispetto a questa situazione di crisi transfrontaliera, poi la presidente del consiglio Chiara Avanzo - ligia alle consegne - ha ricordato ai consiglieri che si erano iscritti a parlare che il dibattito era escluso. Nel pomeriggio, poi, su sollecitazione del presidente della Regione, Ugo Rossi, la presidente Avanzo ha comunicato la disponibilità dello stesso Rossi a confrontarsi sul tema con il consiglio regionale in una prossima seduta magari anche convocata ad hoc. Insomma, Rossi ha provato a metterci una pezza con la spiegazione che: «Un dibattito in consiglio regionale ha anche più senso se viene fatto dopo l'incontro che avremo lunedì prossimo con il ministro degli Interni, Alfano, altrimenti si rischia di discutere di cose che ancora non si conoscono fino in fondo». In serata, dunque, la proposta di Rossi è stata accolta dai capigruppo e la questione sarà messa all'ordine del giorno della prossima seduta, tra un mese il 16 marzo. Con calma.

Ma molti consiglieri - anche di maggioranza - sono rimasti sconcertati dall'accaduto come Mattia Civico (Pd) che ha twittato: «Parlare di frontiere e di migranti a seduta chiusa del consiglio regionale è per me doloroso. Il tema e il luogo avrebbero meritato altro». Mentre il vicepresidente del consiglio provinciale Walter Viola (Progetto Trentino) dà un'altra lettura: «È difficile e imbarazzante per la Svp e i consiglieri sudtirolesi parlare di un'Austria, la "potenza tutrice", che non ci pensa due volte a ripristinare la barriera che separa il Tirolo austriaco dal Sudtirolo italiano: Si può capire». Oggi, intanto, il governatore Rossi sarà a Bruxelles, dove incontrerà la commissaria europea per le politiche regionali Corina Cretu, sarà l'occasione per consegnare anche a lei la delibera dell'Euregio contro la chiusura del Brennero.

Sulle mosse dell'Euregio il consigliere provinciale Filippo Degasperi (M5S) commenta: «Ribadito che personalmente ritengo la scelta dell'Austria pienamente legittima, penso che forse per la prima volta nella sua storia, l'Euregio, entità fin qui ectoplasmatica, ha dato un primo e concreto segno di vita con la visita a Vienna dei governatori di Trentino, Tirolo ed Alto Adige. In questo caso va detto che si è fatto ciò che era possibile fare, ma forse è troppo tardi».


 

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